La Fornace Parietti di Almenno San Bartolomeo rinasce nel segno della propria storia

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Un grande camino demolito per metà e le camere di combustione coperte di terra: si presentava così la Fornace Parietti ad Almenno San Bartolomeo in provincia di Bergamo, un vecchio opificio ottocentesco stretto tra una strada provinciale e i capannoni industriali, con pochi elementi abbandonati in evidente stato di degrado. Da subito per lo Studio Basaglia Rota Nodari si sono rese evidenti le precarie condizioni dell’edificio, ma anche la potenzialità delle caratteristiche costruttive tipiche delle fornaci.

Le strutture portanti erano costituite da due corsi di mattoni con interposta terra battuta, mentre i contrafforti erano realizzati con muricci di mattoni e sassi, in seguito riempiti di terra. Le camere di combustione, invece, in parte erose dalle infiltrazioni d’acqua, erano completamente ricoperte da uno strato di terra che in alcuni punti raggiungeva il metro e mezzo di altezza e le volte a botte mostravano, nelle poche parti rimaste, ampi cedimenti.

“Inutile tentare di imitare l’esistente che avrebbe portato a un falso storico”, i progettisti hanno preferito invece far dialogare due realtà lontane e diverse, ma complementari: l’architettura ottocentesca e quella contemporanea: “Con il progetto di recupero abbiamo cercato di restituire la memoria di un edificio, importante non tanto per la sua bellezza ma come testimonianza della funzione che svolgeva. Una presenza da salvaguardare in quanto simbolo di una cultura proto-industriale, che è stata promotrice dello sviluppo sociale di una comunità. Ed è interessante scoprire che come oggi anche in passato, nello stesso luogo, sorgeva un edificio sede di attività produttive. Sono stati tre i passi fondamentali per l’intervento di ristrutturazione e costruzione del nuovo edificio: eliminare le fonti di degrado, consolidare lo stato di fatto ed evitare il sovraccarico delle nuove strutture esistenti”.

Dal recupero dell’originario pavimento in cotto, dell’antico sistema di ventilazione e di alcuni coperchi in ghisa dei comignoli di sfiato, fino alla ristrutturazione di camino e pareti di mattoni secondo tecniche antiche, tutto il possibile è stato riportato alla luce nella sua veste iniziale e ricostruito con minimi interventi estetici: “Un approccio che rispecchia l’essenza delle nostre città in cui diverse epoche, diverse architetture e diversi stili si sono fusi, compenetrati e sovrapposti, ciascuno con la propria entità e dignità creando un tutt’uno armonioso”.

di Danilo Premoli – Office Observer
 

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