Moor: “Il legno è linguaggio e materia viva: è da qui che nasce il nostro design”

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Design, architettura e falegnameria: sono queste le tre anime di Studio Giacomo Moor, studio di architettura d’interni e design con una falegnameria, fondato nel 2009 dal designer milanese Giacomo Moor. Con oltre 20 persone tra dipendenti e collaboratori, lo studio si distingue per la sua capacità di coniugare i linguaggi innovativi del design con la sensibilità artigianale più classica, dando vita a progetti multidisciplinari che esplorano il rapporto tra materia, funzione ed estetica.

L’approccio di Moor si basa su una visione dove il processo creativo e produttivo non sono mai separati, ma dialogano costantemente in un rapporto di necessità reciproca: progettisti e falegnami lavorano infatti fianco a fianco in un continuo scambio tra tecnica e intuizione. Ed è proprio questa la filosofia che definisce l’identità dello studio, che consiste nell’integrazione di elementi diversi. Ma qual è la scintilla che ha dato inizio a tutto questo? E che cosa rappresenta il legno nel design e nell’architettura di oggi? Ecco la nostra intervista al designer Giacomo Moor.

Domanda: Quando e come nasce la sua passione per la lavorazione del legno e come si è evoluta nel tempo?
Risposta: Se devo essere sincero, la mia passione per il legno è nata dopo il mio primo incontro con il materiale. Ero all’università e, sotto consiglio di mia madre, sono andato a lavorare in una falegnameria. Avevo bisogno di esprimermi e di canalizzare la mia energia in un’attività creativa e manuale. Ma la passione vera e propria è nata in seguito, quando insieme a Beppe Finessi – noto critico e curatore contemporaneo -, decido di scrivere la mia tesi di laurea sui difetti del legno. In questo momento ha preso vita la passione, che si è presto sviluppata in un interesse più consapevole e profondo. Poi, terminata l’università, ho deciso di lavorare in proprio. Erano gli anni della crisi del sistema del design industriale italiano come tutti erano stati abituati a conoscerlo dal dopoguerra, soprattutto in riferimento agli anni in cui non c’erano designer perché il mobile lo disegnava l’architetto e le aziende erano considerati importanti centri di ricerca e innovazione. Quindi in molti della mia generazione ci siamo dati all’autoproduzione, che significa che io, designer, disegno un prodotto e lo realizzo per conto mio, senza aspettare un’azienda. In questo contesto, ho iniziato a disegnare i primi arredi e realizzarli insieme alle falegnamerie di Milano e della Brianza, un’area che ha una struttura produttiva di altissimo livello e che racchiude piccole, medie e grandi imprese. Inizialmente disegnavo senza una falegnameria, appoggiandomi ad alcune falegnamerie locali. Poi con il tempo ho iniziato a farmi conoscere e nel 2009 ho aperto il mio primo studio a Milano in Via Padova, in uno spazio che era diviso in due reparti: falegnameria (al piano terra) e progettazione (al primo piano).
Parallelamente ho sempre continuato a disegnare anche per le aziende, muovendomi quindi in più direzioni. Questa diversificazione delle aree di intervento prosegue ancora oggi: disegniamo e realizziamo arredi e interni per clienti privati, collaboriamo con aziende del settore, con gallerie e altri partner. Tutte queste aree disciplinari hanno contribuito sia a farmi conoscere sia a definire il mio modo di progettare. Ad oggi, quindi, la passione per il legno è chiaramente più strutturata, con falegnami professionisti che collaborano insieme a designer e architetti. Ci tengo a precisare che dal punto di vista operativo non mi occupo io della falegnameria, ho dei responsabili molto più esperti, ma seguo personalmente l’intero processo dal disegno alla realizzazione fino  alla costruzione del prodotto, oltre a selezionare i legni che utilizziamo.

D: Quali sono le principali attività svolte dal suo studio e come si integrano le competenze di architetti, designer e falegnami nel vostro processo creativo e produttivo? Come si riesce a coniugare l’artigianato tradizionale con le moderne tecniche di design?
R: Gli architetti sono stati gli ultimi ad essere entrati nel nostro team, perché con il tempo abbiamo iniziato a lavorare su spazi più ampi e abbiamo sentito la necessità di collaborare con architetti in maniera più continuativa e costante. I falegnami e i designer, invece, sono parte del team fin dalla nascita dello studio. Una cosa interessante della nostra attività è che lo studio di progettazione è al piano di sopra, mentre i falegnami sono al piano terra. C’è quindi un dialogo costante e quotidiano tra tutti i professionisti. E questa cosa è estremamente stimolante e arricchente, a volte anche nei contrasti e nelle sfide da superare. Questo è sicuramente uno dei nostri tratti distintivi ed è ciò che ci permette di continuare a crescere. Siamo sempre protesi alla ricerca, e ci siamo dentro tutti. Inoltre non siamo un’azienda di design, devo precisare che la nostra è una produzione interamente artigianale. Non abbiamo produzioni in serie e nemmeno una catena di montaggio. Gestiamo tutto, dal disegno fino al montaggio. Quindi per noi il discorso riguarda più l’integrazione fra le tre macro aree (design, architettura e falegnameria) rispetto all’integrazione di questi tre settori con le tecniche industriali di design, che non caratterizzano il nostro studio. Per questo collaboro anche con le aziende del settore e disegno per loro arredi che vengono ingegnerizzati per una produzione industriale, cosa che io non sarei in grado di fare.

