Fisco e affitti brevi, Berti (The Best Rent): “Definire la figura del property manager”

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L’indagine aperta dalla procura di Genova sulla presunta maxi evasione Iva (l’ipotesi di reato stima in 350 milioni di euro l’imposta evasa) da parte di Booking.com, società leader al mondo tra le Ota (Online travel agency) e uno dei colossi globali del proptech, ha fatto da innesco a una serie di reazioni da parte di molte società italiane attive nel business degli affitti brevi, della ricettività non alberghiera e della sharing economy in campo immobiliare, che rivendicano la propria correttezza d’azione di fronte al fisco e chiedono condizioni competitive uguali per tutti. Grandi, piccoli e piccolissimi.

“Magari venissero a controllare noi e le società come la nostra”, afferma un po’ provocatoriamente Cristiano Berti, ceo di The Best Rent, società attiva nel comparto affitti brevi a Milano, con formule innovative anche per la vendita di casa.

Domanda: Siete così certi che non avreste problemi?
Risposta: Le società come la nostra, e come molte altre realtà nostre competitor, agiscono alla luce del sole. E’ il tipo di business che ci caratterizza che ci obbliga a essere trasparenti, rendendo pubblico ciò che offriamo, quando l’offriamo e a che prezzo. Basterebbe monitorare un po’ di siti e fare qualche controllo incrociato per fare emergere incongruenze e possibili magagne. Questo sarebbe d’aiuto a un mercato non ancora del tutto limpido, e di certo non un peso.

D: Cosa serve per rendere il mercato più trasparente ed efficiente?
R: Una forte concorrenza, come già in buona parte c’è, soprattutto in alcune zone del Paese come Milano. Ma a parità di condizioni.

D: Qual è l’aspetto dove c’è maggiore asimmetria?
R: Fondamentalmente quello fiscale. E’ necessario che la legge venga rispettata da tutti. Privati, società come la nostra e anche i grandi gruppi internazionali o le Ota. Questi ultimi, in particolare, hanno tutti i presupposti e le capacità organizzative e gestionali per poterlo fare. Non mi sto riferendo al caso Booking, che è una questione di presunta evasione fiscale, quanto piuttosto al mancato rispetto dell’articolo 4 della legge 96 del giugno 2017.

D: Cioè?
R: Cioè la norma che prevede che l’intermediario che incassa i soldi per affitti brevi inferiori ai 30 giorni faccia da sostituto d’imposta versando per conto del proprietario all’Erario, dalla tassa di soggiorno sino, soprattutto, all’imposta sostitutiva del 21%. Non è poca roba, un margine di possibile trattativa del 21% falsa completamente il mercato a favore di chi evade.

D: Pertanto voi non siete tra coloro – alcune associazioni di agenti immobiliari per esempio – che si lamentano per gli adempimenti burocratici e amministrativi che derivano dalla norma?
R: Per noi non c’è alcun problema a fare da sostituto d’imposta. Si tratta solo di un processo gestionale che, una volta implementato, viaggia praticamente in automatico. Pur essendo agenti con patentino, peraltro, quello che facciamo noi è un po’ diverso dalla normale attività di un’agenzia immobiliare.

D: Ce lo può spiegare?
R: Credo che sia raro il caso in cui un’agenzia immobiliare classica gestisca affitti brevi al di sotto dei 30 giorni, tranne forse alcuni casi in località marittime o di particolare interesse turistico. Mentre per noi è questa l’attività principale. In altre parole, quella che svolgiamo noi è attività di property management piuttosto che di intermediazione immobiliare. In questo senso sarebbe utile definire, anche legalmente, l’attività del property management e del property manager. Il mercato, con un peso sempre più crescente di locazione breve e brevissima e di servizi connessi all’abitare, va in questa direzione.

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