Il complesso “Le Querciole” a Barberino, recuperato dallo studio Ora Architetti di Filippo Martini e Flavio Bonsignore, è composto da un edificio principale e da due corpi secondari che hanno caratteristiche diverse dal volume originario: per il primo si è trattato di un risanamento conservativo (art.74 RE), mentre per gli altri due di ristrutturazione edilizia (art.75 RE).
Il volume principale è stato oggetto di un intervento attento, oculato, sensibile, con l’obiettivo di mantenere inalterata la lettura architettonica e decorativa dello stesso, nonostante la sua nuova destinazione ad abitazione. Le murature, oggetto di consolidamento con sottofondo a travi rovesce su vespaio aerato, sono rimaste portanti, con uno spessore di oltre 50 cm di pietra, completate con un cappotto interno in fibra di legno e una parete con intercapedine d’aria per il passaggio degli impianti; tutto rifinito con pannello di fibrogesso intonacato. La lettura dell’intervento risulta razionale e chiara: le facciate esterne simmetriche, lo spazio interno permeabile, la luce che può attraversare longitudinalmente l’intero.
Qui trovano spazio gli ambienti della zona giorno (ingresso e soggiorno a monte, cucina e pranzo a valle) e un soppalco adibito a camera; il soppalco, in acciaio, evidenzia le diverse epoche realizzative, quella del manufatto originario e quella contemporanea, grazie anche alla posizione interna dei pilastri che lo sostengono. Il tetto, come in origine a falde non simmetriche, ripropone la copertura tradizionale con orditura in legno. Le pareti esterne, completamente in pietra, non tradiscono la natura strutturale, mentre internamente i paramenti sono intonacati e rivestiti come nel caso della cucina.
I volumi secondari, visto lo stato di degrado, la presenza di porzioni crollate e soprattutto alla luce della loro composizione architettonica generale poco riconducibile ai caratteri tipologici dell’edilizia tradizionale, sono stati oggetto di ristrutturazione edilizia che ha previsto la sostituzione delle parti strutturali non recuperabili e la loro ricostruzione fino ad un massimo della stessa volumetria. Le aperture caratterizzanti i due volumi hanno sguanci laterali di diversa profondità che contribuiscono a rendere plastici i due corpi. L’immagine finale si compone quindi di due semplici volumi geometrici che non alterano o sovrastano la forza espressiva dell’attiguo storico volume principale in pietra.
Per quanto riguarda le aree esterne, le superfici sono state lasciate a verde o sistemate con ghiaia battuta, comunque permeabile totalmente; è stata recuperata l’aia in mattoni e pietra già oggi presente e in gran parte ricoperta da vegetazione infestante, mentre le essenze arboree sono state arricchite da ulteriori olivi, viti e cespugli di erbe aromatiche autoctone.
di Danilo Premoli – Office Observer