La Bce taglia i tassi, ossigeno per i mutui, ma i dazi preoccupano

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La decisione della Banca Centrale Europea di tagliare il costo del denaro di 25 punti base, portando il tasso di riferimento al 2,25%, rappresenta un segnale importante per l’economia, con effetti diretti e significativi sul mercato immobiliare, in particolare sui mutui. Questo intervento, il settimo taglio consecutivo da giugno scorso, mira a sostenere una ripresa economica ancora incerta, influenzata dalle crescenti tensioni commerciali tra Usa e Ue.

Uno degli effetti più immediati e tangibili del taglio dei tassi riguarda le rate dei mutui variabili, che diventeranno meno care. Secondo le stime di Facile.it e Mutui.it, per un mutuo variabile standard, la rata dovrebbe diminuire di circa 17 euro, passando dagli attuali 640 euro a 623 euro. Le prospettive sono ulteriormente incoraggianti, in quanto si prevede che questo potrebbe non essere l’ultimo taglio del 2025, con la possibilità che la rata possa scendere fino a 598 euro entro fine anno, generando un risparmio complessivo di circa 42 euro rispetto a oggi.

Anche i titolari di mutui a tasso fisso possono guardare con ottimismo al futuro. Uno studio della Fabi prevede che, a breve, il tasso fisso potrebbe attestarsi attorno al 2,55%, un valore decisamente più contenuto rispetto al 4% praticato circa un anno fa. Tradotto in cifre concrete, su un mutuo da 100.000 euro a 20 anni, la rata si ridurrà di 76 euro al mese, mentre per lo stesso importo con una durata di 30 anni, il risparmio sarà di 81 euro. L’impatto è ancora più significativo per finanziamenti di importo maggiore e di lunga durata: per un mutuo da 250.000 euro a 30 anni, la riduzione mensile arriva a 203 euro, per un totale di oltre 2.400 euro annui. È evidente come i mutui di lunga durata, dove il peso degli interessi è maggiore, beneficeranno maggiormente di questa riduzione.

Parallelamente alla riduzione dei costi per i mutuatari, il taglio dei tassi dovrebbe favorire la ripresa dei prestiti sia alle famiglie che alle imprese. Secondo i dati Bce, il tasso d’interesse medio sui nuovi prestiti alle imprese è sceso al 4,1% a febbraio, dal 4,3% di gennaio, e la crescita dei prestiti alle imprese è tornata ad aumentare, raggiungendo il 2,2% a febbraio. Un costo del denaro più basso può incentivare gli investimenti immobiliari e l’accesso al credito per l’acquisto di abitazioni.

Tuttavia, non mancano le incertezze. Nonostante il taglio dei tassi, gli standard creditizi per i prestiti alle imprese si sono leggermente irrigiditi nel primo trimestre del 2025, a causa delle preoccupazioni delle banche per i rischi economici affrontati dai clienti. Inoltre, la domanda di prestiti da parte delle imprese è diminuita leggermente.

A livello macroeconomico, la Bce stessa riconosce l’esistenza di “incertezze eccezionali” sulle prospettive economiche e di rischi al ribasso per la crescita, accentuati dalle crescenti tensioni commerciali. La presidente Christine Lagarde ha sottolineato come la maggiore incertezza possa ridurre la fiducia di famiglie e imprese, con conseguenti ripercussioni negative su consumi e investimenti. Anche la volatilità dei mercati finanziari può “inasprisce le condizioni di finanziamento”, rendendo il credito più costoso nonostante la diminuzione dei tassi di riferimento.

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