Arrestato il magnate tirolese Renè Benko. Il suo nome è legato al mega-crac Signa, società immobiliare che ha operato soprattutto in nord Italia con la vicenda del prestigioso hotel Bauer di Venezia e nel territorio dell’Alto Adige.
A gennaio 2024 Signa real estate management s.r.l., che possedeva l’asset, aveva dichiarato fallimento presso il tribunale commerciale di Vienna, con un passivo di 60 milioni di euro a fronte di un attivo di appena 5,8 milioni (Fonte Ita, Italian trade agency).
Dopo quella che era sembrata a tutti gli effetti una soap opera (presunte offerte milionarie per acquistare l’asset e un interesse da parte di Lvmh) l’hotel era stato acquisito da Mohari Hospitality insieme al suo partner strategico in Europa, Omnam Investment.
Operazioni opache anche sul lago di Garda perché, stando a quanto diffuso dal giornale Kronen Zeitung, Signa Holding GmbH avrebbe venduto una società di investimento lussemburghese e la relativa villa sul Lago di Garda, Villa Eden Gardone, alla fondazione Ingbe del Liechtenstein, il tutto senza un corrispettivo sufficiente.
L’accuse che ha portato all’arresto del magnate è comunque di corruzione e la richiesta arriva dal rischio di inquinamento delle prove e reiterazione del reato.
Lo tsunami della procura di Trento
A dicembre 2024 la procura di Trento aveva dato il via a uno tsunami giudiziario con otto persone arrestate e la richiesta di arresto (rifiutata da Vienna) per Benko. L’inchiesta aveva coinvolto 77 persone tra cui amministratori pubblici e al centro c’erano delle operazioni immobiliari con l’ipotesi dell’esistenza di una vera e propria lobby in grado di influenzare l’edilizia in Trentino attraverso meccanismi corruttivi.
L’associazione a delinquere voluta al tempo da Trento non è andata in porto, ma oggi Benko è in arresto, stato che si aggiunge all’insolvenza, visto che le richieste a suo carico ammontano a 2,4 miliardi di dollari per il fallimento di diverse realtà, tra cui i grandi magazzini tedeschi Kadewe e Galeria.