Il progetto firmato dall’architetto Vincenzo Latina, già Medaglia d’Oro Architettura Italiana 2012 e Premio Architetto Italiano 2015, compie una rilettura di alcuni valori e significati dell’isola di Lampedusa. La cava tra Cala Francese e Punta Sottile rappresenta un peculiare sistema ambientale di grande valenza paesaggistica e naturalistica: situata nelle vicinanze dell’area aeroportuale, è di fatto il lembo di terra più a sud di Lampedusa e pertanto d’Europa.
La peculiare conformazione dell’area di scavo la rendono un luogo di per sé carico di bellezza. I tagli, residui delle estrazione dei blocchi, hanno lasciato, in modo diffuso, un sistema di segni presenti sia al suolo, sia sulle pareti, ciclicamente invasi tra le fessure da minute specie vegetali. Il progetto si inserisce nella scia di una pratica che coniuga vari tipi d’intervento: il restauro ambientale, la riqualificazione territoriale, la valorizzazione socio-culturale ed economica e può diventare un luogo di importante valenza turistica. E nel frattempo rispettoso del delicato carattere del luogo, che ha anche un alto valore simbolico quale punta estrema a sud dell’Europa verso l’Africa, snodo di flussi migratori e di incontro di popoli e culture diverse. Il disegno prevede interventi mirati che riguardano l’inserimento di innesti contemporanei minimali: il nuovo ha un carattere essenziale, asciutto, così da interpretare l’area, esaltarla efficacemente affinché diventi un peculiare luogo dell’isola.
È prevista la collocazione all’interno della cava di una delle barche dei migranti temporaneamente sequestrate presso il campo sportivo, sottoposta a trattamento di carbonizzazione delle superfici a vista quale efficace protettivo del legno che conferisce astrattezza all’oggetto, restituendo un carattere atemporale, una muta testimonianze dei popoli che nei millenni hanno solcato il Mediterraneo.
Il Memoriale è un luogo della cava dedicato alla riflessione, alla contemplazione, alla meditazione, alla preghiera di tutte le religioni e le professioni di fede, laici compresi: uno spazio della memoria che evoca le speranze, le ansie e i drammi di un’umanità in fuga. Si prevede di realizzare sulla parete perimetrale sud-est della cava un numero di fori (del diametro variabile da 100 mm a 50 mm) corrispondenti alle vittime, bambini e adulti, del tragico naufragio del 3 ottobre al largo dell’Isola dei Conigli a Lampedusa: 368 morti accertati e 20 dispersi.
I 388 fori sulla parete a contatto con il mare, quella più scura, sembrano delle bolle d’aria nell’acqua che cercano di raggiungere la superficie e poi il cielo. Ogni 3 ottobre, all’imbrunire e per tutta la notte, con una cerimonia, i fori si accenderanno con dei lumini a cera, diventando simili a stelle delle costellazioni. La perdita, il foro nella parete, diventa presenza, diventa luce.
di Danilo Premoli – Office Observer