Post sisma: il centro parrocchiale di Reggiolo premiato all’In/Arch ’23

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Mab arquitectura comunica che il progetto del nuovo centro parrocchiale di Reggiolo si è aggiudicato il premio In/Arch 2023 come migliore opera di architettura in Emilia Romagna: “per la capacità di configurare su scala urbana il nuovo complesso e i suoi spazi aperti, in relazione alla struttura preesistente, con scelte appropriate sia nella dimensione volumetrica sia nell’impianto a corte che integrano e completano il tessuto esistente”.

Frutto di un concorso a inviti indetto dalla diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, il nuovo centro parrocchiale di Reggiolo, andato distrutto durante il terremoto del 2012, è rinato grazie al progetto firmato dallo studio guidato dagli architetti Floriana Marotta e Massimo Basile, nato nel 2004 a Barcellona e con sede a Milano dal 2014, vincitore del concorso nel 2016. Risultato di un’azione partecipativa, il bando comprendeva anche istanze e suggestioni provenienti dalla comunità, in un percorso di ascolto e confronto attivo che ha coinvolto gli stessi architetti nello sviluppo delle varie fasi di lavoro.

Il nuovo centro parrocchiale è incentrato su un’idea di comunità che ritrova i propri valori fondanti negli spazi aperti e d’incontro, intorno a un edificio dalla forte identità e capace di ricucire i tessuti connettivi tra la chiesa, le aule, l’oratorio e i vari spazi che gli appartengono. Il progetto mixed-used di Mab arquitectura nasce dall’esigenza di restituire alla città di Reggiolo gli spazi parrocchiali distrutti, ma diventa anche un’occasione per ridefinire l’intera organizzazione urbana di quell’area.

Attraverso un masterplan che ha previsto una demolizione parziale delle strutture esistenti e la ricostruzione di un nuovo edificio – un volume leggero e vetrato, molto compatto, sviluppato su due piani nel rispetto delle altezze del contesto – gli architetti hanno ricavato una serie di cortili destinati a creare nuove relazioni spaziali tra la chiesa di S. Rocco e il centro parrocchiale, e a favorire le connessioni tra la parte pubblica a ovest, e la parte privata a est, dove è stata collocata la casa canonica. In continuità, seppur autonome e contraddistinte ognuna da un proprio vano scala, le due zone occupano le due ali opposte della pianta: gli spazi parrocchiali si sviluppano al piano terra dove si trovano anche il grande ingresso, il salone parrocchiale e il bar, mentre al primo piano ci sono vari spazi polifunzionali, tra cui dieci aule didattiche per la catechesi; la casa canonica invece si sviluppa interamente al primo piano, al di sopra della zona uffici, e ospita cinque alloggi privati.

Essenziale nella sua purezza formale, il complesso di Reggiolo rievoca caratteri tipici della tradizione religiosa: dalla pianta quadrata ai cortili esterni che si susseguono in successione ad evocare i chiostri, letti da Mab arquitectura come elementi di forte valore simbolico nell’iconografia cattolica e come luoghi rassicuranti di ritrovo della comunità.

Lo spazio del Centro parrocchiale è infatti organizzato intorno a un primo cortile, più intimo e raccolto, definito dal nuovo oratorio e dalla Chiesa di S. Rocco, valorizzata dagli architetti mettendo a nudo la facciata laterale pur mantenendo, attraverso la sagrestia, un collegamento con il nuovo innesto; e un secondo cortile-chiostro, definito dall’edificio dell’oratorio, su cui si affacciano tutte le funzioni del piano terra: uno spazio ideale per eventi o feste all’aperto, in linea con le richieste emerse dalla progettazione partecipata.

Il nuovo complesso edilizio è stato progettato per la certificazione di Classe A e si costruisce intorno a tre materiali: il corten, il vetro e l’intonaco bianco. Il registro cromatico e materico è leggibile all’interno e all’esterno, senza soluzione di continuità ed è richiamato dagli elementi verdi presenti nello spazio raccolto dei chiostri. Le ampie vetrate massimizzano l’ingresso della luce nelle varie stanze, dando corpo e valorizzando una trasparenza visiva che permette di leggere la sequenza delle corti fino ai campi sportivi. La copertura inclinata a compluvium è realizzata interamente con struttura in legno, visibile in tutti gli spazi del primo piano.

“La ricostruzione post-sisma è certamente la risposta a un’emergenza, ma allo stesso tempo è necessaria la definizione di strumenti di rigenerazione che sappiano interpretare i bisogni di una comunità resa così fragile di fronte alla perdita dei propri punti di riferimento”, spiegano gli architetti Floriana Marotta e Massimo Basile. E sottolineano: “Spesso l’architettura diventa scenografia e si fa portatrice di un racconto capace di testimoniare la sua funzione: con il nostro progetto abbiamo proprio cercato di restituire a questo luogo la sua funzione sociale, creando nuove connessioni spaziali e relazionali atte a far ritrovare un senso alla comunità di Reggiolo, e un’opportunità da cui ripartire per riscrivere il futuro

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