venerdì, Maggio 10, 2024

Lavori di riqualificazione architettonica per la sede della Fondazione Gesualdo Bufalino

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Nata come mercato del pesce, funzione che ha mantenuto sino alla metà del Novecento, l’antica pescheria di Comiso, edificata nel 1867 su progetto dell’architetto Fianchini, costituisce uno degli edifici più importanti del centro storico della città. Il complesso è caratterizzato da un elegante loggiato, teatro delle passeggiate quotidiane di Gesualdo Bufalino, poeta e scrittore comisano che tra quei portici amava conversare con gli amici.

Dal 1999 l’ala sud-ovest del complesso architettonico ospita la sede della Fondazione Gesualdo Bufalino. Arredi aggiunti in varie epoche e di diversi materiali hanno trovato posto all’interno degli spazi che ospitavano una commistione di funzioni non presentando elementi separatori necessari ad evitare interferenze fra i fruitori, gli studiosi e le attività amministrative.

Con i lavori di riqualificazione, l’architetto Giovanni Gatto si è posto l’obiettivo di conferire unitarietà agli ambienti esistenti, frammentati e privi di un’idea di allestimento unitario e di un’illuminazione adeguata. Con il nuovo progetto, all’interno dei locali sono state distinte le funzioni, in precedenza accolte in maniera disordinata: un ufficio, una sala riunioni, una sala lettura, la biblioteca e la sala conferenze. Il frazionamento di alcuni spazi mediante setti vetrati ha consentito di ottenere degli ambienti ampiamente illuminati e disimpegnati evitando le interferenze visive ed acustiche che si creavano in precedenza. Al loro interno sono stati disposti i tavoli progettati su misura in legno e vetro.

Gli arredi modulari in noce costituenti la biblioteca, contenenti i libri donati da Gesualdo Bufalino, hanno subito un’operazione di smontaggio e rimontaggio secondo le esigenze createsi con la una nuova distribuzione. La libreria è divenuta cornice perimetrale mentre nella fascia centrale sono stati inseriti quattro tavoli-espositori vetrati. Le dimensioni dei tavoli ricalcano le lunghezza dei setti murari compresi fra le porte del portico, consentendo una migliore fruizione, agevolando l’ingresso e l’uscita dallo spazio ed evitando che la superficie in vetro dei tavoli rifletta la luce del sole nelle ore diurne.

Sulle capriate in cemento armato sopra i tavoli, ricalcandone le dimensioni, è stata progettata una struttura in ferro che ospita una serie di luci puntuali orientate in modo da agevolare la visione dei tavoli, dei libri e di alcuni oggetti collocati nelle scaffalature. Nella fase progettuale si è immaginato di trasporre i portici all’interno della Fondazione, con lo sfondo sempre presente dei libri. “E passeggiare – racconta l’architetto Gatto -, mettere come sottofondo un disco di jazz, raccontare uno dei ricordi dello scrittore o mostrare uno dei documenti ingialliti dal tempo, esposti all’interno dei tavoli “galleggianti”. Nelle pareti laterali sono stati inseriti dei pannelli in cartongesso, a filo con gli arredi, così da celare i cavi elettrici e l’impianto canalizzato caldo–freddo. Un led retroillumina con una veletta la parte alta del soffitto. La pavimentazione esistente, costituita da elementi in cotto, è stata mantenuta.


→ Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

[youtube https://youtu.be/IVJrSL8iQBw?rel=0&w=560]

 


 

di Danilo Premoli – Office Observer
Archivio Architettura
 

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