Lo Smart Working piace ai lavoratori italiani, anche se da parte di alcuni (forse troppi) persistono remore culturali contro una totale adesione a questo nuovo ed efficiente modello di gestione del lavoro.
Stando all’ultima edizione del Randstad Workmonitor, un’indagine trimestrale sul mondo del lavoro realizzata da Randstad, uno dei primi operatori mondiali nei servizi per le risorse umane, le iniziative di lavoro smart raccolgono grandi apprezzamenti da parte di chi le ha provate. Allo stesso tempo, però, emerge la naturale resistenza al cambiamento, tenendo molte persone legate alla modalità di lavoro tradizionale.
Non a caso uno dei tasti su cui i responsabili delle risorse umane battono con più frequenza ed energia in tema di cambiamento dei paradigmi di gestione del personale con la diffusione dello smart working (si veda articolo di apertura) è quello culturale.
Secondo Randstad, comunque, oltre 8 dipendenti su 10 apprezzano lo Smart Working in quanto ri- tengono che migliori la creatività, la produttività e la soddisfazione sul posto di lavoro, mantenendo un buon equilibrio fra lavoro e vita privata. Quasi un italiano su due ha già sperimentato forme di lavoro agile e il 43% dichiara di trovarsi in una fase di transizione verso le nuove pratiche.