Sono essenzialmente due le applicazioni realizzate attraverso la tecnologia blockchain già utilizzabili per l’immobiliare. “La prima – spiega Gabriele Tamburini, manager Deloitte – riguarda il mondo del crowd, e in particolare la crowd-onership (la proprietà condivisa, ndr) delle proprietà immobiliari”.
La seconda, senz’altro più innovativa e potenzialmente disruptive, “si basa sull’idea di un passaporto digitale dell’edificio e della possibilità attraverso una tecnologia di tipo blockchain di passare la proprietà dell’edificio da un soggetto all’altro e di firmare contratti di lease tra soggetti diversi all’interno di un network – spiega Tamburini, che conclude – Le possibili evoluzioni di questa tecnologia, comunque, sono enormi e in questo momento solo in parte immaginabili”.