Nel 2024 +3% di ore lavorate in edilizia e +5,3% lavoratori nel settore

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Sulla base del numero delle ore lavorate relative al primo semestre di quest’anno l’attività edilizia in Italia è cresciuta del 4% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Con una ricaduta positiva in termini di occupazione se il numero medio dei lavoratori attivi nello stesso periodo è aumentato del 5,3%. Riaspetto al 2022 l’aumento delle ore è stato del 6% e quello dei lavoratori del 9% e dove la crescita più consistente ha riguardato l’ultimo anno. 

Il quadro è stato presentato a Bologna nell’ambito del Saie, durante il convegno promosso e organizzato da Cnce dedicato a “Vent’anni di Durc” – La regolarità contributiva fattore centrale per una competizione trasparente tra le imprese e a garanzia di un lavoro sano”.

Come ha commentato il presidente Cnce Dario Firsech nel suo intervento introduttivo si tratta di “un’esperienza straordinaria alla quale oggi il mercato dell’edilizia è più sicuro e regolare. L’auspicio è che sia un riferimento anche per l’evoluzione della regolarità del mercato edile attraverso una crescita e una sempre maggiore diffusione del nuovo strumento rappresentato dalla Congruità.”

Flessione in Piemonte e Val d’Aosta

Approfondendo il quadro regionale, relativamente all’area del nord ovest, va segnalata la flessione di attività in alcune province del Piemonte, così come in Val d’Aosta, che si ripercuote inevitabilmente sul dato relativo ai lavoratori e alle imprese.

Per quanto riguarda il nord est si registra un generale buon andamento con percentuali crescenti rispetto al 2022 in tutte le province del Veneto. Mercato stabile, invece, nelle due province autonome di Trento e Bolzano; mentre risulta più marcatamente differenziata la situazione tra le province del Friuli Venezia Giulia, per effetto della concentrazione soltanto in alcune province di lavori significativi. 

Tra le regioni del centro, a un andamento positivo in linea con la media italiana registrata in Emilia Romagna, spiccano le profonde differenze tra le diverse province nelle regioni delle Marche, del Lazio e dell’Abruzzo per effetto dell’incidenza rilevante dei lavori per la ricostruzione post terremoto, che premiano Macerata, Rieti, L’Aquila, Teramo e l’intera Umbria. Così come il Molise, dove si riscontra un aumento delle ore pari al 10%.

Nelle regioni del sud l’attività risulta in forte crescita un po’ dovunque tanto che in alcune province raggiunge una percentuale a due cifre. 

In Sicilia si registrano andamenti disomogenei tra provincia e provincia, con significative differenze sia in generale, tra aumento e riduzione di attività, che per quanto riguarda i valori percentuali. Andamento positivo anche nelle diverse province della Sardegna dove si riscontra una certa difficoltà dove sono maggiori le micro imprese.

Questo l’andamento relativo alle ore lavorate, per quanto riguarda la contrazione (seppur minima) del numero delle imprese attive, essa può essere imputata a una diversa distribuzione tra grandi, medi e piccoli lavori a vantaggio dei primi, con la conseguenza di ridurre l’attività soprattutto delle imprese più piccole. Il che verrebbe confermato da una più consistente riduzione di numero in modo particolare registrato nel mezzogiorno.

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