Italia meta di studio per 121mila universitari stranieri, cresce anche l’interesse degli investitori

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Grazie alla sua grande bellezza, dove storia, cultura e tradizioni locali si uniscono ad un’elevata offerta formativa, negli ultimi anni l’Italia continua a registrare un’importante crescita nel numero di studenti stranieri iscritti alle sue università. Secondo il Rapporto 2024 sull’immigrazione a cura di Caritas e Migrantes, nell’anno accademico 2023/2024 gli studenti con cittadinanza straniera iscritti negli atenei italiani sono 121.165, rappresentando il 6,3% del totale degli studenti universitari nel Paese.

Solo negli ultimi dieci anni, il numero complessivo di studenti universitari stranieri è aumentato del 74%, passando dai 69.582 iscritti nell’anno accademico 2013/2014 agli oltre 121.000 attuali. Entrando nel dettaglio, la popolazione studentesca straniera si suddivide in due categorie principali:

  • international students, ovvero gli studenti che hanno conseguito il diploma all’estero e si sono trasferiti in Italia per motivi di studio. Costituiscono il 4,3% del totale degli iscritti negli atenei italiani e oltre la metà degli studenti con cittadinanza straniera in Italia;
  • foreign students, vale a dire gli studenti di cittadinanza straniera che hanno ottenuto il diploma in Italia. Rappresentano il 2% del totale degli studenti universitari nel nostro Paese e il 31,5% dell’insieme degli studenti universitari con cittadinanza straniera.

Per quanto riguarda invece la provenienza geografica:

  • gli international students arrivano per lo più da Iran (9.837), Cina (5.687), Turchia (4.939), India (4.066) e Albania (2.971);
  • i foreign students in prevalenza da Romania (10.302), Albania (5.053), Cina (2.406), Ucraina (1.957) e Marocco (1.924), nazionalità fra le più presenti tra i residenti stranieri in Italia.

Sfide e opportunità

Tutti dati che fanno ben sperare in un futuro più internazionale e multiculturale, dove poter accogliere diverse culture, tradizioni e punti di vista nell’ottica di introdurre popolazioni straniere che poi andranno a ricoprire ruoli lavorativi di rilievo. Nonostante la crescita appena analizzata, però, l’Italia presenta ancora dei margini di miglioramento nell’attrarre studenti da tutto il mondo, soprattutto se paragonata ad altri Paesi come Francia e Germania, dove la popolazione di universitari internazionali si attesta rispettivamente al 9% e all’11%. Le principali sfide, alcune legate al nostro sistema Paese e altre al sistema accademico, includono:

  • offerta limitata di corsi in lingua inglese: molti atenei italiani offrono pochi programmi completamente in inglese, rendendo meno accessibile l’istruzione per studenti non italofoni;
  • burocrazia e procedure complesse: le pratiche amministrative per l’iscrizione e il soggiorno possono risultare onerose per molti studenti stranieri;

  • costo della vita e alloggi: il caro affitti nelle città universitarie rappresenta un ostacolo significativo, anche se il governo italiano e i numerosi investitori privati – italiani e internazionali – si sono già attivati con l’obiettivo di alleviare questa problematica.

Gli atenei con più studenti stranieri: a Perugia sono il 28,4% del totale

Ma quali sono le università italiane con il maggior numero di studenti stranieri? Secondo la classifica stilata da Talents Venture nel settimo report sull’internazionalizzazione degli atenei italiani a inizio 2024, l’Università per Stranieri di Perugia è quella che attrae più studenti stranieri. Infatti, tra gli iscritti, quasi uno studente su tre proviene da un Paese estero. In totale, è straniero il 28,4% degli iscritti ai corsi di laurea, master e dottorati.

E perché scelgono le università italiane? Secondo Carlo Valdes, che ha coordinato lo studio, “gli atenei che hanno il punteggio migliore dal punto di vista dell’internazionalizzazione sono anche quelli che non solo propongono più corsi in lingua inglese ma riescono a entrare nei ranking internazionali e hanno un’attenzione maggiore nell’accoglienza degli studenti che provengono dall’estero”. E proprio l’alta mobilità internazionale è uno dei caratteri distintivi dell’Università per Stranieri di Perugia che, grazie a un intenso tessuto di collegamenti globali, riesce ad attrarre studenti da ogni angolo del pianeta, ai quali offre formazione di alta qualità e supporto nel loro cammino di crescita internazionale, grazie a un ampio ventaglio di opzioni per scambi accademici e stage all’estero. Oltre ai corsi di lingua e cultura italiana per stranieri, questo ateneo offre anche corsi di laurea, master e dottorati a studenti italiani e stranieri che, nel cuore dell’Umbria, vengono accolti in un ambiente cosmopolita, inclusivo e ricco di iniziative culturali dal respiro internazionale.

