La rigenerazione urbana a Inspiring Cities: sarà necessario adattarsi ai grandi cambiamenti in corso

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Una giornata intera in cui pensare a come saranno le città del futuro: è così che ieri 10 ottobre, con l’evento Inspiring Cities, Coima ha festeggiato i suoi 50 anni di attività, riunendo all’interno del Villaggio Olimpico di Milano (nel cantiere dell’ex Scalo di Porta Romana) rappresentanti del mondo immobiliare, della cultura, della politica, dell’economia e decine di studenti universitari.

Dopo i panel della mattina, che si è aperta con i saluti istituzionali del sindaco di Milano Giuseppe Sala e ha visto l’annuncio dei progetti vincitori dell’University Hackathon for Inspiring Cities (squadra vincitrice: Università Vita-Salute San Raffaele con il sogno Organism; seconda classificata: Università degli Studi di Milano con il sogno Pluralism; terza classificata: Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” con il sogno SymbioCity), è stato il turno della seconda parte dell’evento, inaugurata con un intervento del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e incentrata sul punto di vista di chi lavora e dialoga ogni giorno con la città.

Successivamente ad Attilio Fontana sono intervenuti: Giancarlo Giorgetti (ministro dell’economia e delle finanze); il Mons. Erminio De Scalzi; Andrea Bertelè (partner McKinsey & Company) e Christopher Choa (Director and Founder, Outcomist), a cui è seguita la presentazione di “Città vince, città perde” di Francesco Rutelli (presidente Anica – Associazione Nazionale dell’Industria Cinematografica) in dialogo con Andrée Ruth Shammah (direttrice Teatro Franco Parenti). A seguire una discussione a cui hanno preso parte Maria Bianca Farina (presidente Ania – Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), Guido Nola (responsabile BancoPosta), Raffaello Ruggieri (chief lending officer Intesa Sanpaolo) e Gelsomina Vigliotti (vicepresidente Banca Europea per gli investimenti – Bei). Ferruccio Resta (presidente della Fondazione Politecnico di Milano e della Fondazione Bruno Kessler) ha quindi nuovamente annunciato i progetti vincitori dell’ University Hackathon for Inspiring Cities, e ha concluso la serata una conversazione tra Alida, Kelly e Manfredi Catella con Fulvio Irace, architetto e storico dell’architettura e curatore della pubblicazione Inspiring Cities. Ecco adesso una sintesi di quanto è emerso in merito alla tematica della rigenerazione urbana.

Bei e Poste Italiane nella rigenerazione urbana: ci vuole una visione a lungo termine

Capitali internazionali e italiani, visione a lungo termine, collaborazione partecipativa tra pubblico e privato. Sono questi i pillar di una rigenerazione urbana che tenga al centro ambiente e residenti, le prime due lettere dell’acronimo ESG. Non si può ideare un processo di rigenerazione senza tenere presenti le performance sociali e ambientali e i relativi effetti. La città del futuro, meglio se coincide con una città che si avvicina a una realtà ideale, nella propria evoluzione deve formulare format tali da garantire qualità della vita e sostenibilità nel tempo.

Per arrivare a questo modello ideale molti sono i fattori che entrano in causa. Innanzitutto la gestione degli investimenti in chiave sostenibile, focus della Bei nella sua ultima agenda. Dal turismo all’housing, la sostenibilità ambientale e sociale diventa una delle linee principali da seguire. È così che la Bei, attiva in Italia nel finanziamento a Comuni, ma anche nell’ambito del Pnrr, si è attivata per garantire studentati (mille posti letto) e affordable houses, un tema sotto i riflettori in ambito europeo e non solo.

Un accordo con Poste ha portato al centro della strategia la logistica e il suo ruolo nell’ambito della quotidianità. Poste dal canto suo agisce come attore in progetti di riqualificazione di immobili di proprietà: l’intervento sul cosiddetto “Palazzo delle Poste” in via Pietrapiana a Firenze, nell’ambito del quale, oltre alla riqualificazione e all’adeguamento dell’edifico da parte di Poste Italiane, il Comune di Firenze, di concerto con Poste, ha approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica relativo alla “Riqualificazione e riorganizzazione spazi pubblici contermini ex Palazzo delle Poste Via Pietrapiana”, che comporterà un notevole impatto su tutta l’area, anche di natura sociale, derivante dall’offerta di nuovi spazi esterni e servizi che verranno messi a disposizione della popolazione; la riqualificazione dell’area di Piazzale Lugano a Milano, con riferimento alla quale la rigenerazione urbana dell’ex area di lavorazione postale di Poste Italiane, in ambito scalo Farini, avrà una notevole ricaduta sul tessuto sociale della zona, implementando l’offerta e la qualità del verde, il sistema viabilistico stradale e ciclo-pedonale, oltre alla messa a disposizione agli abitanti della zona di nuovi servizi e attività commerciali.

