giovedì, Aprile 25, 2024

Inaugurato a Dubai il primo ufficio stampato in 3D

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E’ stato inaugurato a Dubai il primo ufficio realizzato con la tecnica della stampa in 3D. Il prototipo è stato realizzato in soli 17 giorni e il costo totale per portarlo a termine è stato di 140mila dollari.

Gli uffici, gli arredi e gli elementi strutturali sono stati realizzati con una stampante alta 6 metri e lunga 36, che si è avvalsa di un braccio robotico automatizzato per implementare il processo di stampa. Tra i materiali utilizzati una miscela di cemento armato speciale, fibra di vetro rinforzata di gesso e plastica rinforzata con fibre già testate nel Regno Unito e in Cina per l’affidabilità e la sicurezza strutturale.

Quella della realizzazione di immobili costruiti con l’utilizzo di enormi stampanti in 3D è una gara tecnologica cui stanno partecipando molti Paesi. Compresa l’Italia, che con la società Wasp, in piena attività in quel di Massalombarda, in provincia di Ravenna, è in corsa con gli altri Paesi.

Arrivare primi con la realizzazione di soluzioni costruttive che siano a tutti gli effetti sostitutive dei tradizionali metodi, infatti, potrebbe assicurare notevoli vantaggi competitivi in un settore, quello delle costruzioni, in cui la tecnologia occupa un ruolo di importanza crescente. E a Dubai pare vogliano fare sul serio: l’iniziativa è parte del progetto Dubai 3D, che mira a rendere la città degli Emirati leader a livello mondiale della stampa in 3D. Entro il 2030 il 25% di tutti i nuovi edifici dello stato saranno costruiti con questa tecnologia.

Nel 2011 il prestigioso settimanale britannico The Economist ha dedicato un lungo approfondimento alla tecnologia della stampa in 3D, definendo questi (allora) avveniristici devices un’invenzione il cui impatto sarà paragonabile a quello “della stampa a caratteri mobili di Guttemberg, o alla macchina a vapore di Watt o il transistor della storia recente”.

Ad accrescere le potenzialità del 3D printing a scopo di produzione anche lo sviluppo dei materiali utilizzabili per la realizzazione degli stampati: inizialmente si potevano usare esclusivamente delle leghe di plastica, che venivano sovrapposte a strati da un braccio robot fino a comporre l’oggetto desiderato. Ora, oltre a leghe plastiche e polimeri, dagli ugelli delle stampanti 3D possono essere estrusi metalli, che siano stati ridotti in soluzione usabile dalle stampanti, così come gli ingredienti alimentari con cui i cake designer danno vita a dolci dalle architetture altrimenti impossibili, o ancora cemento per la realizzazione di immobili.

A Shanghai, Winsun New Materials ha infatti già completato 10 strutture realizzate con le nuove tecniche di 3D printing che per ora saranno adibite a uffici. Non si tratta infatti di abitazioni di lusso, ma sono in realtà poco più che prefabbricati. Dalla loro hanno però la rapidità di realizzazione: fatti utilizzando quattro stampanti 3D larghe una decina di metri e alte sette, questi uffici necessitano di 24 ore per essere ultimate, escluse ovviamente le finiture.

Ad Amsterdam la realizzazione della 3D Canal House, ora adibita a spazio espositivo e centro ricerca, ha necessitato di un po’ più di tempo. Non solo perché si tratta di un intero edificio di 13 stanza che sorge lungo un canale, e non solo un di un grosso container, ma anche perché il cantiere, con la maxi stampante, è stato a lungo un’attrazione turistica: al costo di 2,5 euro, infatti, curiosi e visitatori hanno potuto accedere al cantiere e vedere l’enorme macchinario in funzione.

Se tale nuova modalità di costruzione dovesse prendere piede le implicazioni per il settore dell’edilizia sarebbero enormi, e nemmeno ancora tutte chiare o immaginabili. L’Italia, dove esistono norme urbanistiche e costruttive molto stringenti cui si sommano altre norme per la tutela del patrimonio artistico e paesaggistico, dovrà trovare il proprio paradigma per l’applicazione sui larga scala di questa tecnologia. Senza contare la tradizionale remora al cambiamento e alle novità delle varie associazioni rappresentative dei diversi attori del settore. Ma la possibilità di realizzare abitazioni stampate in 3D non dovrebbe essere scartata a priori anche nel Belpaese. Basti pensare il caso di calamità naturali, dei relativi soccorsi e lavori di immediato ripristino delle normali condizioni di vita: la maxi stampante potrebbe essere facilmente trasportata si luoghi dei disastri ed essere utilizzata per la rapida realizzazione di sistemazioni d’emergenza, con caratteristiche abitative più civili rispetto ai container.

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