Stando a dati Agenparl riferibili ad agosto 2024, il secondo posto va al Campus di Rimini, con il 22,24% di studenti “stranieri” e il 45% dei corsi di studio internazionali. Una crescita percentuale continua che solo fino al 2022 si aggirava sotto quota 20%: è la punta di diamante di una attrattività internazionale che contraddistingue l’intera Emilia-Romagna che, con i suoi diversi atenei, si connota come regione italiana con il maggior numeri di studenti fuori confine. Anche Rimini risulta attrattiva per l’alta percentuale di corsi di studio internazionali, il 45%, e per la forte connessione con il mercato del lavoro globale, il che porta mediamente l’82% degli studenti riminesi a trovare il lavoro ad un anno dalla laurea. Tanti i corsi interamente svolti in inglese che hanno già portato al titolo studenti italiani ed internazionali, tra cui la recente Pharmacy, i Fashion studies di moda, la Wellnes, sport and health legata a scienze motorie e i tanti legati agli studi economici e turistici, a partire dalla laurea Economics of Tourism and Cities fino alle diverse magistrali come management Economics of Tourism and Cities, Resource Economics and Sustainable Development e quelle dedicate più complessivamente al management.

Terzo posto per la Saint Camillus International University of Health and Medical Sciences (UniCamillus) di Roma, con il 17,9% di studenti stranieri nel suo ateneo: si tratta di un ateneo privato nato con una vocazione fortemente internazionale e specializzato nel campo delle scienze mediche e sanitarie. Fondata nel 2017, UniCamillus si distingue per l’offerta formativa interamente in lingua inglese, rivolta in particolare a studenti provenienti da Paesi extraeuropei. Nel 2024 l’università ha registrato una delle percentuali più alte di studenti stranieri in Italia, pari al 17,9% del totale degli iscritti, collocandosi tra i primi atenei italiani per internazionalizzazione. La sua missione umanitaria e globale, ispirata alla figura di San Camillo de Lellis, la rende particolarmente attrattiva per giovani interessati a una formazione medica orientata all’assistenza sanitaria nei contesti più vulnerabili del mondo. L’ateneo offre corsi di laurea in medicina e chirurgia, fisioterapia, infermieristica e scienze sanitarie, ponendo grande attenzione anche alla preparazione pratica e alla cooperazione internazionale in ambito medico.

Necessari investimenti in Pbsa, ma le prospettive sono buone

Qual è invece la situazione del residenziale studentesco in Italia? Abbiamo dedicato due approfondimenti sugli investimenti in student housing giusto a fine aprile, mostrando attraverso dati e analisi come anche questo settore stia vivendo una fase positiva e ricca di prospettive. In un primo articolo abbiamo analizzato gli studi più recenti in materia forniti dalle principali società di ricerca, tenendo anche in considerazione elementi come l’impatto sul tessuto urbano e i costi delle camere. In un secondo articolo abbiamo invece menzionato i più importanti investimenti dal nord al sud del Paese, che continuano ad essere annunciati di mese in mese. Certo, gli investimenti in student housing non sono dedicati interamente a studenti internazionali, ma in tantissimi casi, la presenza straniera è molto rilevante

Secondo i risultati di fine marzo del Bonard Student Housing Investor Intentions Survey 2025, l’Italia è una delle destinazioni europee con il più alto potenziale di investimento in nuove strutture, con il 29,7% dei rispondenti al sondaggio che la interpretano come meta promettente. Questa percezione colloca il nostro Paese al terzo posto tra i mercati più attraenti, subito dopo Spagna (39,2%) e Germania (33,8%).

Attraverso interviste a 112 aziende operanti, investitrici e sviluppatrici nel settore, emerge un ottimismo generalizzato per il futuro del mercato, sia in Europa sia in Italia, con oltre quattro intervistati su cinque (81%) che prevedono una crescita dei volumi di investimento nel 2025. Un considerevole 71% prevede inoltre di aumentare i propri investimenti in student housing nell’anno in corso, sebbene la percentuale sia leggermente inferiore all’85% registrato nel 2024. Di questi, oltre la metà (58%) si aspetta di aumentare il proprio investimento di almeno l’11%, con quasi un terzo che anticipa un aumento superiore al 30%. Nel caso specifico del nostro Paese, secondo Bonard l’interesse è dato dalla classica combinazione di fattori presente nelle analisi di altri grandi e piccoli studi di ricerca, tra cui una potenziale sottoutilizzazione di alloggi per studenti di qualità e una domanda studentesca sostenuta.

