lunedì, Maggio 6, 2024

Il futuro fluido degli uffici: opportunità e sfide di un’ottica blended

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Prosegue il ciclo Six Ideas for change, la serie di incontri promossi da Lombardini22 con il network indipendente di professionisti della consulenza Six Ideas, di cui Lombardini22 è partner, per riflettere sulle mutazioni del workplace in questa fase storica di radicale ibridazione dei processi organizzativi: il secondo meeting digitale è avvenuto il 4 marzo 2021, coordinato da Alessandra Di Pietro (senior architect e consultant Degw) e introdotto e moderato dai Partner Lombardini22 Franco Guidi (ad del gruppo) e Alessandro Adamo (director Degw).

In questo secondo appuntamento abbiamo allargato gli orizzonti a punti di vista geograficamente lontani dalla nostra realtà con una stimolante Virtual Executive Room che ha visto la presenza di tre special guest di Six Ideas Australia: Chris Alcock, principal e consultant, Su Lim, workplace strategist e change manager, e Daniel Quinn, executive master public administration. Attenti osservatori e lucidi interpreti dei mutamenti che la worksphere sta attraversando nella regione Asia Pacific, ci hanno offerto le loro inedite “Australian Views”.

Il passaggio agli uffici misti

L’incontro ha preso spunto da una vasta ricerca di Six Ideas by Dexus condotta dalla primavera 2020 sul tema del WFH: Working From Home Experience. Grazie al suo format e alla notevole quantità di dati analizzati è uno degli studi più ricchi e completi del genere in Australia e Nuova Zelanda.

Chris Alcock l’ha introdotto con un’ampia panoramica sul Workplace in Australia: una storia d’innovazioni iniziata nel 1994 con Degw, un concreto percorso nelle evoluzioni degli spazi ufficio fino alle soglie del lockdown e al suo impatto sui processi in corso.

L’ampio sondaggio svolto da Six Ideas rivela che l’esperimento di home working di massa della scorsa primavera ha sviluppato nelle persone un forte interesse per il lavoro da remoto come concreta possibilità, ma non in forma esclusiva, senza rinunciare alla presenza in ufficio e quindi in un’ottica che valorizzi entrambe le condizioni: è il blended office. Un passaggio che stimola grandi valutazioni da parte delle aziende e nuove domande e sfide progettuali, ma soprattutto richiede di comprendere le specificità delle diverse situazioni e della loro miscela.

“Molte organizzazioni si stanno concentrando sul blended office anche nell’ottica di risparmiare spazio nelle proprie sedi. Ma non credo che sia questo il punto principale. Il punto è la qualità dello spazio. Oggi le persone in ufficio hanno necessità diverse da un anno fa, e abbiamo davvero l’opportunità di progettare qualcosa di nuovo per il futuro”, così afferma Adamo sollevando il tema centrale dell’incontro.

Sei livelli d’azione

Un futuro che presenta molte opportunità, ma anche criticità dovute alla portata del cambiamento, che è notevole: il blended office richiede un nuovo mindset da costruire che rifletta rapporti di fiducia e autonomia, rispetto e responsabilizzazione, diverse forme di relazionalità e di coinvolgimento delle persone, nuove sfide gestionali. E infine nuove configurazioni spaziali: poiché il presupposto è che il nuovo ufficio sia il luogo dove le persone vogliono andare (non essendo più obbligate a farlo).

Alcock ha accompagnato nella complessità di quest’affermazione con una lettura che ha riassunto tutti i temi caldi su cui si sta discutendo in una serie di punti chiave e livelli d’azione fondamentali, che coinvolgono diverse dimensioni interagenti tra loro: dalla leadership al management, dalla tecnologia come fattore abilitante alla centralità delle persone, all’attrattività del luogo e, soprattutto, alla cultura.

“Senza cultura, senza un ambiente culturale cui le persone sentono di appartenere e al quale danno un contributo, e questo contributo è apprezzato, sarebbe davvero impensabile creare una miscela efficace per un ambiente di lavoro ibrido”, afferma Alcock.

Una panoramica completa e di grande stimolo per il dibattito che ne è seguito e che ha coinvolto tutti i change maker presenti in un confronto altrettanto ricco, plurale e appassionato. La grande “rivoluzione” che stiamo sperimentando va oltre lo spazio e richiede un vero e proprio cambiamento di mentalità e di cultura organizzativa, ma ridefinire gli spazi, i tempi e le relazioni di lavoro nella dimensione ibrida in cui siamo costantemente immersi significa anche e soprattutto cambiare il workplace.

Ora l’opportunità è fondere con successo il fisico e il virtuale e renderli complementari senza soluzioni di continuità. Gli spazi di lavoro blended sono destinati a evolversi secondo modelli diversi da qualsiasi precedente.

“Credo che questo sia un periodo che ricorderemo – conclude Guidi – un momento intenso e difficile che ci accomuna attraverso i continenti, ma anche un’occasione di crescita personale e professionale per tutti noi. È grazie a sessioni di lavoro e scambi di idee come questi, che danno energia e conoscenze reali e approfondite, che possiamo continuare a interpretare il presente e immaginare il futuro con profitto”.

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