Lo scarso potere d’acquisto dell’euro e i costi spesso elevati degli immobili in molti paesi europei portano gli italiani a essere poco presenti sul mercato residenziale estero. Viceversa, il bel paese continua invece ad attrarre un pubblico internazionale decisamente vasto.
Vero è che le bellezze italiane sono difficili da trovare altrove, ma con la chiusura del capitolo Londra nel post Brexit e i rincari nelle località greche e spagnole più gettonate, la presenza italiana oltre confine nel residenziale si può definire quantomeno tiepida.
I dati 2023 (ultimi disponibili) vedono circa 31.500 italiani acquistare una proprietà all’estero, 10mila in più rispetto all’anno precedente ma decisamente meno rispetto al boom degli acquisti di fine anni ’90 e inizio duemila.
Un’analisi di Scenari Immobiliari mostra che circa il 70% delle transazioni riguarda case vacanza in Spagna, acquistate sia per investimento sia per uso diretto. Le motivazioni si trovano nei voli low cost, nella vicinanza geografica con l’Italia e nell’attrattività di luoghi come Ibiza, Minorca, Formentera e Marbella.
Al 10% delle preferenze si piazzano invece le isole greche, con località tradizionali come Mykonos. A seguire, gli Stati Uniti con il 6% e la Francia con il 3%.
Per comprendere quanti italiani acquistano casa all’estero, un dato utile può arrivare dal pagamento dell’Ivie, l’imposta che i residenti italiani devono versare al fisco per il possesso di immobili oltre confine.
Dalle dichiarazioni dei redditi 2024, relative ai redditi 2023, risultano 122.100 contribuenti residenti in Italia a dichiarare il possesso di un immobile all’estero, per un valore complessivo di 33,1 miliardi di euro. L’importo versato all’erario è di 95,7 milioni di euro, con una crescita del 2,2% rispetto all’anno precedente.
L’imposta è dello 0,76%, ridotta allo 0,4% per gli immobili adibiti ad abitazione principale, ma nel 2024 rialzata all’1,06%.
I lavoratori dipendenti proprietari sono circa 35.600, seguiti da 3.500 pensionati, che però possiedono immobili di valore medio più basso. Infine, si contano quasi 1.800 persone con redditi da capitale che possiedono immobili per poco più di 1 miliardo di euro, con un valore medio di 575.000 euro per immobile.
I dati non considerano i beni immobiliari detenuti dagli expat ma, nel complesso, mostrano una movimentazione fatta da case vacanza in luoghi sicuramente affascinanti, ma che con il tempo hanno probabilmente perso convenienza a livello di stile di vita.
Sia in Spagna che in Grecia il costo della vita cresce, causa inflazione, causa costi energetici e causa aumenti dei servizi, che pesano sui locali e lo fanno anche sulle tasche degli italiani che possiedono una proprietà in questi paesi.
Certo, la rendita da affitto turistico lievita, come è successo ovunque, ma gestire a distanza può comportare costi talmente onerosi da rendere l’investimento meno remunerativo.
Al pari, un costo di vita più elevato, o perlomeno pari a quello italiano, può scoraggiare i compratori che vogliono godersi pensione o vacanze nelle coste greche e spagnole baciate dal sole.
Sono diversi, quindi, i fattori che vanno indagati e compresi per tracciare il quadro di un mercato, quello degli acquisti residenziali all’estero da parte degli italiani, che vale un granello di sabbia rispetto al flusso costante e crescente di stranieri che scelgono di comprare casa in Italia.