Nella casella di posta di redazione è arrivata la seguente mail: ERRATA CORRIGE – 151 sindaci italiani chiedono un “nuovo provvedimento contro l’invasione dell’eolico”. Sarà stata l’errata corrige in maiuscolo ad attirare l’attenzione, perché onestamente la mail originale, quella con l’errore, me la sono persa.
Di cosa si tratta: 151 sindaci di altrettanti comuni sparsi per la penisola chiedono “una nuova norma nazionale che limiti l’installazione degli impianti di produzione di energia eolica, e che siano circoscritti in aree da individuare insieme ai sindaci”.
Come dire… Il territorio è il mio e sul mio si fa quello che dico io!
“Negli ultimi tempi qualche passo avanti è stato fatto con l’approvazione del Decreto Ministeriale sulle aree idonee – ammettono i primi cittadini – ma non è sufficiente”. Serve una “moratoria all’installazione di nuovi impianti eolici in attesa di verificare l’attuale necessità di raggiungimento degli impegni comunitari al 2030 e che privilegi altre tipologie di produzione meno impattanti e soprattutto in aree industriali (esempio il fotovoltaico sui capannoni e nelle aree produttive)”. A tal fine chiedono anche che “la norma incentivi alcune tipologie con contributi e aiuti e vieti quelle che compromettono il territorio”.
Scorro la lista dei comuni coinvolti, con la convinzione che tra le 151 fasce tricolori firmatarie non ce ne sia nemmeno una della Lombardia. Convinzione maturata un po’ per orgoglio locale, un po’ perché, ammettiamolo, in Pianura Padana non soffia un refolo di vento manco a piangere, ma chi ci viene qui a impiantare pale eoliche? Convinzione immediatamente naufragata! Lombardia? Presente! Con Cassinetta di Lugagnano, in provincia di Milano.
Che strano posto l’Italia e che strani gli italiani: tutti favorevoli alle fonti di energia pulita certo, figuriamoci signora mia: se non ci teniamo noi all’ambiente che viviamo nel Paese più bello del mondo! Per favore però le pale eoliche non le mettete vicino a casa mia che fanno brutto, e neanche i pannelli solari, non è che possono occuparci i campi proprio accanto alle nostre coltivazioni d’eccellenza… E che cavolo!
Da noi il Nimby produce un effetto al quadrato. Ci sentiamo (giustamente) in diritto di volere il meglio, purché non ci scomodi ottenerlo. L’energia da noi costa troppo e ci lamentiamo, ma guai a parlare di nucleare, di rigassificatori, di pipeline per il trasporto delle fonti se passano dal “mio” territorio o ci stanno sopra.
Vogliamo tutto, il contrario di tutto, e già che ci siamo anche qualcosa in più!
E, da un’altra prospettiva, non è nemmeno una questione di fan della decrescita felice (almeno questo grazie al cielo). Anche i più inflessibili sostenitori delle teorie di Serge Latouche potrebbero sì essere felici, ma quando a decrescere non sono loro stessi, ma i vicini, siano essi di pianerottolo, di quartiere o di comune.
Winston Churchill affermava che “Il migliore argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l’elettore medio”. Frase divertente, anche se un tantino snob. Molto spesso, la classe dirigente non è che siano poi tanto meglio dell’elettore medio che rappresenta.
I nostri 151 sindaci, per esempio, ci tengono a far sapere che la loro è un’iniziativa che viene dal basso:”da un cittadino sensibile al tema”. E di tale sensibilità si sono fatti portatori, da bravi influencer più che da decisori, come in tanti, forse troppi, anche a livelli ben più alti rispetto a piccoli comuni, sembrano ormai essersi convertiti.