Interrotti i negoziati sul contratto del turismo

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È rottura nella trattativa del rinnovo del contratto nazionale per l’industria turistica. A giugno di quest’anno Confcommercio aveva lanciato l’allarme sulla mancanza di 170mila addetti mancanti nel terziario, la maggior parte proprio nel turismo.

Ora, in merito al contratto nazionale, le sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs comunicano che da Federturismo e Aica Confindustria proposte peggiorative della parte normativa e nessuna disponibilità a definire gli aumenti salariali

Le sigle sindacali sottolineano che nonostante siano trascorsi quasi sei anni dalla scadenza del contratto e le parti sindacali abbiano sollecitato, a più riprese, una conclusione rapida dell’accordo, anche nel corso dell’ultimo incontro, del 23 luglio, non è stato possibile entrare nel merito delle proposte avanzate da parte sindacale.

Le tre sigle hanno richiesto a più riprese di discutere di incremento salariale, di interventi migliorativi della parte normativa in merito a contrasto a violenza e molestie nei luoghi di lavoro, congedi per le donne vittime di violenza, genitorialità e bilateralità, mentre da parte datoriale venivano, invece, avanzate modifiche peggiorative su istituti fondamentali, quali tempo determinato, apprendistato, flessibilità dell’orario di lavoro, richiedendo altresì di introdurre la reperibilità per le lavoratrici e i lavoratori del comparto.

Una situazione che appare in pieno contrasto con la lamentata carenza di personale, palesemente legata, alla scarsa attrattività esercitata dalle attuali retribuzioni e dalle condizioni di lavoro che indeboliscono il settore, ostaggio di un contratto scaduto da sei anni.

Nel comunicato congiunto Federturismo Confindustria – AICA Confindustria Alberghi, le associazioni datoriali firmatarie del CCNL Industria Turistica Federturismo-Confindustria e AICA Confindustria Alberghi hanno espresso rammarico per la decisione delle organizzazioni sindacali di interrompere unilateralmente il negoziato per il rinnovo del contratto collettivo durante la riunione del 23 luglio 2024.

In occasione del predetto incontro le associazioni datoriali hanno dato la disponibilità a proseguire a oltranza il negoziato al fine di sottoscrivere l’accordo di rinnovo entro venerdì 26 luglio, circoscrivendo la discussione a una rosa ristretta di tematiche fondamentali per il settore, tra cui l’individuazione dei casi di utilizzo del contratto a termine, anche a favore delle fasce deboli di lavoratori.

Le associazioni datoriali hanno altresì sottolineato la disponibilità a riconoscere aumenti economici non inferiori a quelli già definiti su altri tavoli negoziali del settore.

Il quadro del lavoro turistico

Secondo l’Osservatorio mercato del lavoro nel turismo 2023 della Fipe,  Federazione italiana pubblici esercizi, sono 1.289.708 i dipendenti impiegati nelle 197.790 imprese del turismo (in media 6,5 per azienda) che nel 2022 avevano almeno un dipendente.

Nel confronto con il 2021 le imprese sono 24mila in più, con una crescita del 14,1%. In termini assoluti, l’incremento più rilevante si è registrato tra i Pubblici Esercizi con 19.320 imprese.

Anche l’occupazione dipendente è cresciuta in media del 25,2%, pari ad oltre 259.500 nuove unità. I Pubblici Esercizi si confermano come il comparto del turismo che ha maggiormente contribuito alla crescita dell’occupazione del settore: sono stati 190.585 i lavoratori dipendenti che nel 2022 si sono aggiunti allo stock dell’anno precedente (+23,9%).

In termini di figure professionali hanno trascinato la crescita gli operai (26,8%), gli impiegati (+20,3%) e gli apprendisti (15,3%). Si attestano, come è ovvio, su livelli notevolmente più bassi le figure direttive: +7,8% i quadri e +0,5% i dirigenti.

Si consolida il ruolo delle donne: sono il 52,3% del totale dipendenti pur in presenza di un incremento percentuale inferiore a quello degli uomini (26,2% vs. 24,3%). La quota di stranieri ha toccato le 330mila unità.

Il turismo ha sempre potuto contare su una forza lavoro sostanzialmente giovane. Circa il 58,7% dei dipendenti, infatti, ha meno di quarant’anni e il 36,2% meno di 30. In particolare, è la fascia under 20 ad aver registrato il recupero più importante rispetto al 2021 (+46,7%).

Sotto il profilo della durata dei rapporti di lavoro, nel 2022 sono aumentati quelli a tempo indeterminato (+14,8%) ma, rispetto al 2019, ne mancano all’appello ancora oltre 43mila. Numeri importanti si sono registrati nei contratti a tempo determinato (+40,9%). Nel 2022, è soprattutto l’occupazione full time a registrare l’incremento più robusto (+ 31,4%). L’occupazione part-time è aumentata del 20,0%.

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