Il progetto di Ubik Architecture di Firenze per la cantina vinicola “Il Quinto” di Magliano in Toscana, Grosseto, ha assunto alla base della composizione due vincoli: uno imposto dalla committenza ed uno dalla Soprintendenza: mentre la prima aveva espresso la volontà di rendere virtualmente invisibile l’intero edificio dai casali preesistenti, la Soprintendenza imponeva la necessità di integrare l’intervento con il paesaggio.
Il risultato è un progetto di duemila metri quadrati completamente integrato nella collina seguendone la pendenza, utilizzando la viabilità locale come punto di partenza per quella nuova, dove l’unico elemento visibile dai casali preesistenti è solamente l’ingresso. Il progetto diviene dunque da un lato parte integrante del paesaggio e dall’altro un luogo da scoprire poco a poco, rifuggendo ogni atteggiamento di tipo monumentale.
L’ampliamento si sviluppa su 3 livelli sfalsati tra di loro le cui attività principali sono: tinaia e lavorazione al livello 1; barricaia e stoccaggio al 2; ingresso e uffici al livello 3. La dimensione delle finestrature dei fronti emersi sono dettate dal rispetto della normativa prevista in materia di salubrità nei luoghi di lavoro. L’edificio è collegato da un tunnel totalmente interrato con il corpo di fabbrica esistente.
Gli elementi che caratterizzano la cantina sono sostanzialmente: la facciata, rivestita in pietre a spacco; gli infissi e gli elementi metallici in vista in colore corten, che si integrano con le cromie dell’intorno; le coperture verdi, progettate in modo da garantire gli spessori adeguati per piantumare essenze arbustive locali ed autoctone, evitando le specie a verde intensivo che poco si adattano ai colori ed alla stagionalità delle campagne circostanti.
Il manto delle strade e dei piazzali di manovra, realizzati in depressione rispetto all’orografia, così da poter essere schermati con essenze vegetali, saranno in ghiaia stabilizzata per garantire la carrabilità del manto stesso e l’ottimale rispondenza alla volontà di integrare i nuovi percorsi con quelli rurali esistenti.
di Danilo Premoli – Office Observer