L’Italia affronta una questione economica di rilievo legata ai danni ambientali. Le imprese si confermano responsabili di oltre il 70% degli incidenti con ripercussioni sulle risorse naturali. Ogni anno, centinaia di aziende italiane falliscono in conseguenza di tali incidenti. I costi di ripristino dei danni all’ambiente sono spesso ingenti, e non essere preparati ad affrontarli può risultare economicamente letale per un’impresa.
Dati recenti, frutto di un’elaborazione del Pool Ambiente basata sulla rilevazione statistica di Ania, rivelano che appena lo 0,64% delle imprese italiane (incluse microimprese, PMI e multinazionali) è dotato di una polizza assicurativa per i danni alle risorse naturali. Questo indica una copertura assicurativa estremamente limitata a fronte di un rischio diffuso.
Ogni anno, in Italia, si verificano circa 1.000-1.500 nuovi casi di contaminazione ambientale; di questi, tra 700 e 1.200 sono causati da imprese. Escludendo reati ambientali e condotte criminali, si contano circa 500-900 casi annui dovuti a imprese regolari. Considerando che meno dell’1% delle imprese possiede una copertura, mediamente nel 99% di questi casi non è presente una polizza a protezione delle spese di bonifica e ripristino. Le aziende coinvolte in incidenti ambientali si trovano pertanto a fronteggiare oneri che possono raggiungere diversi milioni di euro, somme generalmente non previste a budget.
Il fallimento dell’impresa, a sua volta, comporta ricadute sui posti di lavoro e sul tessuto economico e sociale del territorio, oltre che sulla spesa pubblica, poiché lo Stato è chiamato a finanziare gli interventi necessari di ripristino e bonifica.
Studi di settore evidenziano che tra il 5% e il 10% delle aziende fallite nei settori industriali e ambientali potrebbero aver avuto i costi di bonifica come fattore determinante. Dal 2006 al 2023, oltre 200.000 imprese italiane sono fallite in tutti i settori. Questi includono, ad esempio, l’industria chimica e metallurgica, le costruzioni, il settore immobiliare e la gestione rifiuti. Sulla base di questo numero, si stima che tra 10.000 e 20.000 imprese siano fallite a causa dei costi di bonifica.
Per la gestione dei rischi di responsabilità ambientale, gli esperti di Pool Ambiente hanno individuato un decalogo di azioni prioritarie. Tali interventi includono la mappatura proattiva delle potenziali sorgenti di rischio, la manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti, l’introduzione di procedure di gestione responsabile e l’adozione di linee guida specifiche come la PdR UNI 107/2021. Essenziale è anche la formazione specializzata del personale e l’attuazione di interventi mirati di protezione, come la conversione di elementi monoparete interrati a doppia parete e la previsione di bacini di contenimento per elementi fuori terra. Nonostante l’importanza delle misure preventive, la sottoscrizione di una polizza assicurativa rimane l’opportunità più decisiva per la gestione dei rischi.
Roberto Ferrari, responsabile sinistri di Pool Ambiente, auspica un notevole aumento nella diffusione delle polizze di responsabilità ambientale nei prossimi anni. Per raggiungere questo obiettivo, propone misure mirate come la valorizzazione della stipula dell’assicurazione nel rating ESG, nel Report di Sostenibilità e nell’applicazione del Regolamento Tassonomia. In generale, si ritiene importante sviluppare un’azione coordinata a livello nazionale ed europeo per contribuire allo sviluppo di una maggiore attenzione al rischio ambientale e a una cultura assicurativa più diffusa. Il Pool Ambiente, consorzio di coassicurazione fondato nel 1979, offre coperture assicurative e supporto alle imprese per la gestione e prevenzione dei rischi, contando venti compagnie assicurative e riassicurative primarie tra i suoi membri.