Una pronuncia della Corte federale del Delaware ha dichiarato non applicabile il principio del fair use nell’ambito dell’addestramento degli algoritmi di intelligenza artificiale.
Nel caso deciso dalla suddetta pronuncia, Thomson Reuters ha agito contro Ross Intelligence, ossia una piattaforma legale basata su sistemi di intelligenza artificiale addestrati con materiale di titolarità dell’attore.
Ebbene, la Corte ha ritenuto non applicabile alla fattispecie il principio del fair use che consentirebbe, solo in determinate circostanze, l’uso non autorizzato di contenuti protetti da copyright.
La pronuncia assume un evidente rilievo, tanto più se si considera che, nell’ambito delle note cause pendenti contro le piattaforme di intelligenza artificiale, queste ultime si difendono, in buona sostanza, sostenendo proprio di poter beneficiare della disposizione legislativa del fair use.
Si è già visto, ad esempio, come la RIAA (Recording Industry Association of America) abbia avviato, per conto delle major discografiche Universal Music Group, Sony Music Entertainment e Warner Records, una causa contro Suno e Udio, ossia delle start-up dedicate alla produzione di musica con l’impiego dell’AI.
Le citate start-up sono state, infatti, accusate di utilizzare, senza autorizzazione alcuna, nell’ambito dell’alimentazione della propria piattaforma, brani musicali protetti dal diritto d’autore e di consentire la creazione di musica molto simile ai brani originali.
E nell’ambito di detto giudizio, nelle proprie memorie difensive, le due aziende di AI hanno da un lato, in buona sostanza, ammesso di utilizzare registrazioni protette da copyright ma, dall’altro, sostenuto appunto come questo utilizzo rientri nell’esenzione del fair use prevista dalla legge statunitense sul copyright.
La statuizione della Corte federale del Delaware rappresenta, dunque, un interessante sviluppo nella ricerca di un equilibrio tra la portata innovativa dell’intelligenza artificiale e la necessità di tutelare gli autori, gli artisti e gli altri creatori da un uso non autorizzato (e difficilmente controllabile) delle loro opere.
Non resta che attendere le prossime decisioni in materia e l’eventuale consolidamento di un orientamento al riguardo
di Roberta Maria Pagani, managing associate di La Scala società tra avvocati