Jll: entro il 2028 previsti oltre 26mila nuovi posti letto

Secondo Jll, infatti, la futura offerta di Pbsa nelle principali città italiane dovrebbe vedere la realizzazione di oltre 26.000 posti letto entro il 2028. Milano guiderà l’espansione con 14.800 posti letto, seguita da Torino e Roma con rispettivamente 2.600 e 2.400 nuovi posti. Bologna e Firenze pianificano l’aggiunta di 2.200 e 1.900 posti, mentre Padova e Pavia completano i principali progetti con rispettivamente 1.800 e 500 posti. Nel complesso, l’offerta nelle principali città italiane entro il 2028 raggiungerà quasi 65.000 posti letto se i progetti in corso verranno completati come previsto e la costruzione proseguirà senza ritardi. Numeri e dati sicuramente incoraggianti, ma che comunque non si rivelano in grado di creare un’offerta sufficiente a coprire una domanda in espansione costante. 

Attualmente, si registra circa il 4% di provision rate sul territorio (1,95 milioni di studenti contro circa 72.000 letti a disposizione), ancora lontano da mercati più maturi come Regno Unito (34%), Danimarca (36%), Francia (15%) o Germania (11%). Si prevede che entro il 2028, grazie alla pipeline prevista, Milano passerà dall’attuale provision rate del 5.5% al 9,2%, mentre altre città come Firenze e Torino si attesteranno intorno al 5-6%. Le città che manterranno comunque livelli di provision poco sopra il 3% anche al 2028 saranno Roma e Padova, presentando quindi ampie opportunità di sviluppo, a fronte di una pipeline limitata e di una domanda significativa.

Queste le parole di Alberico Radice Fossati, head of capital markets di Jll Italia: “Rispetto agli altri Paesi dell’Emea, il mercato italiano è ancora in fase di maturazione. La maggioranza delle transazioni sono focalizzate su sviluppi di terreni o riconversioni ex uffici, dunque con volumi di investimento ridotti rispetto alla vendita di prodotti stabilizzati. Il 2025 si preannuncia un anno con prospettive generalmente positive, sostenute da pilastri chiave quali: una crescente domanda di asset moderni da parte di studenti nazionali e internazionali; l’aumento degli affitti delle abitazioni private che rende l’asset class interessante per diversi tipi di investitori con orizzonti di ritorno variabili; la crescente pressione politica per la creazione di alloggi di qualità”.

Patrizia: “L’Italia spicca sulla mappa degli Investimenti europei in student housing”

Opportunità per il settore confermate questa settimana anche nel primo Student City Index, pubblicato da Patrizia Ag, società specializzata in investimenti in asset reali, che ha analizzato oltre 180 città universitarie in 21 Paesi europei. A livello europeo, città come Londra, Parigi e Berlino si confermano i mercati più attrattivi. Londra primeggia per domanda internazionale e solidità dell’offerta, Parigi per alta qualità accademica e scarsa offerta, e Berlino come nodo universitario in espansione. La Top 10 include anche Vienna, Madrid, Copenaghen, Bruxelles, Stoccolma, Zurigo e Barcellona. L’interesse degli investitori si estende anche a centri universitari di dimensioni più contenute, ma dinamici e internazionali, come Monaco di Baviera, Lione, Groningen, Glasgow e Cambridge, che si posizionano comunque in fasce elevate del ranking.

L’Italia guadagna una posizione di rilievo nel ranking europeo. Milano si colloca al 14° posto tra le città più interessanti per gli investimenti nel settore, entrando così nella Top 20 continentale. Il capoluogo lombardo è identificato come un mercato maturo (prime-established), caratterizzato da un mix di solidità economica, buona liquidità del mercato, prestigiose istituzioni accademiche e una domanda stabile. Altre due città italiane presenti in classifica sono Roma e Bologna, rispettivamente al 32° e 73° posto. Entrambe presentano un’elevata presenza di studenti internazionali, un’offerta universitaria di alto livello e una disponibilità molto limitata di alloggi dedicati. Secondo la classificazione dell’indice, Roma rientra tra i mercati con alto potenziale (prime-potential), grazie a un’elevata attrattività e a margini di sviluppo importanti. Bologna, nota per la sua storica università, è inserita tra i mercati emergenti, segnalando ampie opportunità per nuovi sviluppi Pbsa.

Un dato significativo per gli investitori è che l’Italia presenta tassi di offerta abitativa per studenti tra i più bassi in Europa. Questa criticità rappresenta, di fatto, una significativa finestra di opportunità per chi desidera investire nel settore. Con ulteriori sei città italiane classificate nel cluster degli emerging markets, il Paese è destinato a diventare sempre più centrale nelle strategie europee del settore.

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