Dominare Genova dal Castello di Capo Santa Chiara

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Castello Turcke, disegnato da Gino Coppedè nel 1903, è una peculiare versione della villa privata di gusto eclettico, dai molteplici richiami storici al castello medioevale fiorentino, nell’architettura e nelle decorazioni. Il castello, visibile dal mare e nascosto alla vista dalla città, si staglia imperioso e inaccessibile sulla scogliera di Capo Santa Chiara a Genova.

“La natura eclettica dell’immobile insieme all’impostazione tradizionale della committenza – precisano Ilaria Cargiolli e Barbara Bacigalupo di Ministudio Architetti che firmano il progetto architettonico, mentre il restauro monumentale è dell’architetto Luca di Donna – sono stati gli elementi di partenza per un progetto di impronta classica ma dalla ricercata leggerezza, con il preciso obiettivo di trovare il giusto equilibrio tra il contesto architettonico importante e la naturalezza della luce che invece pervade gli interni, rendendoli vibranti e mutevoli”.

L’intervento si è confrontato quindi con l’eccezionalità del contesto, andando verso la scelta naturale di un approccio completamente su misura, dove ogni elemento di architettura e la maggior parte degli arredi sono stati disegnati dallo studio nel dettaglio, basandosi su una articolata ricerca dei pregiati materiali impiegati (incluso la selezione di opere pittoriche astratte).

Il tratto distintivo dell’intervento si esplicita proprio attraverso un dialogo tra i materiali preesistenti, concreti, iperdecorativi, massicci, come i mattoni a vista e il travertino, gli infissi e i soffitti disegnati, e quelli nuovi introdotti col progetto, il più possibile luminosi, impalpabili, come i nuovi marmi, le boiserie integrate che nascondono spazi privati e un animo tecnologico, arredi riflettenti e tessuti in velluto che giocano con la luce, modificandosi nell’arco della giornata.

“L’immaginario fiabesco del progetto originale di Coppedè – concludono gli architetti – trova riscontro nella percezione degli spazi interni, distaccati dal caos quotidiano: superato il ponte levatoio di accesso all’ingresso comune, dove sono state riportate alla luce le decorazioni parietali a tempera originali, si accede al vano scala privato che serve l’appartamento oggetto della ristrutturazione e ha interessato anche la torretta, pensata come dépendance su due livelli con ulteriore terrazza soprastante. Le viste verso l’esterno sono straordinarie poiché da qualsiasi punto si vede Genova e il suo mare, sentendosi isolati come in un faro e cullati dallo sciabordio delle onde” (foto Aldo Amoretti).

di Danilo Premoli – Office Observer
Archivio Architettura
 

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