Riaprire i navigli, il mondo del real estate dice sì

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Riportare Milano a essere una città d’acqua. L’idea, nata a cavallo dell’Expo 2015 con il tema delle vie d’acqua, ha guadagnato nel tempo energia e raccolto favori; tanto da diventare argomento di campagna elettorale per le scorse comunali. Certo, realizzare un’opera del genere non è facile, anche perché passare dalla fascinazione storica ed estetica che l’iniziativa esercita sull’opinione pubblica al rebound causato da disagi e disservizi per i lavori è un rischio politico per qualsiasi amministrazione. Eppure, il mondo del real estate pare concorde nel giudizio positivo.

Sette operatori del mondo immobiliare su dieci giudicano la riapertura dei navigli come un valore aggiunto per Milano. Il dato è emerso dal sondaggio Milano oggi, domani e dopodomani condotto da Sigest in occasione dell’evento di presentazione della ricerca Residenziale a Milano: mercato immobiliare e trend emergenti che si è svolto nei giorni scorsi.

Milano è una città in pieno fermento e il settore immobiliare è uno dei primi a rendere visibile quanto il tessuto urbano si stia rigenerando e cambiando la sua forma per andare incontro a nascenti esigenze di vivibilità e servizi, tenendo inoltre in conto le grandi trasformazioni richieste dagli operatori internazionali che si affacciano sul mercato Milanese post Brexit.

I numeri del sondaggio

Il sondaggio tra gli addetti ai lavori ha posto l’accento sulle iniziative e sui trend della città, come appunto i progetti post Brexit, la rigenerazione di Città Studi e la riapertura dei navigli.

E proprio la riapertura dei navigli a evidenziare notevole interesse da parte degli operatori del settore che si schierano chiaramente all’interno del dibattito contemporaneo. Infatti, il 69% degli intervistati valuta positivamente il progetto, che rappresenta un valore aggiunto per Milano. Il restante 31% invece vede con scetticismo l’iniziativa considerando i possibili lavori invasivi e costosi senza alcun beneficio concreto.

Altra riflessione emerge sull’area Città Studi, interessata da importanti interventi urbanistici di cui sarà necessario nel breve periodo identificare la destinazione d’uso. Anche su questo argomento la maggioranza, del 69%, ritiene che la ristrutturazione prevedrà principalmente la creazione di uffici e abitazioni, un quarto degli intervistati invece considera più probabile un mix tra settore pubblico e amministrativo.

Per quanto riguarda l’accesa discussione in merito alla Brexit quasi tutto il campione (l’84%) è molto positivo a riguardo, rappresentando di per sé un trampolino per la città di Milano.

Risposte più variegate invece per quanto riguarda le criticità che non permettono l’affermarsi della locazione residenziale come nuovo asset class. Per il 20% degli intervistati la fiscalità e per il 20% la difficile gestione della morosità svettano al primo posto nella classifica delle motivazioni. A seguire, per il 10% la legislazione in senso lato rappresenta un sostanziale fattore critico. Altri elementi evidenziati come negatività sono: la mancanza di prodotto, la gestione e la disponibilità di dati.

“Milano cambia, si evolve e noi tutti abbiamo la possibilità di essere parte di questo incredibile processo. Il valore del cambiamento si determina dall’importanza e dalla lungimiranza adottata nell’ideare le diverse iniziative in atto sul territorio urbano per la comunità tutta – commenta Vincenzo Albanese, ceo Sigest – Un contesto questo dove la locazione residenziale è un punto determinante della discussione, da cui emerge chiaramente il bisogno di strutturarsi quanto prima al fine di andare incontro a una domanda di affitti brevi in costante crescita, non solo in chiave turistica”.

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