D: In che modo il legno, come materiale, influenza il mondo della progettazione? Quale ruolo riveste nel design contemporaneo?
R: Il legno è uno dei materiali usati dall’uomo fin dall’antichità, sia nell’architettura sia nel mobile. Oggi si dice che il legno è il futuro dell’architettura, ed è certo che sarà uno dei materiali che più continuerà ad essere utilizzato. L’uomo si rapporta da sempre con il legno perché è un materiale con cui è possibile fare tantissime cose. Esiste in tantissime sottospecie, e ognuna di queste ha caratteristiche specifiche (morbidezza, durezza, elasticità), ma anche un’estetica variegata, sia nel disegno (fiammato, rigato…) sia nella colorazione. Non esiste un legno, quindi, esistono numerosi tipi di legno e possono tutti essere lavorati in tanti modi. Il legno, inoltre, è uno dei veri materiali ecologici. Oggi proviene da foreste certificate che sono oggetto di riforestazione continua, e può essere riciclato e trasformato in molti modi. Esistono molteplici tipologie di pannelli in legno ed ognuna di queste ha le sue prestazioni e proprietà: i compensati, i multistrati, i tamburati, i truciolati, gli mdf, i lamellari, i listellari. Quindi il legno esiste in tantissime forme e può essere riciclato in un numero maggiore rispetto a tantissimi altri materiali. Per tutti questi fattori, è destinato a rimanere ancora a lungo uno dei grandi materiali nello scenario di architettura e design. A noi nello specifico interessano le sue proprietà fisiche ed estetiche. Lavoriamo maggiormente con rovere e frassino che sono anche legni europei e quelli che i nostri clienti preferiscono negli interni delle loro case.

D: Può raccontarci alcuni dei vostri progetti più significativi e le sfide affrontate durante la loro realizzazione?
R: Tra i progetti più belli a cui abbiamo preso parte figurano senz’altro le due esperienze di volontariato (2023, 2024) in una scuola a Mathare, uno degli slum di Nairobi in Kenya, per l’o.n.g. milanese LiveinSlums. Il primo anno mi è stato chiesto di disegnare gli arredi per le aree comuni e i dormitori. Il secondo ho realizzato una micro architettura dedicata alla cucina dei pasti per i 300 bambini della scuola. La sfida è stata nella richiesta: ci hanno incaricato di disegnare e progettare a Milano e poi di costruire in Kenya, in loco, e non con falegnami professionisti, ma con gli adulti del luogo che gestiscono la scuola e che non hanno competenze in falegnameria. Questa è stata una delle sfide più belle della mia carriera. Lo sforzo è stato nel pensare a dare un valore progettuale a quello che stavo disegnando e al contempo pensare che questi dovessero essere realizzati senza alcun tipo di macchinario e non da professionisti.
Un’altra grande sfida, nata durante il periodo del covid, riguarda lo sviluppo di collezioni di cucine per i nostri clienti. Si tratta di uno dei prodotti più richiesti e quasi sempre si rivolgono a noi perché vogliono cucine su misura. Gli italiani vedono nella cucina un luogo dove investire e vogliono che risponda alle loro esigenze spaziali, funzionali ed estetiche. Quindi durante gli anni del covid, anni difficili per tutti, ho avuto il tempo di dedicarmi al disegno di queste tre collezioni che partono dallo studio della maniglia.

D: Progetti per il futuro?
R: Sono molto scaramantico, quindi parlerò soltanto di quello di cui posso parlare: la ristrutturazione di un casale in Toscana, di cui si stanno occupando i nostri architetti e designer, che è un progetto impegnativo ma con spazi eterogenei; e un’enoteca con al suo interno una galleria di fotografia a Milano. A quest’ultimo progetto siamo molto affezionati perché concorre alla riqualificazione del nostro quartiere, dove abbiamo il nostro studio da oltre 15 anni.

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