sabato, Maggio 4, 2024

Consumi culturali in ripresa, ma l’inflazione ridisegna la spesa

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Prosegue la ripresa post Covid per i consumi culturali, ma inflazioni e costi pesano sulla spesa degli italiani. 

Il contesto vede la spesa aumentare per alcune tipologie specifiche di attività culturali (ad esempio, +10 euro per acquistare i libri cartacei), ma per il 48% degli italiani gli alti costi sono la principale barriera alle attività culturali.

La stima di spesa media familiare mensile in consumi culturali sale a 83,2 euro, in uno scenario dove la montagna rappresenta un elemento attrattivo e un plus per la fruizione di attività culturali e dove è alto l’interesse per le attività locali, soprattutto per gli under 34.

I principali attrattori culturali in inverno sono castelli, fortezze e ville storiche (scelte dal 48%) seguiti da feste popolari, sagre, mercatini e manifestazioni folkloristiche (dal 47%).

È quanto emerge dal report dell’Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli italiani di Impresa cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, presentato al Castello Reale di Sarre ad Aosta in occasione della nascita del coordinamento territoriale di imprese culturali e creative di Confcommercio Valle d’Aosta, Impresa Cultura Valle d’Aosta.

L’inflazione ridisegna le spese in ottica di risparmio


L’analisi dei consumi culturali degli italiani continua quindi a rilevare aspetti ambivalenti: da una parte si assiste ad un costante recupero post covid, in particolare per quanto riguarda il cinema, teatri ed eventi dal vivo; dall’altra l’aumento del costo della vita dettato dalla forte inflazione porta a ridisegnare alcune spese per la cultura in un’ottica di risparmio.

Rimane stabile sebbene di piccola entità il calo nella fruizione di libri cartacei – si parla di una contrazione del 4% – che rimangono comunque ampiamente preferiti a quelli in formato digitale (il 72% dei lettori preferisce i libri in formato cartaceo contro un 52% che utilizza supporti digitali). I dati evidenziano il recupero per le arti performative e teatrali: il cinema vede aumentare al 29% i consumatori nell’ultimo mese, dato in crescita del 12% rispetto al 2022;  mentre gli spettacoli dal vivo salgono al 16%, con un +5% sul 2022, e il teatro registra una crescita del 5%, raggiungendo l’11%.

Per quanto riguarda la spesa per le attività culturali specifiche si prevede per molte di esse un aumento: +10 euro per l’acquisto dei libri (31 euro a fronte dei 21,4 euro del 2022); +4 euro per andare a teatro (22,6 euro quest’anno contro i 18,6 euro dell’anno precedente); +10,9 euro per i festival culturali (30,8 euro contro i 19,9 euro dell’anno scorso). La stima di spesa familiare media mensile in consumi culturali si attesta a 83,2 euro. Il valore di quest’anno è il più alto delle ultime rilevazioni (nel 2022 era di 58 euro, nel 2021 di 73,5 euro mentre nel 2020 di 50,9 euro). Ciò dipende da due fattori: da una parte l’aumento dei costi dovuti all’inflazione; dall’altra la ripresa del settore culturale post pandemia con l’erogazione di contenuti di maggiore qualità. Gli alti costi, infatti, rappresentano ancora la principale barriera alla partecipazione alle attività culturale per ben il 48% degli intervistati.

Con il rischio di una possibile contrazione dei consumi per il prossimo inverno, si stima che, nell’ambito della spesa per le proprie vacanze, chi intende fruire di servizi e prodotti culturali spenderà in media 136 euro (con un 53% che spenderà meno di 100€ ma un buon 28% che invece pensa di spendere tra i 100 e 200€).

Sebbene i consumatori di prodotti culturali siano pochi, l’interesse per sperimentare nuove attività in futuro è alto: sebbene solo un 23% degli intervistati abbia assistito a una rassegna operistica, vi è un bel 32% che sarebbe interessato a farlo; e se solo un 21% ha assistito ad una rassegna cinematografica, un ampio 44% sarebbe fortemente interessato a poterlo fare.

Flessione per le piattaforme tv in abbonamento

Per quanto riguarda le tendenze di consumo in rapporto ai media, la tv tradizionale detiene la maggiore preferenza con l’89% degli intervistati che la guardano abitualmente per film, telefilm e programmi televisivi. Le piattaforme web in abbonamento vedono una netta inflessione con un forte – 6% rispetto al 2022, dettato probabilmente dagli aumenti degli abbonamenti e la stretta sugli account. Ne beneficiano le piattaforme web ad accesso gratuito, le quali hanno visto un aumento del 3% rispetto al 2022, raggiungendo l’80% delle preferenze

Montagna valore aggiunto per la cultura

 Nell’avvicinarsi della stagione invernale, un occhio particolare è da rivolgersi ai comuni montani e all’offerta culturale che essi racchiudono. La percezione della montagna è omogenea in tutta Italia: infatti, sia per gli abitanti dei comuni montani che per gli altri, montagna significa natura (95%), tradizione (87%), cibo (86%) e sport (83%).

