La Commissione europea ha nuovamente respinto il decreto attuativo sugli indennizzi per i concessionari balneari uscenti, richiesto dal governo italiano, chiedendo l’eliminazione di qualsiasi forma di vantaggio o buonuscita per gli operatori a fine concessione. Questa posizione, comunicata in una lettera inviata al governo italiano il 7 luglio e confermata dal portavoce della Commissione europea per il mercato interno, Thomas Regnier, dovrebbe finalmente convincere l’esecutivo a mettere le concessioni a gara, evitando forme di vantaggio per chi è già nel mercato, ossia i balneari.
Valore aziendale vs. investimenti ammortizzati
La controversia verte principalmente sulla natura degli indennizzi. Il diritto dell’Unione non consente di riconoscere alcuna compensazione agli operatori uscenti per il valore aziendale o di mercato dell’impresa balneare, tanto meno se a carico dei nuovi operatori. Bruxelles ammette ristori soltanto sugli investimenti non ammortizzati. Questa posizione è in linea con quanto delineato nella comunicazione del 19 agosto 2024. L’obiettivo è quello di aprire la concorrenza anche a nuovi piccoli operatori che, se fossero costretti a farsi carico delle buonuscite, sarebbero giocoforza tagliati fuori dalle gare per il peso economico delle stesse.
La reazione in Italia è stata immediata e accesa. Le associazioni di categoria, sostenute dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, gridano all’ingiustizia. Anche le opposizioni hanno espresso forte preoccupazione, criticand il governo per aver ripetuto per anni “fantomatiche promesse”, come l’inapplicabilità della direttiva Bolkestein all’Italia o il diritto di prelazione.
D’altro canto la direttiva è precisa e, soprattutto, ne è stata in ogni modo e da ogni governo rinviata l’attuazione per quasi vent’anni, a difesa della rendita di posizione di una categoria, quella dei balneari, tanto poco numerosa quanto, evidentemente, potente e influente su opinione pubblica e politica.
Peraltro proprio l’immobilità con cui i governi hanno fatto ostruzione alle gare potrebbe ora provocare conseguenze pesanti. Enti locali, Comuni e imprenditori si troveranno di fronte a bandi di gara “suscettibili di ricorsi e controversie”. Peraltro appare molto probabile che numerose delle amministrazioni locali cui spetterebbe mettere a bando le concessioni non abbiano forze e competenze per potere organizzare le gare. In 19 anni e mezzo sarebbero potuti intervenire l’amministrazione centrale o quelle regionali per organizzare per lo meno modalità di gara standard utilizzabili anche a livello di singoli comuni. E invece…
KLa Direttiva Bolkestein
La Direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE, nota come Direttiva Bolkestein, è stata presentata nel 2004 e approvata nel 2006, con l’obiettivo di facilitare la circolazione dei servizi nel mercato europeo comune. È una direttiva-quadro che pone regole generali, lasciando agli stati membri la decisione su come applicare i principi enunciati. Nonostante le iniziali polemiche sul “principio del paese di origine”, ampiamente criticato per il rischio di “dumping sociale”, la versione definitiva della direttiva ha inserito numerose eccezioni e protezioni per evitare riduzioni della tutela sociale. L’Italia ha parzialmente attuato la direttiva mediante il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59. Le gare delle concessioni balneari, come imposto dal decreto Infrazioni del governo Meloni, devono essere concluse entro il 30 giugno 2027.