All’indomani dell’attacco più potente mai sferrato dall’esercito russo in un solo giorno sul territorio ucraino, si apre una finestra di speranza con un evento organizzato a Roma: la Conferenza sulla Ripresa dell’Ucraina 2025 (URC2025).
Evento coorganizzato dall’Italia e dall’Ucraina, con il coinvolgimento di governi, parlamenti, organizzazioni internazionali, imprese, comunità locali e società civile. Un unico filo rosso a guidare i lavori, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la mobilitazione al sostegno e agli investimenti internazionali per la ripresa, la ricostruzione, le riforme e la modernizzazione.
La ripresa seguirà quattro pilastri fondamentali. A muovere la ricostruzione sarà la dimensione europea, con l’adesione all’Ue dello Stato ucraino e le riforme correlate, il cui contenuto garantirà altre tre dimensioni: quella imprenditoriale, si parla già di circa 500 imprese italiane pronte a dare il loro contributo, a dimostrazione del fatto che il privato accanto alle istituzioni è pronto a impegnarsi per il rifacimento delle infrastrutture civili, ancora oggi nel mirino dei raid russi. Le riforme promosse dalla dimensione europea garantiranno inoltre la dimensione umana e la dimensione locale-regionale.
La ricostruzione green dell’Ucraina
In vista dell’incontro promosso dall’Italia e dall’Ucraina, l’Ance ha organizzato il convegno The Green Reconstruction of the Ukraine, Challenges, Opportunities and Case Studies for Ukraine’s Green Reconstruction, insieme a Cbu (Confederation of builders of ukraine), alle Federazioni europee delle costruzioni, alla Fiec (European Construction Industry Federation) e all’Eic (European International Contractors).
Secondo il Rapid Damage and Needs Assessment (valutazione dei danni diretti alle infrastrutture e agli edifici elaborato dal Governo ucraino, dalla Banca Mondiale, dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite), ammonterebbe a 506 miliardi di euro il costo totale della ricostruzione. il danno diretto accumulato ha raggiunto i 170 miliardi di euro. I settori più colpiti sono l’edilizia residenziale, con oltre il 13% del patrimonio abitativo distrutto o danneggiato e più di 2,5 milioni di famiglie coinvolte.
Durante il convegno, tenutosi presso la sede dell’Ance, i relatori hanno presentato dei case studies di progetti già attivi sul territorio ucraino. Per esempio, attraverso la creazione di piani regolatori, le imprese protagoniste hanno cercato di armonizzare gli edifici esistenti con due necessità: da una parte ricostruendo da zero nelle zone più colpite dai bombardamenti, demolendo totalmente gli edifici, dall’altra recuperando altrettanti edifici per ripararli ed infine riconsegnarli alle comunità. Il tutto seguendo canoni eco sostenibili, come il risparmio di impronta di carbonio del 70%.
Un’altra questione sollevata nel corso del convegno è stato l’intervento di Margherita Galli, in rappresentanza del Green Building Council Italia, un’organizzazione no-profit impegnata nella promozione della cultura di edifici sostenibili. Il progetto in questione, affrontato da stakeholder italiani e ucraini, riguarda la gestione dei detriti attuando tutte quelle misure necessarie per una rimozione sicura, uno smaltimento e il successivo riutilizzo degli stessi.
Nello specifico, Galli ha elencato i pacchetti di interesse per le aziende italiane: le infrastrutture e il contesto urbano, mappando lo stato attuale dell’area per monitorare la presenza di detriti, lo sviluppo delle metodologie per la gestione dei materiali, la creazione di siti pilota e hub rigenerativi per il riciclaggio delle macerie e per la loro successiva trasformazione in nuovi materiali. Infine, l’ultimo pacchetto di interesse riguarda lo sviluppo delle capacità ed il trasferimento delle conoscenze, condividendo le soluzioni innovative e le competenze tecniche tra le città europee e ucraine.