lunedì, Settembre 22, 2025

Data center e transizione ecologica: Milano e l’Italia al bivio della competitività digitale europea

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Lo sviluppo dei data center rappresenta uno dei pilastri fondamentali della nuova Rivoluzione Industriale digitale ed ecologica. In questo scenario, l’Italia – e in particolare Milano e la sua area metropolitana – ha le potenzialità per affermarsi come protagonista di primo piano nel contesto europeo. Perché ciò avvenga, è però necessario che la regolamentazione del settore non si traduca in iter autorizzativi complessi e disincentivanti, ma in strumenti capaci di sostenere lo sviluppo e attrarre investimenti.

Un mercato in trasformazione

La recente Variante della Strategia Territoriale di Transizione Metropolitana 3 (STTM3), adottata dalla Città Metropolitana di Milano a fine maggio 2025, incide già in maniera significativa sul mercato dei data center.

Si tratta di un piano ambizioso, concepito per guidare la transizione ecologica e digitale con orizzonte 2030, in linea con il Green Deal europeo. Tra gli obiettivi principali: abbattimento delle emissioni, gestione sostenibile del suolo e rigenerazione urbana. Tuttavia, queste linee guida – per quanto condivisibili – rischiano di produrre effetti collaterali indesiderati, rallentando la capacità del territorio di attrarre investimenti strategici. L’introduzione di normative più stringenti, unita a un’infrastruttura di base ancora da rafforzare, sta generando un irrigidimento che potrebbe minare la competitività di Milano rispetto ad altri hub europei consolidati come Francoforte o Dublino.

Le nuove prospettive nazionali

Un elemento positivo proviene dal livello nazionale. Il 16 luglio scorso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con il contributo del MASE, del MIUR e del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, ha avviato una consultazione pubblica sulla “Strategia per l’attrazione in Italia degli investimenti industriali esteri in data center”.

L’iniziativa mira a definire un quadro di politica industriale per attrarre investimenti esteri, considerando i data center infrastrutture digitali strategiche a pieno titolo produttivo/industriale, integrate con criteri di sostenibilità ambientale.

Criticità locali: la direttiva STTM3

Limitazioni urbanistiche e ambientali

La direttiva STTM3, in linea con le direttive europee e con quanto stabilito dalle linee guida del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (DM n. 257 del 02.08.2024), disincentiva l’utilizzo di nuovo suolo e impone criteri rigorosi per le nuove edificazioni.

Il MASE, parallelamente, pone un forte accento sulla rigenerazione di aree dismesse (“brownfield”) che necessitano di interventi di bonifica. Pur condivisibile sotto il profilo ambientale, questa scelta comporta iter autorizzativi più estesi e articolati, connessi tanto alle procedure di bonifica quanto all’ottenimento dei permessi ambientali, con impatti rilevanti sulla tempistica di realizzazione dei progetti.

La STTM3 introduce, infine, parametri particolarmente rigorosi per la valutazione della compatibilità territoriale, creando un sistema di vincoli che incide significativamente sull’operatività dei Comuni e circoscrivendone l’autonomia decisionale nell’ambito della pianificazione locale.

Aumento dei costi per destinazione urbanistica “direzionale/terziario”

In un contesto caratterizzato dall’assenza di un quadro normativo definito, i data center sono stati tradizionalmente assimilati alla funzione industriale/logistica. La Città Metropolitana di Milano ha tuttavia intrapreso una direzione differente, optando per una loro classificazione come infrastrutture a destinazione “direzionale”, invece di “produttiva” o “tecnologica”. Questa scelta appare in antitesi con la più recente linea politica nazionale sopra descritta che considera i data center infrastrutture digitali strategiche a destinazione produttivo/industriale.

Questa impostazione nazionale risulta coerente con la natura effettiva di questi ultimi: strutture che, pur richiedendo investimenti di miliardi di euro, impiegano tipicamente solo 12-15 dipendenti e hanno, dunque, un impatto minimo sul carico urbanistico, profondamente diverso da quello di uffici della stessa dimensione.

L’approccio adottato dalla Città Metropolitana genera un considerevole incremento del Contributo sul Costo di Costruzione (fino al 10%-15 del valore complessivo dell’intervento, che facilmente raggiunge e supera il miliardo di euro, in più rispetto alla destinazione produttiva/industriale) oltre al raddoppio degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, rischiando di scoraggiare nuovi investimenti proprio mentre il Governo nazionale riconosce ai data center un ruolo cruciale per la competitività del Paese.

Milano come polo Flap emergente

Nonostante le criticità, Milano mantiene caratteristiche uniche che le permettono di consolidarsi come polo digitale di rilevanza europea. Il capoluogo lombardo beneficia della sua posizione geografica strategica, collocandosi al centro dei flussi europei di dati ed energia. A questo si aggiunge un ecosistema finanziario e tecnologico in continua evoluzione, che dimostra una crescente capacità di attrarre sia talenti che investimenti. Completano il quadro le forti iniziative istituzionali orientate a favorire la transizione verso un futuro digitale ed ecologicamente sostenibile.

Per sfruttare appieno queste potenzialità, saranno determinanti diversi fattori strategici. Innanzitutto, l’introduzione di incentivi fiscali mirati e semplificazioni normative capaci di rendere il quadro regolatorio realmente competitivo a livello internazionale. Fondamentale sarà anche l’instaurazione di un dialogo strutturato e continuativo tra governo centrale ed enti locali, finalizzato all’armonizzazione delle politiche urbanistiche e industriali. Non meno importante risulterà lo sviluppo di solide partnership pubblico-private, attraverso cui realizzare infrastrutture digitali caratterizzate da sostenibilità e resilienza nel lungo periodo.

Una sfida di equilibrio

La vera sfida risiede nel raggiungimento di un equilibrio virtuoso tra le necessità imposte dalla transizione ecologica e il mantenimento della competitività tecnologica territoriale. Il pericolo concreto è che le rigidità normative introdotte a livello locale possano essere adottate e replicate anche da Province e Regioni, con il rischio di ostacolare significativamente lo sviluppo digitale dell’intero sistema Paese.

Ma se l’Italia saprà valorizzare i data center come asset strategici nazionali, coniugando innovazione, sostenibilità e attrattività degli investimenti, Milano potrà affermarsi come nuovo polo FLAP europeo.

I data center non sono semplici infrastrutture: rappresentano il cuore della trasformazione digitale ed ecologica dell’Italia. Oggi il Paese ha l’occasione unica di rafforzare la propria competitività, con Milano come epicentro di un ecosistema capace di attrarre investimenti globali.

La recente presa di posizione del MASE e del Governo nazionale – che riconoscono i data center come asset produttivi e strategici – indica chiaramente la volontà di orientare il Paese verso un modello di sviluppo che coniughi innovazione, sostenibilità e attrattività per gli investitori.

Se questo approccio troverà piena applicazione anche a livello territoriale, Milano potrà consolidarsi come nuovo polo FLAP europeo, diventando un punto di riferimento nella rivoluzione digitale verde che sta trasformando l’Europa.

A cura di Silvia Traverso, senior consultant di Bcs consultancy

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