Redo Sgr, gestore di fondi immobiliari specializzato in social housing e rigenerazione urbana, ha deciso di rinunciare alla costruzione di tre studentati a Milano. Questa mossa senza precedenti riguarda progetti che avrebbero fornito oltre 1,500 posti letto, con finanziamenti già garantiti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
I dettagli di un’operazione fallita
I progetti, previsti nelle aree di Greco, Breda e San Leonardo a Milano, erano stati ammessi ai finanziamenti Pnrr. Si stima che la rinuncia comporti la perdita di almeno 30 milioni di euro in incentivi a fondo perduto. Nonostante il potenziale di rientro dagli investimenti fosse elevato, Redo Sgr ha valutato che non bilanciava il rischio associato all’operazione.
Redo ha comunicato al ministero dell’Università, guidato da Anna Maria Bernini, la sua decisione già ad aprile, e il Ministero ne ha preso atto il 15 luglio. La ragione principale addotta dall’azienda è l’accumulo di ritardi nel rilascio dei titoli abilitativi da parte del comune di Milano e le difficoltà nell’ottenere le necessarie deroghe urbanistico-amministrative.
Tuttavia, queste motivazioni si inseriscono in un contesto di crescente preoccupazione. Molti nel settore vedono in questi ritardi l‘ombra delle inchieste giudiziarie sull’urbanistica che stanno paralizzando l’attività amministrativa del comune di Milano. La maxi-inchiesta ha portato a richieste di arresto per oltre 20 indagati, tra cui figura anche il sindaco Beppe Sala. La rinuncia a un’operazione di tale portata, con il coinvolgimento di azionisti di Redo Sgr come IntesaSanPaolo e Blackstone, suggerisce che il rischio di essere coinvolti in indagini abbia superato i benefici economici.
Conseguenze per mercato e studenti
Questa rinuncia, in un momento già critico per il mercato milanese, potrebbe causare una crescente diffidenza tra gli investitori nel real estate. Senza una normativa nazionale chiara e univoca, il mercato immobiliare rimane vulnerabile, e la battaglia politica interna ai partiti, ancor prima che agli organi di governo, sia centrale sia locale, viene indicata come un fattore di destabilizzazione.
A farne le spese immediate sono però i giovani universitari fuorisede, per i quali il reperimento di alloggi a prezzi accessibili è già una sfida significativa. La cancellazione di questi 1.500 posti letto costringe a ripartire da capo nella ricerca di soluzioni, sempre che le condizioni lo permettano.
Questa situazione evidenzia come la complessa interazione tra ritardi burocratici, incertezze normative e le implicazioni di indagini giudiziarie possa bloccare investimenti vitali, trasformando un potenziale sviluppo in una perdita tangibile per la città e i suoi abitanti: anche con fondi a disposizione e la volontà di costruire, il rischio di inciampare nelle complessità legali e burocratiche rende preferibile l’abbandono del progetto.