I dazi annunciati da Trump in occasione del Liberation Day hanno scosso profondamente i mercati finanziari globali. La situazione rimane estremamente mutevole, con gli investitori che cercano di metabolizzare la portata storica dei dazi e i responsabili politici di tutto il mondo che si preparano a rispondere nei prossimi giorni, settimane e mesi.
Il 2 aprile, l’amministrazione Trump ha annunciato dazi più elevati, in media del 16% circa, per tutti i principali partner commerciali (ad eccezione di Messico e Canada), portando l’effettiva aliquota tariffaria complessiva degli Stati Uniti a circa il 27%. Secondo le nostre stime, con questi aumenti, l’impatto complessivo dei dazi sulla crescita economica degli Stati Uniti dall’inizio dell’anno è pari al -1,7%. Prevediamo che quest’anno i dazi aggiungeranno il +2,0% all’indice Pce core, il barometro dell’inflazione preferito dalla Federal Reserve. Secondo i dati di febbraio, gli ultimi disponibili, il tasso annualizzato core Pce era del 2,8%.
Per quanto riguarda i tassi di interesse, le prospettive indicano ora ulteriori tagli da parte della Fed (per un totale di 6-7 tagli nel biennio 2025-2026, contro i 4 della nostra stima precedente), e un rendimento più basso dei Treasury Usa a 10 anni entro la fine dell’anno (4% contro il precedente 4,5%). A livello globale, prevediamo una crescita economica più lenta, ulteriori tagli dei tassi da parte della Banca Centrale Europea e della Banca del Canada e dazi di ritorsione contro gli Stati Uniti.
Tutto questo cosa comporta per l’economia e l’inflazione? Stimiamo che l’impatto collettivo di tutti i dazi annunciati dall’inizio dell’anno sarà negativo per la crescita del Pil reale degli Stati Uniti, per un valore pari a -1,7%. Per quanto riguarda l’inflazione, stimiamo che a causa dei dazi l’indice Pce core crescerà del 2,0% nel 2025 (a febbraio, il dato più recente disponibile, era pari al 2,8%). La disoccupazione, nel frattempo, aumenterà probabilmente dello 0,6% in più di quanto sarebbe avvenuto senza i dazi. Il tasso di disoccupazione di marzo, secondo gli ultimi dati sui salari del settore non agricolo della scorsa settimana, è leggermente aumentato al 4,2%. La crescita dell’occupazione, almeno a marzo, ha superato le stime, ma il rapporto non ha distratto il mercato dalle notizie sui dazi. Queste previsioni inoltre non riflettono le incognite attuali, come i dazi di ritorsione o altre azioni dei partner commerciali, oppure l’impatto di un’ulteriore decelerazione economica degli Stati Uniti guidata dalla continua incertezza.
E per la Fed e i mercati? Poiché i dazi annunciati finora sono più elevati di quanto previsto, riteniamo che il rischio tenda ora verso ulteriori tagli dei tassi entro la fine dell’anno. Il focus del dibattito su ulteriori tagli, tuttavia, si è spostato dall’inflazione alla decelerazione della crescita. In particolare, la nostra guidance ponderata per la probabilità è aumentata da un totale di quattro tagli della Fed nel 2025 e 2026 a 6,6 tagli, mentre la nostra valutazione del fair value per il rendimento del Treasury Usa a 10 anni è scesa dal 4,5% al 4,0%.
Tra le asset class, le azioni con un profilo più difensivo – che in un contesto come quello attuale sono quelle con meno entrate legate al commercio globale – potrebbero resistere meglio alla tempesta dei dazi rispetto ad altre aree del mercato. Le società dividend grower dovrebbero continuare a beneficiare della flessibilità del capitale e della solidità dei bilanci per contribuire a mitigare le pressioni sui costi. Anche le società di infrastrutture sembrano resilienti, poiché i loro ricavi provengono da contratti a lungo termine o concessioni che utilizzano i loro asset materiali per fornire servizi essenziali per i quali la domanda è generalmente stabile anche in contesti economici difficili.
Anche i mercati privati, compresi quelli del credito, il settore immobiliare e il debito e l’equity infrastrutturali, tendono a essere più isolati dalla volatilità macroeconomica. Sebbene i potenziali risvolti per il reddito fisso siano molteplici, riteniamo che la duration continuerà a essere uno strumento di diversificazione efficace rispetto alle azioni in questo mercato, offrendo opportunità per trarre vantaggio da rendimenti storicamente elevati.
A cura di Saira Malik, head of equity and fixed income, chief investment officer di Nuveen.