Il libro “IN/ARCH 1998-2018” racconta gli ultimi venti anni di impegno per l’architettura: con questa pubblicazione IN/ARCH, istituto fondato nel 1959 da Bruno Zevi, ripercorre un lungo cammino, illustrando alcune delle tante iniziative organizzate dall’istituto, sia a livello nazionale che territoriale. Un lavoro ispirato sempre da una profonda convinzione: l’architettura è, o dovrebbe essere, un fattore determinante per la qualità della vita dei cittadini e per il progresso competitivo e tecnologico di un Paese.
Il volume, curato da Beatrice Fumarola, Massimo Locci e Francesco Orofino, è stato presentato in occasione di un recente convegno a Roma e intende essere un’occasione per rilanciare i temi dell’architettura, della città, dei territori, della qualità delle trasformazioni fisiche dei nostri ambienti di vita. Senza un’intelligente gestione del territorio, un’articolata rete di infrastrutture e servizi, la competitività di un Sistema Paese resta un’illusione. Abbiamo sotto i nostri occhi l’enorme costo economico e sociale derivato da una mancanza di qualità del territorio. Siamo dunque tutti convinti che questo problema rappresenta una vera e proprio emergenza per l’Italia.
Il presidente di IN/ARCH Andrea Margaritelli ha posto in evidenza i temi sui quali l’istituto è fortemente impegnato. Il primo riguarda il ruolo sempre più strategico della cultura del progetto nel processo di sviluppo della città contemporanea. Parliamo però di progettazione integrata, che non può più limitarsi alla visione strettamente architettonica o urbanistica, ma deve necessariamente abbracciare ambiti sempre più larghi e correlati: quelli che vanno dall’ecologia, medicina, scienze agrarie e botaniche, ingegneria dei trasporti, automazioni, fino alla comunicazione, marketing territoriale e city branding.
Una seconda riflessione riguarda il ruolo sempre più strategico destinato ad essere assunto dalle infrastrutture, su diversa scala: “Per evitare che la tendenza alla concentrazione nelle città porti ad implosione – nota Margaritelli – occorre garantire, specie in un Paese con la specifica natura fisica, storica e culturale dell’Italia, il funzionamento, oltre che delle aree metropolitane anche delle cosiddette città diffuse o reticolari, oltre che dei territori interni”.
di Danilo Premoli – Office Observer