Nel mondo immobiliare, ogni decisione strategica ha un peso specifico. Che si tratti di investire in nuove risorse, cambiare approccio al mercato o valutare partnership, gli agenti e broker di oggi si trovano sempre più spesso ad affidarsi all’Intelligenza Artificiale per ottenere consigli, analisi o previsioni.
Ma c’è un problema che pochi riconoscono fin dall’inizio: l’AI non è un oracolo imparziale. È un sistema che si adatta al modo in cui gli poniamo le domande.
Quando l’AI diventa il tuo “Yes Man”
Un test condotto da Glenn Sanford, ceo di eXp World Holdings, ha messo in luce una dinamica sorprendente e pericolosa. In un esperimento, Sanford ha presentato un caso legale ipotetico all’AI due volte: la prima volta come CEO dell’azienda “A” e la seconda come CEO dell’azienda “B”, cioè la parte avversa nella disputa.
Risultato? Due analisi completamente opposte.
Nel primo scenario, l’AI stimava un 65% di possibilità di vittoria per l’azienda A. Nel secondo, riduceva la possibilità di successo al 25%, con una lettura dei fatti totalmente diversa. Stessi dati, stesso contesto, ma diversa “narrativa” a seconda del punto di vista richiesto.
È come se l’AI dicesse sempre ciò che il “cliente” vuole sentirsi dire. Una qualità forse rassicurante, ma estremamente rischiosa quando si tratta di prendere decisioni con impatti economici concreti.
Cosa può significare tutto questo per un’agenzia immobiliare?
Nel nostro settore, ci affidiamo sempre più a strumenti AI per:
● valutare strategie di marketing,
● automatizzare la gestione clienti,
● decidere se espandersi in nuove aree,
● oppure capire se un modello di collaborazione (come quello proposto da eXp Realty) può funzionare per la nostra realtà.
Ma se l’AI ci restituisce una risposta solo in funzione di “come” le poniamo la domanda, rischiamo di cadere in una trappola molto sottile: confondere l’ottimismo digitale con la realtà.
I 4 errori invisibili nell’uso dell’AI strategica
1. Manipolazione del contesto: la risposta dell’AI cambia in base a chi dice di essere
l’interlocutore.
2. Bias di advocacy: l’AI tende a sostenere la tua tesi, non a metterla in discussione.
3. Precisione fittizia: percentuali e numeri che sembrano scientifici, ma spesso sono arbitrari.
4. Amnesia da sessione: l’AI dimentica quanto detto in precedenza e può contraddirsi senza accorgersene.
Come usarla bene (senza farsi usare)
Non si tratta di rinunciare all’AI, ma è essenziale cambiare mentalità:
● Metti alla prova le risposte: chiedi all’AI di analizzare la stessa situazione da punti di vista opposti.
• Verifica tutto: ogni dato o “statistica” va controllata con fonti indipendenti.
• Non demandare le decisioni: lascia all’AI il compito di aiutarti a pensare, non di decidere.
● Documenta le conversazioni AI: conserva le risposte ricevute, confrontale, cerca incoerenze.
Il vero vantaggio competitivo
Nel panorama competitivo attuale, dove la tecnologia corre veloce e le pressioni decisionali aumentano, il vero vantaggio non è solo avere l’AI, ma saperla usare con spirito critico.
I professionisti immobiliari che riusciranno a coniugare tecnologia e pensiero indipendente saranno quelli che prenderanno le decisioni migliori. E questo vale sia per chi guida un piccolo team locale, sia per chi vuole far parte di network globali come eXp Realty.
In un mondo in cui l’AI può facilmente diventare il tuo specchio, il vero valore sta nel non smettere mai di farsi domande. Anche (e soprattutto) sulle risposte più convincenti.