giovedì, Aprile 18, 2024

Venezia e l’Università Iuav per la ricostruzione in Siria

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L’Università Iuav di Venezia si conquista un ruolo centrale per la ricostruzione in Siria: l’ateneo veneto si presenta come hub di discussione e confronto, avviando, attraverso il programma estivo di architettura W.A.Ve. un processo culturale a supporto della rinascita di questo territorio, una volta terminato il conflitto.

L’iniziativa W.A.Ve. 2017, “Syria / The making of the future”, promosso in collaborazione con UN ESCWA, UNESCO e Aga Khan Award for Architecture e sponsorizzato da I-Barbon, mira a richiamare l’attenzione del mondo dell’architettura su un argomento fondamentale, ma ancora poco affrontato.

“L’intento dell’iniziativa – spiega Alberto Ferlenga, rettore e curatore del progetto – è di creare un network importante di architetti, esperti locali e globali pronti ad avviare una riflessione sugli strumenti e sui metodi necessari a stabilire una pratica progettuale della ricostruzione di un luogo devastato dalla guerra. Un’opportunità – prosegue il rettore – per riaffermare l’appartenenza della Siria al patrimonio culturale dell’umanità e la responsabilità cosmopolita della sua ricostruzione. W.A.Ve. 2017 – conclude il rettore – riconferma l’attenzione di Venezia, del tessuto produttivo italiano e dell’Università Iuav verso gli eventi critici del mondo e il loro coinvolgimento sui temi della ricostruzione, conservazione e trasformazione urbana”.

Italia e Siria: rapporti economici un pillole

Prima del conflitto, l’Italia è stata uno dei primi partner commerciali della Siria, per volume di import/export, con esportazioni per 1.973 miliardi e importazioni per 1.473 nel periodo 2011-2014. Damasco e Roma mantengono tradizionalmente buoni rapporti economici, ma più di sei anni di guerra gravano sul sistema produttivo siriano e sugli scambi tra i due paesi.

La perdita di Pil in Siria conseguente al conflitto ha raggiunto i 170 miliardi di dollari mentre il capital loss dello Stato è di 100 miliardi di dollari. L’United Nations Economic and Social Commission for Western Asia (UN ESCWA), che cura il programma economico per la ricostruzione attraverso la National Agenda for the Future of Syria, stima in 200 miliardi l’investimento necessario per tornare ai livelli pre-guerra, una cifra che supera di gran lunga quella prevista dal piano Marshall per l’intero continente europeo, che ammontava a 144 miliardi attualizzati.

UN-ESCWA prevede che il sistema economico siriano, se rimesso in funzione, sia in grado di produrre circa il 40% dei fondi necessari alla ricostruzione, mentre le rimanenti risorse dovranno essere reperite sul mercato internazionale. A scala internazionale si registra un importante fermento e sono numerosi i Paesi con gli occhi puntati sulla Siria.

Ecco che le caratteristiche del sistema economico italiano lo rendono particolarmente adatto ad operare nel processo di rinascita del paese, in una logica di somma di piccoli interventi puntuali. La quantità e diffusione delle distruzioni sul territorio siriano – si calcola che le case distrutte siano circa 1,2 milioni – rende impossibile un’operazione dall’alto, ma suggerisce la necessità di costruire sistemi virtuosi di micro- opere.

La cooperazione internazionale

La ricostruzione della Siria passa anche da una nuova politica di cooperazione internazionale. Ed è alta l’attenzione del Consiglio dell’Unione europea. Dal sito istituzionale si legge che le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno firmato una dichiarazione comune che prevede, per il 2017, aiuti umanitari per 6 miliardi di dollari, a cui se ne sommeranno altri 3,7 per il periodo 2018-2020. Cifre annunciate a seguito della conferenza di Bruxelles del 5 aprile 2017, che ha visto la partecipazione di oltre 70 tra delegati governativi e rappresentanti di Ong attive nei territori.

“L’Università Iuav da sempre ha partecipato rispondendo con attività di primo intervento, di supporto alla conoscenza e di progetto, all’indomani di catastrofi, offrendo in molte occasioni le proprie competenze – ha dichiarato Alessandra Ferrighi, curatrice della mostra – mettendosi a disposizione delle amministrazioni e delle comunità interessate dai disastri”.

L’ateneo veneziano è da sempre impegnato nella trasformazione e nella cura dei territori, nel rispetto dell’ambiente, e, sul versante opposto, nello studio dei cosiddetti urbicidi, le distruzioni deliberate dei patrimoni urbani. Forte della sua esperienza progettuale, l’Università Iuav ha messo a punto una Carta di Venezia della ricostruzione in cui sono individuate le azioni necessarie alla rinascita sostenibile dei luoghi distrutti dalla guerra.

W.A.Ve. 2017 è dedicato a Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani italiani che sono mancati nell’incendio di Londra. Entrambi erano studenti dell’Università Iuav e frequentavano abitualmente i workshop estivi di architettura.

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