Salvagnini Campus: il manifesto dell’Industria 4.0

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Firmato da Traverso-Vighy Architetti, Giovanni Traverso e Paola Vighy, il Salvagnini Campus è composto da una serie di nuovi edifici energeticamente autonomi, interconnessi attraverso percorsi e assi visivi all’interno dell’ampio parco pubblico non recintato. Un complesso di edifici di un’azienda multinazionale (specializzata in sistemi robotizzati per la produzione flessibile di oggetti in lamiera) pensato per essere in continuità con il paesaggio veneto nel quale è inserito e socialmente aperto alla comunità locale.

La sua costruzione ha seguito un processo di rigenerazione, dove nuovi edifici leggeri e reversibili hanno sostituito precedenti manufatti industriali; la struttura è stata ragionata secondo principi museali: flessibilità nel layout espositivo, sistemi di illuminazione d’accento e fondali tessili intercambiabili. Spazi aperti e alberati hanno contribuito alla mitigazione e alla “ricucitura” con l’ambiente agricolo e collinare circostante.

I metodi costruttivi dell’edificio si rifanno alla filosofia dell’Industria 4.0, una struttura prefabbricata mirata all’economia delle risorse e in cui ogni componente, assemblato a secco, deriva da un processo di produzione digitale: lamiere e profili tubolari tagliati al laser, pannelli in Xlam lavorati a controllo numerico, architettura tessile. Un metodo costruttivo modulare e pensato per essere reversibile e riciclabile a fine vita.

“L’esperienza dei visitatori e il benessere degli utilizzatori – dichiarano i progettisti – sono stati gli elementi guida del progetto. Il percorso di visita inizia nel verde del parcheggio e si eleva poi sullo spazio della reception, luogo di attesa sospeso sul paesaggio e di unione tra i due edifici principali che hanno funzione di showroom ed Academy, luogo degli incontri commerciali, della formazione e della cultura legata al mondo di Salvagnini”.

L’Academy è il punto di scambio tra l’azienda e i visitatori: al suo interno le sale riunione e i posti di lavoro sono organizzati per massimizzarne privacy e spazio individuale, pur condividendo viste su paesaggio e sulla piazza comune.

di Danilo Premoli – Office Observer
Archivio Architettura
 

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