Il mercato immobiliare italiano continua ad attrarre l’interesse di investitori e acquirenti stranieri. Il fascino storico-paesaggistico, la qualità della vita in molte aree del Paese e, soprattutto, i prezzi ancora competitivi rispetto ad altri mercati europei, rendono l’Italia una destinazione interessante per chi desidera acquistare un immobile, sia a scopo abitativo che come forma di investimento.
Tuttavia, vendere un immobile a un acquirente non residente in Italia non è paragonabile a una normale trattativa. Richiede competenze specifiche, consapevolezza degli ostacoli burocratici e una buona dose di flessibilità contrattuale. Non è un caso che molti operatori del settore stiano cercando soluzioni capaci di semplificare questi processi, mantenendo al tempo stesso le tutele necessarie per entrambe le parti.
Chi è oggi il “cliente estero”
Il profilo dell’acquirente internazionale è molto più variegato rispetto al passato. Non si tratta più solo di grandi investitori istituzionali o di acquirenti di fascia luxury: sempre più spesso si incontrano professionisti digitali in cerca di una base flessibile, famiglie espatriate, pensionati che desiderano trasferirsi in contesti più vivibili e micro-investitori che puntano a valorizzare immobili in aree semi-centrali o turistiche secondarie. Questa eterogeneità implica esigenze e aspettative molto diverse: è quindi fondamentale offrire processi chiari e digitali e formule contrattuali più elastiche rispetto al modello di vendita tradizionale.
I passaggi chiave per vendere a un acquirente non residente
In questi casi, il primo nodo è di natura documentale. Per portare a termine una compravendita con un cliente non residente, è necessario assicurarsi che l’acquirente disponga di:
• un codice fiscale italiano, ottenibile tramite un intermediario o tramite il consolato;
• un passaporto o documento d’identità valido;
• una dichiarazione di provenienza dei fondi, come richiesto dalla normativa antiriciclaggio;
• un conto corrente in Italia oppure, come alternativa più agile, l’utilizzo di un conto escrow (accordo in cui una terza parte neutrale trattiene fondi o beni durante una transazione, fino al completamento delle condizioni concordate, proteggendo entrambe le parti coinvolte);
• una procura notarile o la nomina di un rappresentante legale per agire sul territorio italiano nel caso in cui l’acquirente non possa essere presente fisicamente durante la procedura di acquisto, al fine di gestire le pratiche burocratiche, fiscali e notarili, o per firmare il contratto di compravendita in caso di impossibilità a presenziare in Italia.
Negli ultimi anni, l’adozione di strumenti digitali ha semplificato sensibilmente la gestione da remoto di questi passaggi: grazie alla firma elettronica avanzata, all’utilizzo di notai digitali e all’intermediazione di agenzie abilitate, molte fasi burocratiche possono oggi essere svolte a distanza.
Le difficoltà principali per chi compra dall’estero
Rimangono tuttavia alcune difficoltà che possono scoraggiare l’acquirente estero, tra questi, i tempi della burocrazia italiana, spesso percepiti come lunghi e opachi, le incertezze fiscali (soprattutto sulla tassazione dei redditi derivanti da locazione) e la questione del cambio valuta, ma soprattutto, l’impossibilità di accedere facilmente a un mutuo se non si ha una busta paga o una posizione creditizia in Italia.
Contratti alternativi: il Rent to Own come leva strategica
In questo contesto, diventa sempre più rilevante l’adozione di contratti alternativi, capaci di offrire un percorso d’acquisto più flessibile. Uno di questi è il Rent to Own (o affitto con riscatto) di Ring33, un modello che si sta diffondendo anche in Italia, non solo per i clienti locali, ma sempre più spesso proprio per gli acquirenti stranieri.
Il Rent to Own risolve in modo efficace due delle principali criticità che incontrano gli acquirenti esteri: la difficoltà di accesso al credito e la necessità di concludere l’acquisto in tempi dilatati.
Questa formula consente all’acquirente di:
• avere subito accesso all’immobile, per utilizzarlo o metterlo a reddito;
• bloccare il prezzo di acquisto, proteggendosi da eventuali aumenti;
• diluire nel tempo l’anticipo, attraverso una quota di canoni che verrà imputata al prezzo finale;
• rinviare la richiesta di mutuo o l’investimento diretto a un secondo momento, con maggiore margine di organizzazione.
Dal punto di vista del venditore, il Rent to Own amplia il bacino di acquirenti potenziali e consente di attivare una trattativa anche con chi, oggi, non sarebbe nelle condizioni di acquistare subito, come nel caso di chi non è residente in Italia. Non solo: permette di valorizzare l’immobile durante il periodo di utilizzo, soprattutto se si tratta di una seconda casa o di un bene da investimento.
Ring33 ha progettato una piattaforma in grado di offrire un percorso completamente digitale e adattabile anche ai non residenti. L’intero processo è pensato per accompagnare il cliente dalla selezione dell’immobile fino alla gestione dei contratti, con supporto personalizzato, interfaccia in lingua, e strumenti di gestione da remoto.
Conclusioni
In un mercato sempre più internazionale, dove la residenza non è più un vincolo, ma la velocità e la trasparenza sono fondamentali, la capacità di offrire strumenti alternativi e soluzioni scalabili è ciò che distingue gli operatori tradizionali da quelli in grado di intercettare le opportunità.
L’Italia resta un Paese ad alto potenziale per chi desidera investire nel mattone, ma è solo fornendo ai clienti giusti il metodo giusto che l’interesse internazionale può tradursi in operazioni concrete.