Carenza di alloggi a Torino, Fiaip-Ape: “Ci sono 1.700 alloggi pubblici vuoti, si cominci da lì”

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Ci sono 1.700 alloggi pubblici vuoti, si cominci da lì: questa la posizione che emerge da Fiaip Torino e Ape-Confedilizia Torino sul tema della casa in città. “La proprietà privata è frutto di sacrifici e rinunce da parte delle famiglie: il proprietario deve poter godere e disporre della sua casa come preferisce, nei tempi e nei modi che ritiene più opportuni”, afferma Claudia Gallipoli, presidente di Fiaip Torino.

Fiaip Torino e Ape concordano che colpire i privati per sopperire alle carenze dell’edilizia pubblica è una strada sbagliata, il privato non può e non deve sostituirsi al pubblico per risolvere la mancanza di case popolari. I cittadini contribuiscono all’equità sociale attraverso un sistema di tassazione che, a Torino, è tra i più pesanti d’Italia. Basta fare due conti: tra Imu e cedolare secca, circa il 40% del canone annuo va all’Erario.

Anche in caso di inquilino moroso, il fisco non fa sconti: “La tassazione è dovuta anche se l’inquilino non paga – sottolinea Annarosa Penna, presidente di Ape-Confedilizia Torino -. E le spese condominiali, anche in presenza di morosità, ricadono legalmente sempre sul proprietario. È un sistema che penalizza chi affitta e, di fatto, scoraggia il mercato delle locazioni tradizionali”.

Dati alla mano, il profilo del proprietario immobiliare non è quello del grande investitore o di società immobiliari, ma del risparmiatore. Sono i dati Omi a dirlo: nel 2024  precisa la presidente Fiaip – il 94% delle compravendite a Torino è stato effettuato da persone fisiche e nel primo trimestre del 2025 la percentuale è salita al 96%. Inoltre, il 74% ha acquistato la prima casa. È evidente che si sta parlando di piccoli risparmiatori, di famiglie, non di speculatori.

Fiaip e Ape-Confedilizia Torino invitano quindi a un cambio di prospettiva: “Il Comune potrebbe applicare il criterio degli immobili in stato di ingiustificato abbandono” per fare una ricognizione del patrimonio abitativo pubblico non utilizzato, anche attraverso accordi con il demanio per la riconversione di immobili oggi vuoti. Ci sono 1.700 alloggi pubblici, comunali e regionali, vuoti. Si cominci da qui”.

“Puntare il dito contro i proprietari crea un clima punitivo – sottolineano le due associazioni. “Imporre sanzioni o ipotizzare requisizioni degli immobili privati come “vuoti a rendere” è un sistema che colpisce cittadini onesti, che già pagano il dovuto. Chi rinuncia ad affittare lo fa per mancanza di tutele, per paura di non rientrare in possesso dell’immobile o dover affrontare lunghe e costose cause legali che non coprono i danni subiti”.

Per sbloccare la situazione, servono garanzie. Un possibile modello, secondo le associazioni, arriva dalla Spagna: “A Barcellona – spiega Fiaip Torino – il Comune si è messo dalla parte dei cittadini, anche dei proprietari. Ha capito il motivo della ritrosia ad affittare e ha dato delle garanzie ai piccoli proprietari: a chi affitta a canone concordato, viene garantito il pagamento del canone anche in caso di morosità dell’inquilino, compresi eventuali altri insoluti. Un patto tra cittadino e istituzioni, non una contrapposizione”.

Infine, il problema della mancanza di alloggi in affitto ha una radice normativa. “Le attuali leggi sulle locazioni, come la 431/98 e la 392/78, non rispondono più alle esigenze del mercato e alle sue dinamiche. Servono norme più flessibili: eliminare le durate fisse, rendere esecutivi i contratti registrati per liberare la casa in tempi ragionevoli e renderla nuovamente disponibile sul mercato. Ed estendere la cedolare secca a tutte le tipologie, per sostenere il commercio di vicinato.
Occorre una riforma complessiva della legge sulle locazioni per rimettere in moto il mercato e tutelare davvero proprietari e inquilini”.

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