Tomasi, Finco: “Bonus 50% per la prima casa strategico per la filiera e contro l’economia sommersa”

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“Il debito pubblico costituisce per l’Italia un fardello inaggirabile, stante il quale le risorse destinabili ad investimenti produttivi e non solo a sostenere prevalentemente  la  spesa corrente ed i bisogni di base sono e saranno sempre di problematico reperimento – così ha esordito la presidente Finco, Carla Tomasi  durante l’incontro odierno con le categorie alla Presidenza del consiglio sulla Legge di bilancio”.

Non può  quindi purtroppo  condividersi l’eventuale  blocco dell’adeguamento periodico dell’età per accedere alla pensione: è del tutto evidente che se aumenta l’aspettativa di vita non può non essere spostata in avanti la data utile ai fini del pensionamento.

 Si tratta di un tema sensibile e socialmente rilevante, ma a nostro avviso decisivo.

Per le stabili ripercussioni che un tale blocco avrebbe sull’ammontare del debito pubblico anche in futuro. Per gli effetti che avrebbe quindi sul virtuoso percorso governativo di contenere l’indebitamento netto, con l’auspicabile prospettiva di mantenerlo sotto il 3% e di giungere al 135,2 % di rapporto tra debito e PIL nel 2028.

E vediamo dalle vicende francesi quanta importanza abbiano  conti pubblici in ordine sulla tenuta sociale.

 C’è anche il tema del credito – ha proseguito Tomasi –  Le banche (e le Assicurazioni) sono certamente aziende, ma quando conseguono utili stellari, non a fronte della loro attività precipua ma per fenomeni esogeni (vedi tra l’altro politica tassi BCE, superbonus  o ingenti incrementi del numero delle polizze dovuto ad obbligo di protezione catastrofale), non sembra inadeguato che contribuiscano in maniera particolare per un determinato periodo.

Se descrivere tale contribuzione come effettuata sugli extra profitti o meno è un dibattito che non ci appassiona.

Resta il fatto che a fronte di questi risultati di bilancio invero spettacolari (la stessa Banca d’Italia,  ha stimolato tali istituti ad un comportamento più “generoso” con la clientela…) le nostre PMI trovano un percorso quantomeno ostico nel rapporto con il mondo bancario, il cui approccio è tuttora ben descritto dal detto “piove sul bagnato”.

Ma soprattutto FINCO ritiene decisivo  l’impegno assunto dal Governo con il combinato disposto dei Disegni di Legge collegati alla Manovra di Finanza (A.S. 1184 e A.S. 1192 nonché A.C. 2511) volti a rendere l’amministrazione più efficiente per i cittadini e le imprese.  In una parola, caratterizzata da maggiore produttività, senza un aumento della quale sia nella sfera privata, sia  anche e soprattutto in quella pubblica, non vi può peraltro  essere alcun serio e stabile discorso sul lavoro “povero”

In particolare è rilevante il provvedimento a firma del Ministro della funzione pubblica Paolo Zangrillo, di cui all’attuale A.C. 2511, recante “Disposizioni in materia di sviluppo della carriera dirigenziale e della valutazione della performance del personale dirigenziale e non dirigenziale delle pubbliche amministrazioni”.

Oggi i dipendenti della pubblica amministrazione, centrale e periferica, sono costituiti da una minoranza il cui carico di lavoro è devastante e da una maggioranza la cui efficienza è spesso inadeguata. E sotto questo profilo lo smart working, positivo per certi versi e limitate situazioni, ha creato ulteriori problemi.

Ed anche il processo di digitalizzazione è sinora pensato più a sgravio ed uso della P.A. che a favore del pubblico, imprese incluse (in questo senso ci aspetteremmo di più dal citato Disegno di Legge A.S. 1184 recante “Semplificazione e digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese”).

Il Decreto del Ministro interviene su passaggi chiave inerenti il merito ed il percorso per  addivenire alla valutazione del medesimo, enfatizzando gli aspetti formativi, ampliando la platea dei soggetti coinvolti e rendendone più stringente il metodo.

Molto bene: la parte propositiva è senz’altro adeguata. Ma sinora  quello che è sempre mancato è il controllo, parola che in Italia ha purtroppo un sentore quasi offensivo, invece di essere un doveroso compito e servizio a tutela del contribuente e dell’ottimale allocazione delle risorse pubbliche.

Sono ormai decine i Ministri della Pubblica Amministrazione o per la semplificazione come dir si voglia, che abbiamo visto iniziare il proprio mandato all’insegna della necessità di intervenire sull’efficienza della PA e sull’urgenza di semplificare. Da Urbani a Frattini, da Bassanini a Cassese, da Patroni Griffi a Brunetta dalla Madia alla Dadone dalla Bongiorno a Nicolais e via discorrendo.

 E malgrado ciò non ci son stati miglioramenti. Siamo ancora, per fare un esempio,  a norme che sono perentorie per i cittadini, a volte persino retroattive, e norme ordinatorie per la P.A., praticamente sempre sprovviste di sanzione (il che, unitamente all’ abrogazione dell’abuso di ufficio di cui alla legge 9 agosto 2024, n. 114 ed al depotenziamento della Corte dei Conti, configura un trittico preoccupante).

Verso i cittadini si continua a declinare il verbo “dovere”, verso la P.A. quello “potere” (i cittadini debbono, la P.A. può…). I silenzi-assensi, le conferenze di servizi, gli interventi sussidiari, nulla hanno potuto per scalfire questo problema, aggravato da una riforma del Titolo V della Costituzione  che ha reso di competenza “concorrente” ( e già la parola dice molto) alcune materie chiave (si pensi all’internazionalizzazione o all’energia).

Con risultati che vediamo anche in termini di esplosione, da 30 anni, del debito pubblico, oltre che di complicazione dell’ attività aziendale.

Confidiamo quindi molto che i provvedimenti di semplificazione in questione – che toccano una materia che può influire come e più di una vera e propria manovra di Bilancio – possano davvero semplificare e velocizzare le procedure (in Italia ci sono voluti 30 anni per dare applicazione ad una legge che prescriveva che L’Amministrazione non può richiedere ai cittadini notizie e dati  di cui è già in possesso, e tuttora tale prescrizione non è sempre osservata) ed essere quella “rivoluzione del merito e delle procedure semplici” con cui sono stati presentati.

Infine  – chiude Tomasi – sia consentito di spezzare una lancia a favore della decisione del Governo circa il mantenimento al 50% per la prima casa, con “ammortamento” quinquennale, per il bonus edilizio che, altrimenti, nel 2026 scenderebbe al 36%. Questo tema è di grande importanza per la Filiera dell’involucro edilizio della Federazione, ma anche – per quanto riguarda gli aspetti di bilancio – ai fini di evitare un importante ritorno di economia sommersa.

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