Debito pubblico: la lettera Ue è già arrivata

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Come facilmente pronosticato settimana scorsa, la lettera con richiesta di chiarimenti da parte dell’Ue sull’andamento del debito italiano è regolarmente arrivata. L’Italia ha due giorni di tempo per rispondere. Sia chiaro, non c’è alcuna discriminazione nei confronti del Paese da parte delle autorità comunitarie: è la normale procedura.

Bruxelles chiede al governo se ritiene che ci siano delle giustificazioni oggettive che non hanno permesso all’Italia di ridurre il debito/pil come programmato. Anche in questo caso è la normale procedura: tali aspetti devono infatti essere presi in considerazione quando si valuta se un Paese abbia violato o meno il Patto di stabilità.

A seguito della risposta di chiarimenti che partirà dal ministero dell’Economia direzione Bruxelles, si aprirà una nuova fase del processo verso l’eventuale sanzione per il mancato rispetto dei limiti di deficit/pil nell’ambito degli obiettivi di riduzione del debito pubblico sul lungo periodo.

A risposta spedita, il passo successivo è fissato per il 5 giugno, quando verrà decisa l’adozione del rapporto sul debito da parte dell’Ue, primo passo ufficiale verso l’apertura della procedura di infrazione.

Le procedure comunitarie prevedono che il rapporto sul debito, con l’opinione della Commissione europea, venga discusso da governi a livello tecnico e poi successivamente dai ministri delle Finanze che prenderanno la decisione finale.

Una prima discussione sul caso Italia all’Eurogruppo sarà il 13 giugno in Lussemburgo, poco meno di un mese dopo è prevista la pausa estiva. Difficile quindi che si giunga a una decisione prima dell’autunno, quando in Italia si comincerà a parlare seriamente di Def, che potrebbe essere lo strumento con cui si cercherà di ottenere un ulteriore rinvio delle decisioni europee, in attesa che entri in carica la nuova Commissione europea, frutto dell’ultima tornata elettorale, che avverrà il primo novembre.

I tempi non sono quindi così stringenti, ma nemmeno tanto ampi da lasciare i sonni troppo tranquilli. L’attuale governo, peraltro, si è dimostrato un campione di procrastinazione. Servirà un netto cambio di ritmo.

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