Le compravendite residenziali hanno registrato nel I semestre 2025 un +9,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, toccando quasi 373.000 transazioni. Se si guarda ai numeri assoluti, a livello nazionale le grandi città metropolitane guidano la classifica, con Roma, Milano e Torino sul podio.
Ma cosa succede se si rapportano le compravendite con la popolazione maggiorenne residente? Secondo l’analisi di Abitare Co., società di intermediazione e servizi immobiliari specializzata in nuove costruzioni, la classifica cambia radicalmente, con i centri urbani medio-piccoli che mostrano un mercato più attivo.
Nei primi sei mesi dell’anno, nelle prime dieci posizioni si trovano infatti al primo posto Biella, con 121 compravendite ogni 10.000 residenti maggiorenni, seguita da Ravenna (110), Torino (107), Lodi e Sondrio (105), Mantova (104), Pavia e Milano (103), Piacenza (102) e infine Vercelli e Treviso (100). In fondo alla classifica si posizionano Pesaro con 20 transazioni ogni 10.000 residenti maggiorenni, Reggio Calabria con 42 e Potenza con 44.
Considerando solo le otto città metropolitane, oltre a Torino e Milano (le uniche due presenti nelle prime 10 posizioni), Genova si piazza solo al 17° posto (94 compravendite ogni 10.000 abitanti), Bologna al 30° (87), Roma al 51 ° (78), Firenze al 57° (75), Palermo al 73° (68) e Napoli all’85° (54).
A livello regionale la Valle d’Aosta conquista il primo posto.
Sebbene a livello quantitativo la Lombardia, il Lazio e il Piemonte mantengano salde le loro posizioni sul podio, rispetto alla popolazione residente maggiorenne è la Valle d’Aosta a conquistare il primo posto con 118 compravendite ogni 10.000 residenti maggiorenni, segno di un mercato particolarmente vivace nonostante le dimensioni contenute del territorio. Seguono il Piemonte (94 compravendite ogni 10mila abitanti) e la Lombardia (93), che passa così dal primo al terzo posto. La regione Lazio scivola dal secondo posto per quantità alla settima posizione con 75 compravendite ogni 10mila abitanti. Agli ultimi posti della classifica si posizionano la Liguria (11 compravendite ogni 10mila abitanti), la Basilicata (43) e la Campania (47).
“Per capire quanto si muove davvero il mercato immobiliare, non è sufficiente analizzare il numero delle case vendute, ma è necessario osservare il dato in rapporto a chi, potenzialmente, potrebbe comprarle – ha dichiarato Giuseppe Crupi, ceo di Abitare Co. – Mettendo a confronto il numero di compravendite con la popolazione maggiorenne di ciascun comune, si ottiene un indicatore che misura la “vivacità” del mercato locale. Utilizzare il numero di residenti maggiorenni come denominatore permette di normalizzare i dati di vendita, rendendo comparabili comuni con popolazioni molto diverse. Nei comuni dove il rapporto è più alto, si compra e si vende casa con maggiore frequenza, segno di un territorio dinamico e attrattivo; dove invece il dato è più basso, il mercato tende a essere più fermo o meno accessibile. L’analisi in rapporto alla popolazione maggiorenne mette in luce un dinamismo più accentuato nei centri medio-piccoli e nelle aree periferiche rispetto alle grandi metropoli. Questa tendenza può essere letta come il risultato combinato di diversi fattori: una maggiore accessibilità dei prezzi rispetto ai grandi centri, un’offerta abitativa più ampia in rapporto alla domanda e, in alcuni casi, l’attrattività crescente di città di dimensione intermedia grazie al miglioramento delle infrastrutture e alla diffusione del lavoro ibrido o da remoto. Il caso della Valle d’Aosta, che guida la classifica nazionale in rapporto alla popolazione, conferma come i mercati di piccola scala possano esprimere un’elevata vitalità, favorita anche dal peso del turismo e dalla domanda di seconde case. Nel complesso – conclude Crupi – il quadro evidenzia un’Italia immobiliare “a due velocità”: da un lato i grandi centri, dove il mercato resta solido ma meno dinamico in termini relativi; dall’altro, una rete di città medio-piccole che, grazie a prezzi più competitivi e qualità della vita più elevata, stanno intercettando una quota crescente della domanda abitativa e di investimento.”