In vista dell’approvazione della prossima Legge di Bilancio, Unioncasa, tramite il proprio presidente Flavio Sanvito, individua tre assi di intervento strategici per una riforma strutturale del settore immobiliare e del lavoro: Piano Casa Nazionale e transizione green, politiche attive del territorio e del lavoro, incentivi edilizi e strumenti fiscali per un mercato più dinamico.
1. Piano Casa Nazionale e Piano Casa Green
Unioncasa ritiene che il nuovo Piano Casa Nazionale debba includere misure concrete anche per la proprietà privata, valorizzando il ruolo dei piccoli proprietari nel garantire stabilità abitativa e rigenerazione del patrimonio edilizio.
La pianificazione dovrà essere coerente con il Piano Casa Green europeo, che impone agli Stati membri interventi di efficientamento energetico in tempi ristretti.
Costruire una riforma significa dare tempo e strumenti ai proprietari – sottolinea il presidente Sanvito – per pianificare gli interventi, evitando l’approccio emergenziale e frettoloso che in passato, come nel caso del superbonus, ha generato distorsioni e incertezze.
L’obiettivo è una riforma pluriennale e programmata, capace di accompagnare i cittadini e non di coglierli impreparati, rispettando le specificità storiche e architettoniche del patrimonio immobiliare italiano, senza mettere in difficoltà chi possiede un immobile energivoro ma di pregio architettonico.
2. Politiche attive del territorio e del lavoro
Unioncasa propone una misura profondamente innovativa, fondata su una politica attiva del territorio e insieme del lavoro, che coniughi rigenerazione urbana e occupazione, senza aggravio per la spesa pubblica.
L’idea è semplice e concreta: trasformare parte delle risorse oggi destinate a sussidi passivi, come NASpI e Reddito di cittadinanza, in incentivi a sostegno dell’impresa, della formazione e della locazione a canone agevolato.
Si tratta di una misura a costo sostitutivo, non aggiuntivo – spiega Sanvito –: invece di erogare un contributo a fondo perduto al disoccupato, si destina la stessa somma a chi utilizza o riqualifica un immobile, crea un’attività imprenditoriale e accetta un canone calmierato. È un modo per passare dall’assistenzialismo alla produttività, generando valore economico e sociale.
In concreto, Unioncasa propone:
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la riconversione incentivata di immobili sfitti o abbandonati, destinandoli a nuove attività artigianali, sociali o abitative;
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l’azzeramento delle imposte sugli affitti per i proprietari che rimettono in uso immobili inutilizzati;
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contributi in conto canone o incentivi diretti a chi partecipa a programmi di rigenerazione territoriale;
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accordi locali tra Comuni, associazioni e imprese per riqualificare quartieri degradati generando occupazione e impresa.
Una simile misura – aggiunge il presidente Unioncasa – potrebbe diventare una vera politica industriale della casa e del territorio, capace di creare lavoro, restituire decoro urbano e ridare valore alla proprietà privata come motore dello sviluppo.
3. Incentivi edilizi, fiscalità e contratti per un mercato più dinamico
Unioncasa accoglie con favore la conferma delle detrazioni del 50% e del 36% per le ristrutturazioni edilizie, ma chiede una razionalizzazione complessiva degli incentivi, che premi la continuità e riduca la frammentazione normativa.
La riforma fiscale del settore immobiliare dovrebbe comprendere anche:
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l’estensione dei contratti a canone concordato agli usi diversi dall’abitativo;
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l’eliminazione dei vincoli temporali anacronistici (come la durata 6+6);
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contratti transitori più flessibili e meno penalizzanti per la proprietà;
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l’abolizione degli oneri di conversione da uso commerciale ad abitativo, qualora sussistano i requisiti igienico-sanitari.
Queste misure favorirebbero la ripresa degli investimenti privati, l’aumento dell’offerta abitativa e una maggiore libertà contrattuale, nel rispetto dell’equilibrio tra diritti e responsabilità.
Unioncasa ribadisce la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni per costruire una politica della casa e del lavoro sostenibile, produttiva e moderna, che sposti il baricentro dalle misure di emergenza a una visione di sviluppo reale e condiviso.