Progettata da Vincenzo D’Alba dello studio Kiasmo di Lecce, la Casa del Sindaco (Piconese) appartiene alla tradizione costruttiva, ma soprattutto volumetrica e coloristica della Puglia e del Mediterraneo. In essa si possono riconoscere i passaggi progettuali che portano alla riorganizzazione dell’anonima, eppure monumentale, eredità delle masserie salentine.
La vocazione all’unità formale, alla matericità delle superfici, alla cura delle ombre e delle prospettive, fa apparire l’intera costruzione definita da una precisa ricerca volumetrica. Alla apparente “inespugnabilità” delle forme si contrappongono alcuni motivi decorativi, concentrati su piccole superfici, che sembrano instaurare un dialogo con elementi della tradizione romanica e stilemi della cultura araba.
Una architettura che nonostante la classicità dei riferimenti impone una lettura contemporanea della storia: non si trova in essa, infatti, alcun tentativo di compiacimento storicistico, ma al contrario una volontà di tradurre, di volta in volta, il linguaggio del passato in forme e funzioni del presente.
Lo studio delle aperture, dei percorsi e delle prospettive è uno degli elementi essenziali della composizione architettonica di Casa Piconese. Si può infatti notare come l’introduzione di diverse trame di intonaco e l’esaltazione dei giunti permettano una lettura delle superfici frammentaria e funzionale. L’assolutezza dei volumi viene così definita mettendo in contrapposizione la rarefazione dell’intonaco e la visionarietà delle superfici potenti (foto Maurizio Montagna).
di Danilo Premoli – Office Observer