sabato, Aprile 27, 2024

Rics getta lo sguardo sul futuro della città

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La rapidità con la quale il mondo sta cambiando impone nuove sfide alla società: economiche, ambientali, sociali, tecnologiche. Siamo pronti ad affrontarle?

A questa domanda prova a rispondere il programma Rics Futures, che è stato presentato oggi durante un convegno che si è tenuto a Milano, presso la Unicredit Tower Hall.

Il programma Rics Futures esplora ed analizza gli impatti dei principali fattori di cambiamento fino al 2030, dall’urbanizzazione di massa alla crescita della classe media globale, dall’emergere del real estate come asset class alla promessa rivoluzionaria dei big data.

Bastano alcuni numeri per definire in modo immediato e intuibile l’importanza dei temi sul tavolo e la portata dei trend che stanno ridefinendo dimensioni, aspetto e connessioni del mondo dove viviamo e lavoriamo.

  • La popolazione mondiale, di poco superiore a 2 miliardi nel 1950, è passata a più di 6 miliardi nel 2015 e, secondo le stime dell’Onu, supererà quota 9 miliardi di individui entro il 2050. A sconvolgere il mondo conosciuto non sono però solo i numeri assoluti, ma anche quelli che riguardano distribuzione e densità della popolazione. Nel 1950 vivevano in città il 30% delle persone al mondo, oggi i cittadini sono il 54%, mentre nel 2050 saranno il 66%: in altre parole 6,3 miliardi di persone vivranno in città.
  • Dal punto di vista economico, secondo dati Ocse, la classe media a livello globale raddoppierà a 4,9 miliardi di individui, ognuno con la propria propensione al consumo, al risparmio e agli investimenti.
  • Il mattone occuperà un ruolo centrale nell’evoluzione di questi cambiamenti. A cominciare dal settore edilizio. Il valore del costruito passerà dagli attuali 9mila miliardi di dollari a oltre 15mila miliardi nel 2025, con una crescita di oltre il 70% in soli 10 anni. Già oggi, peraltro, la ricchezza immobiliare rappresenta il 70% della ricchezza patrimoniale globale.
  • Per governare tali cambiamenti e le forti ineguaglianze che una crescita così tumultuosa potrebbe generare, sarà necessaria una gestione oculata delle risorse. Entro il 2030 si calcola che vi sarà necessità a livello globale del 50% di cibo in più, del 45% di energia in più e del 30% di acqua potabile in più di quanto a disposizione nel 2012. Sempre entro il 2030, secondo quanto stimato da McKinsey, saranno necessari investimenti in infrastrutture per 57mila miliardi di dollari.
  • I cambiamenti climatici imporranno un nuovo modo di costruire e di abitare.
  • Anche i mutamenti sociali giocheranno un ruolo importante: la vita media si allunga e con essa aumenta la speranza di vita, le famiglie tendono a farsi più piccole, l’evoluzione dei trasporti ha rimpicciolito il mondo, il lavoro è sempre più condiviso, le nuove tecnologie diventano pervasive, le persone saranno sempre più interconnesse, la sharing economy cresce.

Per garantire la futura sostenibilità ci sarà sempre più bisogno di professionalità qualificate e affidabili, in grado di reagire rapidamente e con efficacia al cambiamento. Tutto ciò vale anche per i professionisti dell’ambiente costruito.

Il programma sviluppato con Rics Futures ha portato a individuare sei aree in cui è necessario intervenire nei prossimi anni per rispondere a queste domande sociali, economiche e commerciali.

Si tratta di:

  1. Vincere la guerra dei talenti – Dare supporto ai datori di lavoro per attirare e trattenere un pool diversificato di talenti per gestire il business del futuro.
  2. Mantenere un’impostazione etica al centro dell’attività – Incentivare l’istruzione e gli standard di valutazione comuni al fine di promuovere un comportamento etico nel settore dell’ambiente costruito.
  3. Favorire l’abbraccio tra dati e tecnologia – Sviluppare alleanze strategiche con aziende e organizzazioni in prima linea nell’innovazione tecnologica, e consigliare i professionisti su come integrare e beneficiare delle nuove tecnologie e dei nuovi modi di lavorare che esse favoriscono.
  4. Creare città di successo e sostenibili – Migliorare la gestione della città attraverso una consulenza professionale; utilizzare al meglio la leva finanziaria per implementare lo sviluppo e integrare tutti gli aspetti della sostenibilità nelle pratiche di pianificazione e utilizzo del suolo.
  5. Sfruttare le nuove opportunità – Creare una professione più dinamica, in grado di rispondere in tempo reale ai cambiamenti del mercato e della società in cui opera.
  6. Favorire lo sviluppo di una leadership forte – Costruire una voce credibile nel confronto con il governo sui temi della terra e dell’ambiente costruito.

Sul tema dei dati e della tecnologia, nonché sulla necessità di un uso coordinato e finalizzato dei big data per la gestione efficacie ed efficiente dell’ambiente costruito si è concentrato, durante il convegno milanese, l’intervento di Claudio Carnevali, ceo di Iomote, piattaforma IoT (sensori e software) ideata per rendere più intelligenti le strutture commerciali, che ha commentato: “Gli oggetti connessi hanno cambiato notevolmente le nostre vite, rendendo molte operazioni quotidiane più semplici. Ora è tempo di pensare alle nostre facilities, compresi gli edifici, che stanno continuando a sprecare troppe risorse a causa della mancanza di dati”.

Rafi Dalla Torre, chief scientist & head of algorithms per StoreSmarts, società di business intelligence nel campo del retail analytics, ha commentato: “Negli ultimi anni le tecnologie di Indoor positioning systems (Ips) e la location analytics hanno rivoluzionato la nostra capacità di leggere e interpretare i movimenti delle persone e delle cose all’interno dell’ambiente costruito. Si tratta di uno sviluppo che cambierà radicalmente lo spazio in cui viviamo e lavoriamo, trasformando ogni location in una smart location”.

Le conclusioni del convegno sono state tirate da Marzia Morena, presidente di Rics Italia, che ha voluto sottolineare come “supportare la crescita dei talenti per generare professionisti preparati, aggiornati e rigorosi è uno dei principali obiettivi che il settore immobiliare si deve dare guardando al proprio futuro. Bisogna attrarre la prossima generazione – ha proseguito Morena, insistendo sull’aspetto pedagogico e culturale che un’istituzione come Rics deve tenere presente per il proprio futuro e per quello dell’ambiente che ci circonda – favorendo l’inclusione nel sistema formativo e, a seguire, nel mondo del lavoro”.

Il metodo non può che seguire dettami scientifici: “L‘approccio deve essere rigoroso, etico e, soprattutto, sinergico. La visione deve essere ampia: è ora di mettere da parte comportamenti miopi e provinciali, affrontare e guardare a un mercato globale, parlare la stessa lingua pur arrivando da luoghi ed esperienze diversi”. Da questo punto di vista sono fondamentali “strumenti di comunicazione condivisi basati su standard di misurazione, costruzione, valutazione e, non ultimo, etica internazionali utilizzati e riconosciuti a livello globale”.

Dal punto di vista dei temi del futuro, “saranno sempre più centrali sostenibilità nella pianificazione e nell’uso del territorio, della costruzione e, soprattutto, della gestione del costruito: solo così le città future potranno svilupparsi con successo”.

Un ultimo importante obiettivo – ha concluso Morena – dovrà essere quello di costruire le capacità di gestione dei dati tra i professionisti, promuovendo l’uso delle nuove tecnologie per integrare tutto il settore dell’ambiente costruito e generare nuove strade per la creazione di valore”.

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