Ma i residenti dei comuni montani si trovano in una situazione di impasse: sebbene l’interesse a fruire di prodotti culturali sia molto alto, l’offerta locale è reputata insufficiente. Se il 32% dei residenti in comuni non montani afferma che la qualità degli spettacoli di prosa sia ottima, solo il 22% dei residenti montani la considera altrettanto. Eppure, proprio all’interno dei comuni montani c’è una maggiore propensione a partecipare alle attività proposte: il 52% dei residenti, ad esempio, parteciperebbe nella propria città o nei dintorni a festival scientifici, il 51% a festival letterari, e il 50% a balletto classico, qualora ve ne fosse l’occasione. La situazione, tuttavia, non è statica: il 41% dei residenti in comuni montani e il 49% di coloro che vi si sono recati negli ultimi due anni hanno percepito un notevole miglioramento dell’offerta culturale.

Due italiani su cinque sono interessati a feste popolari, sagre, mercatini e manifestazioni folkloristiche. Inoltre, le diverse attività culturali proposte sono considerate maggiormente attrattive se fruite in montagna: per il 37% la visita ai castelli, mentre per il 34% le feste popolari. L’ambiente montano rappresenta potenzialmente un importante attrattore culturale: la suggestione di assistere a manifestazioni, dibattiti, concerti in contesti storici e/o ad alto valore naturalistico, attribuisce un significativo valore aggiunto al prodotto culturale che viene veicolato, soprattutto per i giovani under 34: l’85% dei 18-34enni è molto interessato a partecipare a feste popolari, sagre e manifestazioni, il 73% è interessato a soggiornare in strutture abitative tipiche, e il 72% visiterebbe trincee e luoghi della grande guerra.

Ad attrarre principalmente sono castelli, fortezze e ville storiche (scelte dal 48% degli intervistati) seguiti da feste popolari, sagre, mercatini e manifestazioni folkloristiche (dal 47%). Infatti, per più di 1 italiano su 4 la presenza di castelli, feste popolari e musei influenza la scelta delle destinazioni: in particolare, i castelli per il 30% e le feste per il 29%.

“Le persone stanno cambiando il loro modo di vivere la montagna e la cultura è certamente parte di questa nuova percezione. Accogliamo, quindi, con entusiasmo l’avvio di Impresa Cultura Confcommercio Valle D’Aosta, terzo coordinamento territoriale di imprese culturali e creative rappresentate dalla nostra Impresa Cultura Italia”. Lo ha dichiarato Carlo Fontana, presidente di Impresa cultura Italia-Confcommercio, che dal 2018 riunisce le associazioni di imprese che operano nei settori della cultura, dello spettacolo, dell’intrattenimento e della creatività. “I dati di SWG dimostrano che la montagna ha un potenziale attrattivo notevole, soprattutto quando associato ad un’offerta culturale coerente. Nonostante un quadro generale stabile e il recupero di alcuni comparti come quello di cinema e teatri, la scarsa propensione del consumatore ad impegnarsi in costi fissi come abbonamenti, in un contesto di inflazione e incertezza, impone all’offerta di evolvere per raggiungere nuovi pubblici, specialmente tra i giovani, valorizzando quei contesti che, per ricchezza naturale, storia, tradizioni e cultura gastronomica sono unici. Tutti questi elementi” – conclude Fontana – “possono creare una sinergia tra patrimonio culturale e paesaggio che non solo preserva l’identità del territorio, ma ne amplifica oltre i confini la portata e il valore, promuovendone allo stesso tempo lo sviluppo economico e l’attrazione turistica”.

“Pur essendo la più piccola regione d’Italia, la Valle D’Aosta, grazie all’ambiente montano che di per sé diventa scenografia naturale ed alla ricca presenza di castelli, di monumenti e siti storici, quali il Forte di Bard e l’area megalitica, rappresenta un importante attrattore culturale”.  Lo ha dichiarato Chiara Fabbri, presidente di Impresa Cultura Valle D’Aosta. “Location uniche dove poter assistere a manifestazioni, concerti, proiezione di film, la nascita di piccoli festival, ci permettono di credere fortemente che la cultura, inserita anche in questi ambiti, possa essere un grande motore di sviluppo economico per i territori, per valorizzarli, per rendere sempre più partecipi gli abitanti stessi. La maggiore diffusione e accessibilità della cultura, la fruizione dei beni e delle attività culturali sono dunque gli obiettivi primari che Impresa Cultura Valle d’Aosta si pone di raggiungere, grazie alla collaborazione di un team che ricopre ruoli in diversi contesti ed al costante supporto di Confcommercio. Impresa Cultura Valle D’Aosta – conclude Fabbri – s’impegnerà, attraverso programmi di formazione, organizzazione di convegni ed iniziative culturali,  a dare un significativo valore aggiunto per la scelta della destinazione Valle d’Aosta in cui fare escursioni e vacanze, soprattutto rivolte ai giovani e s’impegnerà  in particolare modo al fine di creare eventi e manifestazioni rivolte ad turismo accessibile  ed inclusivo”.

 

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