Poste Italiane ha illustrato inoltre la valenza strategica di un importante investimento con risorse, non solo economiche sul progetto “polis” che prevede la ristrutturazione di circa 7 mila uffici postali nei piccoli centri, con un lavoro di rigenerazione urbana importante e che prevede anche la creazione di spazi di co-working. Il totale complessivo dell’investimento è di circa 1,2 miliardi di euro di cui 800 milioni sono fondi dal Pnrr.

Intesa Sanpaolo verso la progettualità industriale

Intesa Sanpaolo ha descritto le evoluzioni di mercato e il real estate del futuro in termini di sviluppo: da un real estate tradizionale e verticale a un approccio di progettualità industriale, che punta a recuperare un concetto di comunità di quartiere; in tale contesto è stato descritto un piano di impresa, con iniziative e progetti che vanno a incidere nella infrastrutturazione di un’area a servizio di qualità della vita (con focus su salute e ricerca, educazione, cultura, mobilità). Trend demografici, ambientali, sociali e tecnologici andranno a impattare fortemente nei prossimi anni l’economia mondiale, che sarà condizionata al punto tale da dover affrontare la necessità di una transizione urbana e infrastrutturale strategica.

Entro il 2070, il 60% della popolazione vivrà in aree urbane e il 20% avrà più di 65 anni

Secondo un recente studio elaborato da McKinsey& Company questi trend – crescente livello di urbanizzazione, invecchiamento della popolazione e mobilità connessa alla migrazione verso la città (sotto il profilo demografico); riduzione consumi ed emissioni, mitigazione della città come principale contributore, necessità di indipendenza energetica (ambientali); polarizzazione sociale, modifiche nella domanda, costante crescita della polarizzazione nella ricchezza e divario tra prezzi e salari (come fenomeni di natura sociale); intelligenza artificiale, digitalizzazione e mobilità (trend tecnologici) – genereranno importanti effetti e impatti sulla città, come il riuso, la trasformazione e la realizzazione di nuove componenti fisiche che compongono e alimentano centri urbani immobiliari (come uffici, case, negozi, alberghi, logistica, data centers, parcheggi) o centri urbani infrastrutturali (strade, porti, aeroporti, stazioni, scuole, ospedali, reti di utenza).

Quali potranno essere gli effetti e gli impatti sulla città se il 60% popolazione vivrà in aree urbane nel 2070 (contro il 50% del 2024) e il 20% della popolazione avrà più di 65 anni nel 2074 (vs 9,6% nel 2024), con ben 16 milioni di persone over 65 anni entro 2040 in Italia? Questi cambiamenti demografici avranno inevitabilmente un effetto sulle aspettative che i cittadini hanno nei confronti dello spazio “vissuto”, urbano ed extraurbano, che potrebbe non essere garantito, o addirittura contrastare il modello di città attualmente esistente. I cambiamenti demografici imporranno agli spazi urbani di adattarsi alle nuove necessità dei propri residenti, andando incontro alle esigenze di una popolazione mediamente più anziana e con nuclei familiari sempre più piccoli.

Le grandi battaglie: ambiente, diseguaglianze sociali e innovazione tecnologica

Sotto il profilo dei trend ambientali, il cambiamento climatico impone a istituzioni e alla politica di agire su tutti i livelli possibili per riuscire a produrre azioni e decisioni capaci di contrastarne gli effetti. Al fine di raggiungere l’obiettivo “net zero” entro il 2050 è necessario attuare interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare nazionale con l’obiettivo di generare una ricaduta positiva non solo sul piano ambientale, ma anche su quello del settore edilizio in termini economici e di opportunità di crescita.

Importanti gli effetti e gli impatti anche dal punto di vista dei trend sociali: la crescente discrepanza tra i costi delle case e i salari rende, infatti, più difficile l’accesso delle classi meno agiate alle abitazioni nelle città, che rischiano di diventare sempre più luoghi esclusivi. Il rischio ulteriore è che la disparità si presenti entro la città stessa, separando nettamente il centro, dotato di tutti i servizi alla persona, e la periferia, che diventerebbe un’area residenziale con minore accesso a servizi e opportunità.

Secondo diversi studi, il 90% delle vite delle persone si svolge entro cinque miglia dalla propria casa: è quindi evidente come un sano ecosistema-città sia fondamentale per garantire una buona qualità di vita in termini di salute, benessere e istruzione e, addirittura, può variare significativamente anche l’aspettativa di vita a seconda del quartiere in cui si risiede.

Fil rouge che unisce e lega tutti i precedenti trend è quello della tecnologia, che apre le porte – non solo metaforicamente – a nuove possibilità di sviluppo e i cui effetti possono avere ricadute positive sulla gestione degli asset immobiliari, la mobilità cittadina e i servizi alla persona, considerando che le smart city integrano innovazioni per rendere più efficienti i trasporti, la gestione energetica e i servizi pubblici, trasformando le città in ecosistemi interconnessi e sostenibili, riducendo l’impatto ambientale e migliorando la qualità della vita.

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