Il retail si riprende la scena

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Con uno scatto del +413% rispetto al terzo trimestre del 2023 e 1,3 miliardi di investimenti, il retail si è preso una rivincita nel panorama dell’immobiliare commerciale.

Secondo l’analisi Cbre, il retail ha infatti cumulato da inizio anno 2,2 miliardi di investimenti e si è preso l’ipotetico scettro, seguito dal comparto hotels, office, logistica e alternative.

I volumi trimestrali sono stati guidati da una singola operazione su un trophy asset nel quadrilatero della moda di Milano a opera di un occupier, ma il retail arriva comunque da un buon primo semestre.

L’Italian retail market di Savills aveva infatti già delineato i segnali positivi del comparto, definendo una chiusura dell’H1 a 500 milioni di euro di investimenti, +137% sull’anno precedente.

A guidare il semestre retail warehouse, centri commerciali e supermercati, sebbene le destinazioni turistiche e del lusso siano nel mirino degli investitori e dei retailer con una vacancy che nelle vie del lusso delle principali città italiane si conferma prossima allo zero. 

Così è, visto che nuove aperture high street e bassi tassi di sfitto caratterizzano il mercato del lusso delle principali città italiane dove format innovativi e nuove aperture sostengono i canoni. 

Tanto che il quadro del primo semestre riporta 15mila euro al mq per i prime rent nell’high street di Milano (+7%) YoY, 13mila euro in via Condotti a Roma e 20 nuove o prossime aperture nelle aree del lusso della capitale (via Condotti, via del Corso, via Frattina).

In questo contesto si inserisce il nuovo opening della Rinascente al palazzo Odeon di Milano, che sarà soggetto a una riqualificazione a cura di progetto Cmr. 

Una location centralissima, dove nel 2027 aprirà uno spazio misto da 3mila metri quadri dedicati a retail, beauty, ristoranti e anche al nuovo cinema Odeon.

Un investimento da 50 milioni di euro per la nuova Rinascente Odeon beauty hall, a due passi dal Duomo e caratterizzata da un format raro, se non unico, in Italia, un misto di shopping, intrattenimento, ristorazione e cabine estetiche.

14 deal chiusi nel 2024, di cui 8 con fondi

Secondo Confimprese, nel 2024 sono state annunciate e in larga parte chiuse 14 operazioni finanziarie di retail, di cui 8 nel I semestre 2024 portate a termine dai fondi di private equity per un ammontare di 208 milioni di euro contro i 6 deal per un valore di 69 milioni dello stesso periodo 2023 (dati Aifi 2024) e altre 2 operazioni chiuse dopo il 30 giugno 2024. Ulteriori 4 operazioni sono state annunciate da parte di investitori strategici come Richemont, Miroglio, L’Occitane, Fressnapf.

I deal principali includono Tod’s, Vhernier, Elisabetta Franchi, Trussardi nel fashion, La Piadineria, Fra Diavolo, Temakinho nella ristorazione, Acqua & Sapone, Veralab, Kiko e Dr. Vranjes nella cosmetica / beauty, Animalia e Arcaplanet nel petfood / petcare.

Se i dati del 2024 mostrano una modesta dinamicità, non va tuttavia dimenticato che il 2022 rimane l’anno record per le operazioni private equity e venture capital nel retail con 859 milioni di euro di investimenti a fronte di 31 deal. 

I centri commerciali si consolidano

I volumi di investimento nel retail del primo semestre dell’anno si sono dimostrati in ripresa grazie soprattutto alla componente dei centri commerciali, scenario dove Savills si aspetta una ulteriore ripresa entro la fine dell’anno.

Il quadro è questo: stabili prime rent dei centri commerciali a 950 euro al metro quadro, 35 nuove aperture nel primo semestre e fatturati mediamente stabili rispetto allo scorso periodo dello scorso anno, con una leggera crescita nei centri di media (20.000-40.000 mq) e grande dimensione (> 40.000 mq).

Secondo i dati del Cncc, anche i footfall sono aumentati nel semestre rispetto ai primi sei mesi del 2023 (+1.2%).

Per l’e-commerce una filiera da 133,6 mld in Italia

Per quanto riguarda il commercio elettronico B2c, nel 2024 il valore degli acquisti online di prodotti da parte degli italiani crescerà del +6% e raggiungerà i 38,6 miliardi di euro (PoliMi). 

Per il Btb, sono 33.7milioni di italiani comprano su eCommerce (Netcomm NetRetail 2024),700.000 in più rispetto al 2023) e in totale la filiera dell’e-commerce B2C e B2B in Italia genera un impatto economico di oltre 133,6 miliardi di euro, pari al 7% del Pil.

Gran parte del valore condiviso (il 46,4%) si genera nella fase centrale, ossia quella delle attività degli online seller, che corrisponde a 61,9 miliardi di euro, in crescita dell’8,5% rispetto al 2021.

Il resto del valore è equamente distribuito tra la fase che precede le vendite online (fornitori), che genera 36,6 miliardi di euro (il 27,4% del totale), in crescita dell’8% rispetto al 2021, e occupa 445.400 addetti, in crescita dell’8,7% rispetto al 2021; e la fase che segue la vendita online (supporto alle attività di vendita), che genera 35,1 miliardi di euro (il 26,3% del totale), in crescita del 33% rispetto al 2021.

Oltre 5.00 nuovi punti vendita fisici nel 2024

Lo studio Confimprese Jakala stima 5.580 nuovi punti vendita entro la fine del 2024 pari a una progressione del +6,6%, di cui 3.240 nel II semestre. Bene centri commerciali e negozi di prossimità, indicati come canali prioritari di sviluppo della rete distributiva e dalla totalità del settore abbigliamento-accessori.  Il trend di chiusura di punti vendita dovrebbe risultare debole entro la fine del 2024 pari a circa il 2% rispetto al 2023. 

Il retail si appresta quindi a chiudere l’anno da protagonista, con l’high street che traina, i centri commerciali che si consolidano e il commercio elettronico che sebbene corra da solo, mostra sempre più la sua influenza anche nel comparto della logistica.

“La crescita dei volumi d’investimento nel terzo trimestre del 2024 ha interessato in modo trasversale tutte le principali asset class, nonostante il persistere di un certo attendismo da parte dei capitali core”, aveva affermato Silvia Gandellini, head of capital markets and head of A&T high street di Cbre Italy. “Gli investitori continuano a guardare soprattutto a iniziative value-add, pur rimanendo selettivi nella scelta delle location e dei prodotti su cui investire, prestando grande attenzione ai fondamentali del mercato occupier. Sarà necessario più tempo per un ritorno più consistente degli investitori esteri “core”, ma le prospettive rimangono positive grazie alla riduzione del costo del debito e alla stabilizzazione dei rendimenti”.

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