Il tema della sostenibilità, l’uso dei materiali locali e la collaborazione con gli artigiani del territorio sono i caratteri distintivi che Harry Thaler, interior e product designer di Merano, ha focalizzato nel nuovo Live Merano Camping, riaperto nel settembre 2020 dopo una ristrutturazione radicale che ha interessato i 15.000 mq del campeggio a 4 stelle, del tutto privo di plastica e impegnato nella protezione dell’ambiente.
Il campeggio si trova mezzo alla città ma è immerso nella natura: grandi aree verdi e alberi imponenti si estendono su tutta l’area; la vegetazione è interrotta solo da edifici isolati, che si fondono con discrezione nella natura. La semplicità dell’architettura è intenzionale, non deve distrarre dal panorama circostante delle montagne di Merano. Il concetto progettuale di base, sviluppato dall’architetto meranese Andrea Fregoni, ha previsto edifici a un unico piano e di forma allungata, che ospitano la reception, i servizi, una caffetteria (in posizione centrale); una piscina esterna riscaldata è dotata di solarium e spa (sauna, bagno turco e spogliatoi). I colori predominanti sono bianco e nero, i materiali utilizzati sono legno e vetro locali.
La maggior parte della pavimentazione del complesso è composta per il 95% da porfido di Meltina rossastro e per il 5% da cemento: la combinazione è un esperimento di successo, sviluppato appositamente per l’infrastruttura del campeggio: l’acqua non si accumula in superficie, ma penetra direttamente nel terreno, così da rivitalizzare l’ecosistema. La pietra naturale locale utilizzata si adatta perfettamente al design esterno e si riflette nella cresta del Tschögglberg, chiaramente visibile dal campeggio.
Harry Thaler ha anche progettato aree di seduta individuali sparse per il sito, realizzate con il legno degli alberi che hanno dovuto essere abbattuti per motivi di sicurezza. L’illuminazione del campeggio è stata risolta da circa 60 lampade da esterni che punteggiano l’area: alcune, appositamente disegnate da Thaler, sono state messe in produzione dall’azienda italiana Olev Light. Un’ulteriore luce è “fornita” da un grande albero al centro del complesso e discretamente illuminato da singoli faretti: la luce viene assorbita e riflessa dalle foglie, trasformando le fronde in una “lanterna” dopo il tramonto (foto Gustav Willeit).