venerdì, Maggio 3, 2024

Il lavoro ibrido entra nell’Oxford english dictionary

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Diminuzione dei costi di gestione, e aumento della produttività: questi i benefici che diversi studi hanno collegato al lavoro ibrido, dalla possibilità di risparmiare 11mila dollari annuali per ogni dipendente (studio Ey) fino all’incrocio di dati, che vede il 63% delle organizzazioni con caratteristiche di crescita elevata attivare modelli di lavoro “produttivi ovunque” (fonte Accenture).

I potenziali risparmi sui costi immobiliari sono un altro vantaggio significativo per le aziende che abbracciano il lavoro ibrido, così come l’ampliamento del pool di talenti quando arriva il momento di aggiungere nuovi membri del team.

Il tutto, in un contesto generato dallo smart working, che aspetta al varco l’acclamata fine della pandemia per confermarsi, ma che secondo l’analisi di Bankitalia, (Note Covid-19, gennaio 2021), è stato impiegato da aziende dimostratesi dinamiche.

Nel 2020, quelle che lo hanno utilizzato per più del 50% della forza lavoro sono pari al 13,1% (dall’1,9 del 2019); quelle che vi hanno fatto ricorso comunque sono pari all’82,3% (dal 28,7%) e sempre nel settore privato (non agricolo) il lavoro da remoto è passato da meno dell’1,5% del 2019 a oltre il 14%, soprattutto tra le donne.

Oggi il termine hybrid work entra nell’Oxford english dictionary, una scelta che inevitabilmente riflette l’andamento del lavoro nell’era della pandemia.

Un’analisi arriva da Mark Dixon,  fondatore e ceo di Regus, Igw: “Mentre il 2021 si avvicinava alla fine, sono stato particolarmente incuriosito dal vedere che l’Oed, nientemeno, aveva aggiornato la sua definizione di “ibrido” per includere il “lavoro ibrido”. Per chiunque abbia vissuto in una grotta negli ultimi due anni circa, questa è la definizione che hanno elaborato: “Di lavoro, istruzione, ecc.: fornire modelli flessibili per il lavoro o l’apprendimento, in particolare utilizzando la tecnologia delle comunicazioni digitali per consentire un efficace accesso remoto e lavoro da casa in combinazione o in preferenza rispetto agli ambienti tradizionali dell’ufficio o dell’insegnamento.

Non posso cavillare, ma se devo essere onesto al 100%, direi che la definizione è attesa da tempo. Il lavoro ibrido probabilmente si è evoluto da quando il modem dial-up ha reso (relativamente) facile per le persone inviare messaggi da un computer all’altro.

È certamente vero che gli ultimi 18 mesi dominati dal Covid hanno visto un boom come mai prima d’ora nel lavoro a distanza e da casa. Questo ha effettivamente reso i modi ibridi di lavorare la norma per molti. Ma in realtà è solo l’accelerazione di un trend in atto da molti anni, in cui le aziende stanno ridisegnando le proprie strategie immobiliari.

Ciò consente al personale di dividere il proprio tempo tra il lavoro da casa, la visita a un ufficio vicino e la giornata trascorsa occasionalmente al quartier generale (che potrebbe essere uno spazio ridotto del centro città in un edificio condiviso).

Ci è diventato rapidamente chiaro che più di una forza era al lavoro per guidare questo cambiamento. Non si trattava solo che i datori di lavoro stessero capendo come avrebbero risparmiato somme considerevoli ogni anno riducendo la loro dipendenza da costose località del centro città. Altrettanto importante, i lavoratori erano completamente stufi del pendolarismo e stavano facendo sentire le loro voci.

Dopo anni di crescente enfasi sull’equilibrio tra lavoro e vita privata, finalmente è arrivato il messaggio che la tecnologia potrebbe davvero significare libertà dalla routine quotidiana senza alcun impatto sulle prestazioni personali o aziendali”.

La stessa Regus aveva pubblicato i risultati di un’indagine, in cui il 72% dei partecipanti aveva affermato che rinuncerebbe a un aumento di stipendio del 10% a favore del mantenimento del lavoro ibrido.

 

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