I metalli pesano il 9,3% nelle costruzioni, ma l’acciaio quest’anno è più fragile che mai

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Metalli e prodotti in metallo non è un gioco di parole, bensì una voce di spesa che occupa il 9,3% degli acquisti nelle costruzioni. Negli anni più recenti i prezzi dei metalli sembrano essersi fatti un giro sulle montagne russe. Nel 2022 in cima alla lista dei materiali edili che hanno visto un consistente aumento dei prezzi c’erano infatti l’acciaio e i suoi derivati, tra i materiali più utilizzati in edilizia, che avevano registrato rincari superiori al 70% in un solo anno. Si arrivava, addirittura, ad un più 113% per i nastri in acciaio usati nelle barriere stradali e a un più 84% per le lamiere in acciaio Corten (Fonte PlanRadar).

Nel 2023 i prezzi sono quindi scesi, e di parecchio, tanto che il ferro tondo aveva visto diminuire i valori del -23,3% a causa del crollo dei prodotti siderurgici in Europa e in Italia. 

Secondo l’analisi di Siderweb, a gennaio 2025 il minerale di ferro aveva perso oltre un quarto del suo valore nel 2024, risultando tra le materie prime con le peggiori performance dell’anno. 

I fattori alla base di tale flessione erano da ricercare in una questione soprattutto cinese: debolezza della produzione di acciaio, sia in Cina, sia a livello mondiale, elevata offerta di minerale, scorte più alte del normale nei porti cinesi, scarsa domanda di acciaio in Cina dovuta alla persistente crisi del settore immobiliare cinese e insufficienza delle misure di stimolo economico annunciate dal governo di Pechino.

Prendendo in considerazione il mese di dicembre 2024 e la prima metà di gennaio 2025, i prezzi della materia prima avevano seguito un andamento nel complesso discendente. 

Se a questo si aggiunge la recente firma di Trump al documento che impone il 25% di dazi sull’acciaio e l’alluminio ‘senza eccezioni o esenzioni’, il settore dei metalli può non avere vita facile nell’anno in corso.

Chi produce l’acciaio nel mondo? 

Asia e l’Oceania a dicembre 2024, hanno prodotto 106,3 milioni di tonnellate di acciaio grezzo, posizionandosi quindi al vertice indiscusso, se si conta che gli Stati Uniti ne producono 8,8, milioni,  e l’Europa 9,6 milioni (dati World Steel association).

L’acciaio in Europa non se la passa comunque bene. Le parole di Eurofer, The european steel association, si riferiscono a “un’industria siderurgica europea che si trova in una fase critica, di fronte a un declino irreversibile a meno che l’Ue e gli stati membri non adottino misure immediate per garantirne il futuro e la transizione verde”. 

Nonostante i ripetuti avvertimenti del settore, la leadership e i governi dell’Ue devono ancora attuare misure decisive per preservare la produzione e consentire investimenti verdi in tutta Europa. 

I recenti massicci tagli alla produzione e gli annunci di chiusura da parte dei produttori di acciaio europei dimostrano che il tempo è scaduto. Un solido piano d’azione europeo per l’acciaio nell’ambito di un accordo industriale pulito dell’Ue non può aspettare o le catene del valore manifatturiere in tutta Europa semplicemente scompariranno, avverte l’associazione europea dell’acciaio.

I fatti principali evidenziano la gravità della crisi:

  • La sovracapacità globale di acciaio ha raggiunto 551 milioni di tonnellate nel 2023, quattro volte la produzione annuale di acciaio dell’Ue, e continua a crescere. L’Ocse prevede un’ulteriore capacità ad alta intensità di carbonio di 157 milioni di tonnellate entro il 2026.
  • La produzione di acciaio dell’Ue è crollata di 34 milioni di tonnellate dal 2018, scendendo a soli 126 milioni di tonnellate nel 2023. Le importazioni rappresentano ora il 27% del mercato dell’Ue, il che compromette ulteriormente la produzione interna.
  • Negli ultimi 15 anni sono andati persi quasi 100.000 posti di lavoro nel settore siderurgico e si profilano ulteriori tagli.
  • L’utilizzo della capacità produttiva nell’Ue è sceso a un insostenibile 60%.

Il tema dell’acciaio si intreccia con quello della sostenibilità e dell’ambiente, cruciali anche nell’edilizia.

La Commissione europea in data 17 dicembre 2024 ha annunciato l’avvio di un procedimento di riesame delle misure di salvaguardia sulle importazioni di acciaio nell’Unione europea, con l’obiettivo di valutare modifiche che potrebbero entrare in vigore già da aprile 2025. 

A dicembre 2024 la Bei aveva erogato un finanziamento da 100 milioni di euro al gruppo Marcegaglia per migliorare l’efficienza energetica, la decarbonizzazione e l’automazione del gruppo siderurgico.

Nell’occasione la vicepresidente Bei Gelsomina Vigliorii aveva dichiarato che:”Il settore siderurgico è cruciale per l’economia e la competitività dell’Unione Europea, ma, come sappiamo, la produzione di acciaio comporta un elevato consumo energetico e un significativo impatto ambientale. Il finanziamento di oggi aiuterà Marcegaglia a intraprendere un percorso di trasformazione, adottando processi industriali più sostenibili e tecnologie all’avanguardia per migliorare l’impronta ecologica, aumentare la sicurezza sul lavoro e ridurre i costi”.

I costi dei metalli, soprattutto dell’acciaio, oggi sono minori rispetto al passato, ma resta il nodo di un comparto, quello delle costruzioni, che le previsioni 2025 vedono in discesa a causa del mancato rinnovamento dei bonus edilizi e di  una contrazione del potere di acquisto delle famiglie.

Gli unici fari restano le opere pubbliche, che vanno ancora a gonfie vele alimentate dai fondi del Pnrr.  La stima per il 2025 è di un ulteriore aumento del +16% rispetto all’anno precedente, trainato dalla accelerazione nella realizzazione dei progetti Pnrr negli ultimi anni del piano, perché tra il 2025 e il 2026, occorrerà realizzare e rendicontare circa 54 miliardi di euro di investimenti, con obiettivi sempre più ambiziosi, ma con fondi che non dureranno in eterno.

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