Contribuire al Piano Casa 2025 con proposte concrete per sbloccare investimenti e rimettere in moto l’housing accessibile. E’ questo l’obiettivo di Confindustria Assoimmobiliare, che ieri 12 giugno a Roma ha messo sul tavolo un pacchetto di otto misure fiscali e urbanistiche pensate per attrarre capitali istituzionali in un mercato residenziale che necessita un rilancio urgente. Secondo Davide Albertini Petroni, presidente di Confindustria Assoimmobiliare, per rispondere davvero alla domanda di alloggi accessibili nel nostro Paese servono un’alleanza tra pubblico e privato, regole più stabili e una visione industriale di lungo termine. Ecco alcuni dei punti più importanti della strategia dell’Associazione.
Domanda: Piano Casa 2025. Quali sono le proposte chiave di Assoimmobiliare per ampliare l’offerta residenziale accessibile in Italia?
Risposta: Nel corso dell’evento “Piano Casa Italia: le proposte di Assoimmobiliare” di ieri 12 giugno, abbiamo illustrato un pacchetto ben strutturato che comprende otto proposte normative fiscali e urbanistiche, pensate per ampliare l’accesso degli investitori istituzionali nel mercato residenziale, che ricordiamo vale circa 115 miliardi di euro, di cui la parte istituzionale vale appena il 5% a fronte del circa 25% nel mercato europeo. Il tema dell’accessibilità abitativa è un’esigenza sociale forte che caratterizza trasversalmente il nostro Paese e deve essere risolta con uno sforzo congiunto del settore pubblico e privato in ragione degli ingenti investimenti che richiede. Il pacchetto di proposte normative presentate dall’Associazione ha appunto l’obiettivo primario di facilitare l’attrazione di capitali. Tra le misure a carattere fiscale ricordiamo: la revisione del regime di trasparenza fiscale per i fondi di investimento immobiliari, che consentirebbe di ampliare la platea dei potenziali investitori e aumentare dal 5% fino ad almeno il 20% la partecipazione nei fondi dei capitali non istituzionali; la possibilità, in relazione alle locazioni e cessioni di fabbricati abitativi, di esercitare l’opzione per l’imposizione Iva da parte dei soggetti professionali che svolgano in via prevalente l’attività di locazione e il dimezzamento (dal 10% al 5%) dell’aliquota applicabile alla locazione; il riconoscimento del carattere di strumentalità degli immobili abitativi concessi in locazione; la riduzione dell’imposta di registro (oggi al 9%) per le compravendite di immobili residenziali effettuate da soggetti professionali; l’esenzione Imu per gli immobili residenziali concessi in locazione da investitori professionali a persone fisiche che li utilizzano come abitazione principale, garantendo una riduzione del canone di locazione equivalente al beneficio ottenuto dal proprietario locatore.
Sul fronte dell’urbanistica, come Confindustria Assoimmobiliare, proponiamo: maggiore flessibilità nei cambi di destinazione d’uso, per favorire la riconversione di edifici già esistenti ma attualmente non destinati all’uso residenziale; riduzione dei tempi per il rilascio di permessi urbanistici in tutti i casi di sviluppo di social housing, affordable housing, student housing, senior living o di abitazioni in vendita a prezzi calmierati; contributi di costruzione calcolati esclusivamente sulla maggiore volumetria nei casi di demolizione e ricostruzione con incremento volumetrico ed esenzione totale per gli alloggi di edilizia abitativa convenzionata; esenzione dall’obbligo di dotazione di parcheggi e di reperimento di ulteriori aree per servizi di interesse generale nei casi di demolizione con ricostruzione senza incremento volumetrico; certezza dei termini per l’impugnazione dei titoli, fissando in 60 giorni dall’esibizione del cartello di cantiere il termine per impugnare un titolo abilitativo per la realizzazione di un intervento edilizio residenziale, garantendo così stabilità giuridica agli investimenti.
D: Quali leve possono attivare oggi i soggetti privati – investitori, sviluppatori, fondi – per contribuire alla realizzazione degli obiettivi del Piano Casa?
R: Intanto si deve incentivare la riqualificazione del patrimonio esistente, sia con importanti interventi di efficientamento energetico e adattamento funzionale sia favorendo la messa sul mercato dei tanti appartamenti vuoti che sono oggi presenti sia nel patrimonio pubblico sia nel privato. Tutte le leve normative fiscali di cui abbiamo parlato possono inoltre aiutare l’introduzione di modelli immobiliari residenziali innovativi come il built-to-rent, che consente di rispondere alla crescente domanda di locazione con soluzioni integrate, gestite professionalmente e pensate per diversi target sociali: case per studenti, anziani e giovani coppie. In ultimo occorre aumentare gli strumenti di raccolta dei capitali da investire nel settore, ad esempio attraverso lo strumento delle cartolarizzazioni a cui di recente l’Associazione ha dedicato un workshop per illustrare il Quaderno associativo contenente proposte per la riforma del mercato dei capitali.
D: Qual è infine, secondo voi, il ruolo che il Governo deve assumere di qui ai prossimi anni per rendere davvero sistemico l’intervento sull’housing accessibile?
R: Il Governo deve assumere il ruolo di facilitatore e regolatore, non solo attraverso l’allocazione di risorse pubbliche, ma anche – e soprattutto – attraverso la definizione di un quadro normativo chiaro e stabile nel tempo, favorevole all’ingresso degli investitori istituzionali portatori di capitali pazienti nel settore residenziale. Il nostro Paese sconta un grave ritardo in termini di regole perché la struttura normativa è ancora tarata sul modello storico tradizionale di appartamenti scambiati tra privati. Occorre un approccio di lungo periodo, che veda la casa come infrastruttura abilitante per la crescita sociale e la competitività economica del Paese. In questa visione, l’abitare non deve essere considerato solo un problema da gestire, ma una leva strategica da attivare con politiche industriali, fiscali e urbanistiche coerenti.