Finora appannati da smog e depositi di polvere o corrosi dagli agenti atmosferici, dettagli sorprendenti della facciata di Palazzo Marino stanno gradualmente emergendo sotto l’azione di pennelli e specilli, spatole e nebulizzatori.
Ne hanno raccontato in Sala Alessi, attraverso documenti e fotografie di cantiere, i protagonisti dell’intervento, in una iniziativa di divulgazione scientifica promossa dal Comune di Milano con Jesurum Leoni Comunicazione di Us-The Future is Now, che sta realizzando l’opera di restauro, e il gruppo Tod’s, che l’ha interamente finanziata. Un ‘affaccio’, anche se virtuale, sotto i teloni dei ponteggi che nascondono la facciata: una narrazione di metà percorso, aperta alla cittadinanza, per illustrare i risultati ottenuti nei primi tre mesi di lavoro e i risvolti sperimentali e innovativi che, terminato il cantiere di piazza Scala il prossimo ottobre, potrebbero trovare applicazione non solo sulle altre facciate dell’edificio ma anche in altri restauri monumentali.
A spiegare i progressi dell’intervento e la sua specificità, per metodi applicati e dimensioni, è stato il team tecnico coordinato da Michele Brunello di Dontstop Architettura e composto dallo studio specializzato in restauri di palazzi di pregio, Andrea Borri Architetti, dal restauratore Paolo Pecorelli, dall’impresa aggiudicataria dei lavori Estia e da Progetto CMR per la gestione delle tematiche di cantiere e sicurezza.
“Nonostante le condizioni meteorologiche avverse di questi mesi abbiano reso più complesso il ciclo delle lavorazioni, il restauro della facciata su piazza della Scala si sta ultimando secondo i programmi iniziali. Dal “Ceppo del Brembo”, la pietra friabile con cui è stata realizzata alla fine dell’Ottocento, sono stati rimossi sia interventi di stucco precedenti, non compatibili con il materiale originario, sia i segni di ammaloramento, evidenti soprattutto in corrispondenza delle lesene e sulle superfici decorate più esposte.
Si è partiti dalla mappatura dello stato di fatto, realizzata con tecnologie come la videoendoscopia, la termografia e il magnetometro, la scansione delle superfici e le analisi chimiche, per arrivare a riparare le parti erose e i punti in cui il ristagno di acqua aveva causato la formazione di colonie di microrganismi e croste nere. La ripulitura sta così mettendo in evidenza i motivi decorativi, con figure allegoriche e simboliche, che caratterizzano i timpani scolpiti sopra le finestre, gli elementi ornamentali delle cornici e il fregio che corre lungo la parte superiore dell’edificio, con scene mitologiche incise in modo dettagliato.
Le superfici nella fase finale del restauro saranno interessate da un trattamento protettivo e diventeranno più resistenti agli attacchi del tempo grazie all’applicazione di silice nanometrica e a speciali micro stuccature.
Tutte le fasi dell’intervento sono state seguite e concordate con la Soprintendenza tramite sopralluoghi in cantiere e la condivisione delle scelte metodologiche del restauro”.