Il coworking fa risparmiare tutti, ma c’è già chi ironizza sul suo futuro

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I manager stanno guardando al real estate aziendale come a una risorsa e, in particolare, quelli che si occupano di finanza d’impresa chiedono di avere più controllo su questo asset. Si è quindi passati da una visione dove l’immobiliare era un mega costo a una dove gli immobili possono creare identità, ma anche diventare lo strumento che permette ai dipendenti di lavorare meglio e alle aziende di tenersi i cosiddetti talenti.

Qui entrano in gioco gli spazi lavoro, sia quelli affittati da grandi aziende che i coworking dalle dimensioni più contenute e dalla diffusione più capillare nel paese. Queste soluzioni si sono guadagnate un bel po’ di popolarità nel post Covid, in nome del lavoro ibrido, ma anche di esigenze nuove, fatte di una richiesta di uffici belli, comodi e pieni di servizi collaterali.

Gli spazi lavoro più moderni, infatti, rispondono a tutto questo perché sono dotati di aree relax, biblioteche, caffetterie, palestre e molto altro, tutte caratteristiche ricercate e amate dai lavoratori.

In più, questi spazi fanno risparmiare. 

Iwg, che è tra i leader di questi asset nel mondo, ha fatto una ricerca tra mille manager aziendali, da cui è emerso che più di tre quarti (79%) delle aziende flessibili hanno riportato risparmi sui costi. In più, il 75% ha affermato qualcosa che di questi tempi sembra essere confortante: il lavoro ibrido è utile per mitigare le imminenti sfide economiche provocate dall’aumento delle tasse, dei dazi e dall’andamento dei mercati in generale. 

Sul lavoro ibrido le notizie sono contrastanti, c’è chi lo dà per spacciato e chi invece lo considera una forma consolidata. Il PoliMi nel suo osservatorio ha stimato che nel 2025 lo smart working crescerà del +5%, interessando 3,75 milioni di lavoratori italiani.

I dati del 2024 sono stati comunque stabili, senza scossoni:  3,55 milioni di lavoratori in smart rispetto ai 3,58 milioni del 2023 (-0,8%). Il lavoro da casa è cresciuto nelle grandi imprese dove ha coinvolto 1,91 milioni di persone, +1,6% sul 2023, con il 96% delle grandi organizzazioni che hanno consolidato delle iniziative. 

Questi dati confermano l’analisi di Cbre che vede i manager prestare più attenzione all’immobiliare, compresi gli spazi lavoro, destinazioni ideali sia per ottimizzare gli uffici che per rispondere alle esigenze dei lavoratori.

In questo caso se si vuole usare il termine win win c’è della logica: da un lato Iwg dice che le imprese risparmiano con i co-working e dall’altro che risparmiano anche i lavoratori.

Da una ricerca fatta sui lavoratori in smart working in Uk e Usa è infatti emerso che le persone possono risparmiare fino a 30.332 dollari all’anno negli Stati Uniti e 13.188 sterline nel Regno Unito, lavorando più vicino a casa. La ricerca ha rilevato che la spesa media giornaliera di un dipendente che lavora dalla sede centrale ammonta a 48,40 dollari (per un totale di 10.067 dollari all’anno per i lavoratori che trascorrono quattro giorni a settimana in sede). 

Lavorare localmente può ridurre significativamente le spese quotidiane legate agli spostamenti casa-lavoro, consentendo ai lavoratori di risparmiare per altre priorità finanziarie. Oltre tre quarti (76%) ha affermato che il lavoro ibrido ha ridotto i costi mensili, considerando fattori come il costo dei trasporti pubblici, del carburante, del parcheggio e delle spese accessorie giornaliere come il caffè e i pasti del mattino.

Aziende e lavoratori sono quindi d’accordo sul fatto che con lo smart working e gli spazi di lavoro condivisi si può risparmiare e, in più, l’azienda può rispondere alle esigenze dei lavoratori.

Ora si attendono le prossime evoluzioni, che probabilmente interesseranno l’intelligenza artificiale e il suo ruolo nel mondo del lavoro.

Come cambieranno gli uffici? Ci dovrà essere spazio anche per i robot?

Un artista newyorchese, Nim Ben-Reuven ha realizzato a Brooklyn un’installazione che sta facendo parlare di sé: un coworking solo per robot. Tra una scuola elementare e una biblioteca, lo spazio ospita una manciata di robot di cartone che lavorano ai loro computer attraverso movimenti controllati da piccoli motori. 

Sulle vetrine c’è un cartello che offre spazio di lavoro per “soli” 1.999 dollari al mese e un altro che descrive l’area come “Uno spazio di coworking di lusso per chatbot”.

Ben-Reuven ha dichiarato a TechCrunch, che ha riportato la notizia, di aver creato l’installazione per affrontare e ironizzare il fatto che gran parte del suo lavoro, incentrato principalmente su grafica e videografia, venga indirizzato verso il mondo dell’intelligenza artificiale. 

Su questo tema c’è fermento e ancora poca chiarezza, ma non è da escludere che gli uffici del futuro potrebbero avere al loro interno degli spazi dedicati ai robot che, essendo di nuova generazione, probabilmente vorranno anche loro dei benefit come la caffetteria, l’area relax, la palestra e le colonnine di ricarica, per loro o per i loro mezzi di trasporto.

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