Qualche anno fa un importante manager italiano mi insegnò quale fosse un assodato sistema per fare carriera in aziende medio grandi, comprese quelle pubbliche: “Inventati un problema che non esiste; convinci gli altri del pericolo e poi proponiti per risolverlo. Il problema non esiste e quindi l’hai già risolto… E ora goditi la promozione!”.
Mutatis mutandis non stupirebbe se qualcuno dei cuochi più di fumo (negli occhi) che di arrosto, che nelle scorse settimane hanno gettato benzina sul fuoco deformando la questione della direttiva Ue sulle case green, cercherà prossimamente di passare all’incasso attribuendosi il merito dello “scampato pericolo” o per lo meno dell’introduzione di emendamenti e modifiche al testo in via di approvazione.
A conti fatti il testo che è passato al voto della commissione comunitaria appare assolutamente ragionevole in ottica di miglioramento ed efficientamento del patrimonio residenziale europeo. Soprattutto non ci sono espropri, non ci sono limitazioni dei diritti di proprietà (si potrà vendere casa e affittare in classe G anche tra 7 anni), addirittura non ci saranno sanzioni imposte da Bruxelles (potranno esserci però se arriveranno da Roma).
Il patrimonio edilizio degli italiani (quasi il 60% degli immobili nazionali sono in classe G o F) è dunque salvo? Non proprio. Più degli obblighi dei “trinariciuti burocrati” europei peserà il mercato, segmentando l’offerta anche in base alla classe energetica, il cui valore inizia a essere riconosciuto dalla domanda. Già oggi per un’abitazione di classe A viene richiesto dal mercato il 68% in più rispetto a una soluzione comparabile in classe G.
Quanto più si diffonderà questa nuova “preferenza” (intesa in senso economico), e il caro bolletta potrebbe dare il classico “aiutino”, tanto più emergerà il suo valore economico. E poco importa se il patrimonio residenziale italiano sia per più della metà vetusto ed energivoro. Anzi, la competizione dal lato dell’offerta porterà a una riduzione di prezzi, di vendita o di locazione, ancora più marcata.